Adolescenti, bando da 30 milioni per il benessere psicologico

Gli adulti non capiscono i ragazzi? Lo pensa un adolescente su due. E il 65% dei genitori contesta ai figli la dipendenza da internet. A confermarlo ci sono i dati raccolti dall’Istituto Demopolis, per l’impresa sociale Con i Bambini. Risultati che non sorprendono, essendo il conflitto generazionale tipico del rapporto tra età adulta e adolescenza, ma che potrebbero essere stati accentuati dai disagi emersi nella nostra società postpandemica.

Gli adulti non capiscono i ragazzi?

“Gli adulti non capiscono i ragazzi”. Lo pensa il 54% degli adolescenti e il 45% dei genitori. Secondo questi ultimi, la distrazione sembra essere il maggior ostacolo al rapporto tra generazioni: più di un adulto su due si rimprovera di essere distratto (52%). Eppure dall’altra parte gli adolescenti accusano un altro tipo di colpo, rimproverando agli adulti di non mettersi mai in discussione (38%), di fare troppi paragoni con un passato irriproducibile (37%), di dare troppa importanza ai voti scolastici (33%), e su quest’ultimo punto rimandiamo alla discussione sull’utilità del registro elettronico, ricordando che la scuola non è solo un contenitore di materie, ma è anche scuola di gestione del fallimento, del successo, della comunicazione con i genitori.

Dove comincia lo scollamento generazionale

Al di là dell’ambito scuola, va annotato che lo scollamento generazionale si fa ancora più evidente parlando di passioni, desideri e sentimenti: il 37% degli adolescenti non si sente compreso, mentre gli adulti coltivano una grande illusione in merito. Il 22%  sa di non comprendere i desideri e le passioni dei giovani, e il 17% di non comprenderne i sentimenti.

Sarà che pressoché da sempre gli adulti tendono a sottovalutare queste sfere della vita di un giovane. Forse perché con la maturità anagrafica subentrano altri tipi di preoccupazioni, dato che l’allarme più alto per gli adulti (69%) è relativo all’incertezza sul futuro lavorativo dei ragazzi e la difficoltà a scegliere il percorso di studio e professionale.

Eppure, per i giovani, lavoro e carriera vengono solo al quinto e sesto posto tra le cose importanti della vita, dopo la famiglia, l’amicizia, le passioni e l’amore. Solo l’8% considera importante la fama, mentre il 39% preferisce dare valore a impegno sociale, aiuto al prossimo e volontariato.

Fa più rumore un albero che cade

Le ragioni di molte incomprensioni sono solo all’apparenza contingenti: di certo, è una faccenda di periodo storico (troppo diverso l’attuale da quello in cui i genitori furono adolescenti); di certo, la variabile “internet e social” è misteriosa per i non nativi digitali e allarga le distanze di pensiero tra le generazioni; di certo il tam tam che sul web fa emergere storie poco edificanti sul rapporto tra giovani e internet non aiuta gli adulti a dare la giusta prospettiva all’universo valoriale delle nuove generazioni.

Se uno dei rimproveri che si fa di più agli adolescenti è la dipendenza da internet (la segnala il 65% degli adulti), e se dall’altra parte abbiamo degli adulti che si rimproverano la distrazione più che l’incapacità di mettersi in discussione, allora forse abbiamo il solito problema del dito e della luna. Perché è inutile e controproducente dire che ai nostri ragazzi e ragazze che usano troppo il telefono, se poi è quello che noi stessi facciamo.

Vale la pena, quindi, prima di accusare i giovani di avere un problema di dipendenza chiederci quante volte ci hanno visto usare lo smartphone durante i pasti, quante mail urgenti abbiamo dovuto inviare in loro presenza, quanti messaggi abbiamo dovuto leggere mentre cercavano di parlarci, quante volte già da bambini abbiamo usato lo strumento digitale per farli stare buoni e, di fatto, cominciare a insegnare loro la distrazione. Vero è che il lavoro da casa e l’iperreperibilità cui siamo costretti dagli smartphone, non aiuta a distinguere in modo sano gli spazi e i tempi.

I tempi che, per l’appunto, sono cambiati, e gli adulti hanno la responsabilità di comprenderlo. È in questo presente che i ragazzi e le ragazze stanno costruendo il proprio stare al mondo, mostrando peraltro un certo ottimismo che agli adulti sembra mancare. Se infatti il 65% dei genitori è pessimista tout court sul futuro degli adolescenti e si dichiara prevalentemente inadeguato per far fronte al disagio crescente dei ragazzi (48%), dall’altra parte il 53% dei giovani si ritiene ottimista. A dimostrazione che restare zavorrati a un passato che non c’è più non aiuta ad andare verso il futuro.

Bando da 30 milioni per il benessere psicologico

“La risposta va costruita con ogni cura da tutta la comunità educante, con un’azione di competente prossimità e sostenendo un nuovo protagonismo dei ragazzi, che comunque mostrano ottimismo”, spiega Marco Rossi-Doria presidente di Con i Bambini.

L’attenzione alle sofferenze, ai rischi, alle attese che sono emersi da queste indagini e l’ascolto diretto dei ragazzi e delle ragazze stessi, è anche alla base del nuovo bando dedicato al benessere psicologico e sociale degli adolescenti. Il bando mette a disposizione 30 milioni di euro nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile ed è rivolto agli enti del terzo settore, con l’obiettivo di promuovere progetti a sostegno di ragazze e ragazzi in condizioni di disagio, con un’azione preventiva e di cura.

Puntare l’attenzione sul benessere psicologico di bambini e adolescenti, in modi integrati e sistemici, può essere fondamentale in un momento in cui oltre un terzo dei genitori (36%) dichiara di aver notato la tendenza dei figli ad evitare con scuse la scuola, le uscite o altre occasioni di socialità, con un effettivo incremento di ansie e depressioni, soprattutto in contesti di marginalità sociale. L’approccio – e la sfida – consiste nella sperimentazione di modelli di intervento per la prevenzione e la cura della salute psicologica di ragazze e ragazzi. Per partecipare al bando, c’è tempo fino al 20 settembre 2023.

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Nota metodologica sulle indagini.
La prima rilevazione (La prospettiva degli under 18) è stata effettuata dal 9 al 30 maggio su un campione nazionale di 1.080 giovani intervistati di età compresa tra i 14 e i 17 anni.
La seconda indagine demoscopica (Gli adolescenti italiani nello sguardo degli adulti) è stata condotta, dal 24 al 31 maggio 2023 su un campione nazionale stratificato di 2.820 intervistati, statisticamente rappresentativo dell’universo della popolazione italiana maggiorenne.)

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