Biblioteche delle donne, lo scrittore Caminiti racconta il fondo “Paola Albanese”


Le biblioteche tracciano percorsi. Percorsi storici o itinerari di lettura. In una biblioteca di un piccolo paese è stata da alcuni anni istituita una raccolta dedicata alle donne, al “genere femminile” e alle scrittrici. Artefice di un progetto dal valore inestimabile (oggettivo e affettivo) è Lanfranco Caminiti, giornalista, saggista, intellettuale e scrittore siciliano che ha istituito un fondo librario in memoria di una grande e attenta lettrice, orientato verso le donne.

Abbiamo conosciuto Paola Albanese nell’ultimo romanzo di Caminiti, “Senza”, pubblicato da minimum fax nel 2021: diario di un’assenza, di una perdita dolorosa e racconto di un amore, di una passione comune per la lettura e dell’impegno sociale come regola di vita. Oggi, di Paola (e Lanfranco) abbiamo tutti un lascito concreto: il fondo “di genere” presso la Biblioteca di Nicotera.

Lanfranco, tu hai deciso di donare i libri di Paola. Perché?
Paola era una lettrice infaticabile. Anche quando andavamo per qualche giorno in vacanza, portava sempre con sé un libro. Leggeva in metro, in bus, in treno. Io, poi, trovai una statistica secondo cui sono proprio le donne, peraltro vero nocciolo duro dei lettori italiani, per lo più, a leggere in questi “momenti”. Soprattutto Paola era una “promotrice” di lettura. Qualsiasi libro avesse colpito la sua sensibilità, la sua immaginazione, si dava da fare per suggerirlo alle sue amiche, ai suoi amici. A me per primo: ho scoperto autori che ho poi amato e mai più abbandonato, proprio grazie a lei.

Spesso, prestava proprio il libro di cui parlava, che poi non rientrava mai, era un regalo, un dono. Quando eravamo ancora a Roma, si era molto interessata ai primi tentativi del bookcrossing. Penso che intendesse la lettura come un fatto non solo privato, e quindi i libri come un possesso, una proprietà, ma come un gesto “pubblico”, attraverso la condivisione. E che un libro continua a vivere nelle parole che i lettori si scambiano intorno a quelle dell’autore. È venuta da queste considerazioni, la mia decisione.

Come è nato il progetto di istituire un fondo per una biblioteca?
Perché un fondo librario mi dava l’idea di qualcosa che “restava”, un segno tangibile del passaggio di una persona, di un rapporto con il territorio e del rapporto di quell’istituzione con il territorio in cui è presente. Di qualcosa di organizzato, a cui presiede una scelta, e non una occasionalità. Quando costituimmo l’associazione “amici del Fondo librario Paola Albanese” l’intenzione era proprio quella: dare continuità, con una serie di eventi e iniziative, al fondo, valorizzarlo. Insomma, non considerare “compiuti”, con la donazione, la volontà e il desiderio di ricordare Paola, e di lasciarne una traccia che non fosse soltanto l’affettuoso ricordo dei suoi amici.

Qual è il criterio secondo il quale i libri entrano a far parte del fondo?
Sapevamo che non avremmo mai raggiunto numeri enormi (adesso, i libri del fondo sono poco più di un migliaio) e quindi occorreva individuare un criterio che lo caratterizzasse, lo valorizzasse e fosse da guida per le donazioni. E così abbiamo pensato che farne una piccola biblioteca di “genere” fosse una scelta giusta, anche per l’impegno dalla parte delle donne che Paola aveva sempre manifestato. In paese, tra le ultime sue iniziative, aveva organizzato un piccolo cineforum che proiettava film di registe o con storie di donne; una piccola mostra contro l’uso del corpo delle donne nei messaggi pubblicitari e commerciali; una “scuola di italiano” per donne migranti – che organizzò proprio nei locali della biblioteca. Perciò, i libri sono soprattutto di autrici – non importa che siano romanzi, saggi, gialli, raccolte poetiche o trattati sociologici. Ma naturalmente comprendono anche libri di autori che hanno al centro figure femminili (per capirci: il Tolstoj di Anna Karenina o il Flaubert di Madame Bovary) o riguardano questioni di genere.

