Autismo, la rivoluzione è passare da inclusione a convivenza

“Giulia mi ha insegnato a stare bene da sola, che il silenzio non è vuoto ma è pieno. Giulia mi ha insegnato la pazienza”. Sono le parole di Roberta Salvaderi, mamma di una bambina di dieci anni, autistica. Da quando ha avuto la diagnosi, a tre anni, frequenta la Fondazione Renato Piatti di Milano che dal 2013, in sinergia con la Fondazione Gaetano e Mafalda Luce, si prende cura ogni anno di quasi 300 adulti e circa 400 bambini e delle loro famiglie.

Autismo, un fenomeno in crescita

Oggi l’obiettivo è riuscire a prendere in carico ancora più bambini nei tre Centri terapeutici-riabilitativi semiresidenziali (Ctrs) dedicati all’età evolutiva di Milano, Varese e Besozzo. Un impegno che parte da un dato del ministero della Salute: ogni anno in Italia si registrano circa 5mila nuovi casi di autismo, in media 14 al giorno, e i tempi di attesa per accedere ai percorsi di cura sono mediamente di 24 mesi. “In età evolutiva, negli ultimi dieci anni gli utenti con disturbi neuropsichici seguiti nelle Unità operative di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza sono raddoppiati, con un aumento medio del 5-6% all’anno.

La diagnosi precoce

“All’interno di questo trend l’aumento percentuale delle persone con disturbi dello spettro autistico è decisamente più elevato della media, arrivando addirittura a un aumento del 21% annuo”, sottolinea Giorgio Seragni, responsabile scientifico del dipartimento dell’età evolutiva della Fondazione.

“In tutti i nostri centri per minori osserviamo un aumento del numero di bambini e famiglie in lista d’attesa dei servizi riabilitativi per i disturbi dello spettro autistico – conferma il presidente di Fondazione Piatti e di Anffas Lombardia, Emilio Rota –. Per questo il nostro impegno è volto ad offrire risposte sempre più adeguate che diano supporto alle famiglie e ai bambini fragili aumentando nella comunità la consapevolezza che l’autismo è un disturbo presente in modo sempre più pervasivo per cui è possibile fare molto solo se l’intervento riabilitativo è competente, precoce e continuativo nel tempo”.

Un fenomeno sociale

“La diagnosi precoce per noi è stata fondamentale, così come un percorso studiato ad hoc sulle specifiche necessità di Giulia”, racconta ancora Roberta Salvaderi. “Con l’intervento tempestivo in Fondazione, mia figlia ha trovato il suo equilibrio e ho preso consapevolezza del fatto che la mia bimba non era neurotipica, ma che andava bene lo stesso”.

I numeri citati sopra descrivono un fenomeno che non si può chiudere tra le pareti di casa ma che richiede un approccio diverso perché ha dimensioni che interessano la società intera.

“La pandemia mi ha aiutato a mettere a fuoco un obiettivo: la divulgazione e la formazione. Dal lavoro di questi anni è nato autlab.it, una piattaforma rivolta ai docenti che eroga gratuitamente formazione perché gli insegnanti possano avere strumenti con cui rispondere alle esigenze di alunne e alunni autistici. Al momento gli iscritti sono 6mila”.

Da inclusione a convivenza

“Il prossimo step sarà una piattaforma dedicata alle famiglie”, prosegue Roberta.
Chi guarda il mondo della neurodivergenza dall’esterno vede tante iniziative ma una scarsa tendenza a fare sistema, perché? Credo sia un tema che riguarda il terzo settore in generale: bisogna imparare a lavorare come in azienda, lodevoli iniziative di generosità servono a poco se non sono sostenute da pianificazione, competenze, obiettivi verificabili”.

A maggio di quest’anno Roberta Salvaderi ha lanciato la fondazione “Tra terra e luna” che ha l’obiettivo di sviluppare progetti per il mondo della scuola, del lavoro e per la società. “La vera sfida è passare dal concetto di inclusione a quello di convivenza”, conclude. Tutte le informazioni su traterraeluna.com

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