Dimmi come dormi e ti dirò come stai

Una vertiginosa lucidità che riuscirebbe a trasformare il Paradiso stesso in luogo di tortura.” Così Emil Cioran, filosofo romeno naturalizzato francese, descrive l’insonnia. Uno stato di cui soffrì per gran parte della sua vita. L’impatto della carenza di sonno sul benessere psicofisico è evidente a chiunque si sia trovato, almeno una volta, a non chiudere occhio per più di ventiquattro ore. Un conto è farlo per scelta, un conto è non avere scelta.

Senza necessariamente arrivare all’insonnia, il sonno si rivela disturbato e scostante per molte persone. In Italia, quasi una su tre dorme meno di 7 ore per notte e una su sette riferisce di avere una qualità del sonno che non ritiene soddisfacente.
Secondo la ricerca “Lost in Italy”, negli ultimi anni sono aumentati di oltre il 128% i casi di scarsa qualità del riposo. Tra le varie manifestazioni che questa assume, la difficoltà ad addormentarsi sembra essere quella più diffusa: nel nostro paese colpisce più di una persona su due. Quali sono le principali ragioni psicologiche che ne stanno alla base?

Sovraccarico mentale

A chi non è mai successo di sdraiarsi a letto e non riuscire a fermare i pensieri? Un’esperienza talmente comune da sembrare normale. In un mondo digitale, complesso e pieni di input come quello in cui viviamo, il nostro cervello è bombardato costantemente da informazioni e stimoli.
Una volta che si appoggia la testa sul cuscino, è comune che nella propria testa si attivi un palinsesto fatto di rimuginii, congetture e preoccupazioni intrusive. Un meccanismo di regolazione emotiva che se diventa invasivo, perde la sua funzione e finisce per impattare negativamente sulla qualità del proprio sonno. Ecco perché è importante evitare l’esposizione a schermi e notizie nelle ore che precedono l’andare a dormire.

Il lavoro e lo stress ad esso correlato

In Italia, una persona su due soffre di ansia e insonnia legate al lavoro. Un dato che evidenzia lo stretto legame tra la qualità della propria attività lavorativa e quella delle ore di riposo notturno. Il rapporto tra lavoro e sonno è sfaccettato. Da un lato, alti livelli di stress ad esso correlato impattano negativamente sulle ore dormite, dall’altro, una quantità insufficiente di sonno grava sulla performance lavorativa. Un legame bidirezionale che rischia di arrivare un loop da cui diventa difficile uscire. Meno si dorme, più si è esposti ai vissuti stressanti. Maggiormente si è stressati, meno si dorme. Questo avviene perché lo stress attiva dei meccanismi ormonali che interferiscono con l’azione della melatonina, l’ormone da cui dipende la regolazione sonno-veglia.

Stile di vita

Una recente ricerca evidenzia che nell’80% dei casi è lo stile di vita a impattare negativamente sulla qualità del sonno di bambini e adolescenti. In particolare: dieta non bilanciata, esposizione eccessiva a device digitali – specialmente nelle ore serali – insufficiente attività fisica. Tre elementi riscontrabili anche nella quotidianità di molti adulti. Il modo in cui si tratta il proprio corpo e la propria mente nelle ore di veglia, gioca infatti un ruolo fondamentale nel proprio riposo. Un’ulteriore evidenza di quanto il nostro organismo sia un sistema complesso che, come tale, necessita di un’attenzione e una cura a 360 gradi.

Al di là di quadri legati a patologie – per i quali si necessita di percorsi dedicati – il primo passo per migliorare la qualità del proprio riposo è riflettere sul rapporto che si ha con esso. Quanto ci si prende cura di quanto e di come si dorme? Quanto si investe per migliorare questi aspetti ? Farlo, significa porre attenzione a sé. Perché, per citare nuovamente Cioran: “Chiunque si salva con il sonno”.

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