Secondo te qual è l’importanza di avere un fondo dedicato alle donne in un territorio del Sud?
Un’importanza enorme, intanto di consapevolezza a mezzo la letteratura: nei concorsi tra le scuole che facevamo, legati a questa iniziativa, partecipavano anche i ragazzi, ovviamente, e quel “contatto” con la scrittura femminile produceva pensieri virtuosi, che io spero duraturi. E poi la storia delle donne al Sud, in Calabria, soprattutto dal dopoguerra, è una storia straordinaria di emancipazione – nella lotta per la distribuzione delle terre, nella battaglia delle raccoglitrici di olive per gli asili-nido (la prima legge in merito fu presentata in parlamento proprio grazie alle lotte nella piana di Polistena, Gioia Tauro), negli scioperi delle gelsominaie della jonica per l’adeguamento dei salari, nella partecipazione all’attività politica e pubblica, nei referendum per il divorzio e l’aborto che qui videro una presenza significativa e massiccia. È un patrimonio civile, culturale di storia, e anche di narrazioni. Conservare la memoria, tenerla viva. Ma credo che questo sia un buon motivo perché biblioteche delle donne nascano e crescano ovunque.

Come funziona, praticamente? Tu aggiungi via via i volumi, la biblioteca li prende in carico e li mette a disposizione degli utenti?
Una o due volte l’anno – dipende dalla quantità di libri che sono riuscito a raggranellare – aggiungo qualche decina di libri. Li catalogo prima io, perché negli anni che abbiamo fatto iniziative stampavo anche un piccolo catalogo cartaceo, che veniva distribuito gratuitamente in un qualche evento ed era poi a disposizione degli utenti. Adesso, mi limito solo ad aggiornarne l’edizione virtuale, che va su una pagina di un sito web dedicato al fondo. Poi, li porto alla biblioteca comunale che li cataloga “ufficialmente”, e quindi i libri sono individuabili dal Sistema Bibliotecario Vibonese, che peraltro funziona benissimo, e, ovviamente, nell’Opac SBN nazionale. Poi, i libri vengono sistemati in teche e scaffali dedicati al fondo.

Perché hai scelto la piccola Biblioteca di Nicotera?
Nicotera (provincia di Vibo Valentia) – che è il paese di nascita di Paola – era il luogo che avevamo immaginato per il nostro buen retiro, quando Paola lasciò l’insegnamento e io potevo svolgere la mia attività di scrivente ovunque. Qui Paola aveva le sue radici, molti dei suoi affetti familiari, qui avevamo vissuto per periodi della nostra vita, e qui, banalmente, era l’unico luogo dove potevamo finalmente pensare di avere una casa, che era poi la casa dove Paola era nata, e quindi piena dei suoi ricordi. Ma è anche un luogo di mare, e Paola amava il mare.

Le cose, purtroppo, sono andate diversamente. Le piccole biblioteche comunali di paese vanno purtroppo dismettendosi ovunque; di soldi ne arrivano sempre meno ai comuni e le priorità di spesa sono altre che quella di comprare libri e rinnovare il “parco librario”. In più, c’è anche il fatto che il personale si va riducendo sempre più – dato che i vecchi impiegati vanno in pensione e, ancora per via delle spese, non sempre vengono rimpiazzati. Eppure, una volta i Comuni compravano libri e c’erano i bibliotecari – e quindi nelle piccole biblioteche comunali si trovano piccoli tesori. La nostra speranza era che con le iniziative legate al Fondo si sarebbe potuta rivitalizzarne l’attività, che io definirei “storica”, per quel ruolo di promozione della lettura che queste piccole biblioteche hanno avuto nel vincere l’analfabetismo, nell’avvicinare ai libri, ai sogni, alla fantasia, in territori un po’ abbandonati, come in Calabria. Oggi si legge sempre meno, e siamo passati così, nel volgere di pochissimi decenni, dall’analfabetismo allo scarso interesse per i libri. Dovremmo fare per le piccole biblioteche comunali come dei presidi, come ha fatto negli anni Slow Food per salvare e promuovere questa o quella piccola produzione agro-alimentare di eccellenza.

Ti è capitato, dopo, di acquistare libri pensando che sarebbero piaciuti a Paola (ho letto che non sempre vi trovavate d’accordo) o pensando al fondo?Mi è capitato di acquistare libri di autori che amava, che sono stati pubblicati dopo, e che ho comprato anche con l’intento di commentare con lei qualche rigo, qualche pagina. Munro, Atwood, Lahiri, Murakami, Yoshimoto, per fare qualche nome. Questa è una cosa che non ho mai smesso di fare. Però, per stare sul sicuro, sono solo i libri di autori che piacevano a lei, i suoi livres de chevet, non sempre le mie letture la entusiasmavano. E poi, credo che lei porti fortuna: le misi tra le mani l’ultimo libro della Munro, perché si distraesse nel suo ultimo viaggio, e quell’anno Munro vinse il Nobel. Perciò.

L’iniziativa è aperta, tutti possono donare libri; vuoi dare qualche informazione pratica?
È sufficiente provare a contattarmi – su Facebook dove ho un mio profilo – e spiegherò come fare. Bastano anche piccole donazioni, cinque-sei libri: non è necessario che siano libri nuovi, possono essere libri usati, che stanno nei propri scaffali, o che si trovano nelle bancarelle bouquinistes di qualche città. I criteri li ho già indicati. E non è necessario trovare il libro “particolare”: se ci sono dei doppioni, è normale per una biblioteca. C’è la piccola “fatica” di confezionare il pacchetto e di andare alle poste per spedirlo e la spesa della spedizione. Io sono sempre sorpreso dalla generosità del gesto delle donazioni; forse perché io, che sono un accumulatore seriale, e terrei anche tutti i bugiardini dei farmaci e le promozioni degli sconti del prossimo mese al supermercato, dopo averli compulsati, e quindi ho un atteggiamento “possessivo” verso ciò che è scritto, non ne sarei capace.

Dove si può trovare il catalogo completo dei libri presenti nel fondo? Anche solo per avere una mappa di letture “al femminile”
Basta cercare on line “Fondo librario Paola Albanese” oppure visitare il sito fondolibrariopaolaalbanese.wordpress.com/. Fra i materiali che illustrano il progetto e la storia del fondo, si trova anche il Catalogo completo e aggiornato (fondolibrariopaolaalbanese.files.wordpress.com/2023/03/impaginato_catalogo_2023.pdf).

Qual è, ad oggi, il libro più richiesto?
Ci sono due autrici a pari merito, ex aequo, se così si può dire: una è Maria Rosa Cutrufelli, che non solo è una straordinaria scrittrice che ha raccontato attraverso biografie femminili la nostra stessa storia dell’Ottocento e del Novecento, ma ha fatto della scrittura creativa al femminile un tassello di emancipazione, di testimonianza, di lotta; l’altra è Doris Lessing, premio Nobel per la letteratura del 2007.

Si possono richiedere i libri in prestito anche da fuori Nicotera?
Certo. Anzi, ricordo di una studentessa della Jonica calabrese (noi siamo sul Tirreno) che faceva una tesi di laurea sul femminismo degli anni Settanta e trovò nel nostro piccolo fondo un libro che non riusciva a reperire altrove; lo chiese, per mezzo del prestito interbibliotecario, lo ottenne e poi lo restituì. Credo che la cosa più opportuna sia consultare il catalogo e se si trova un libro che interessa cercare poi sul sistema nazionale dell’OPAC, dove per ogni libro sono indicate le biblioteche che lo posseggono.

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