Leadership, stare bene per far lavorare bene

La Banca d’Inghilterra offre supporto psicologico al personale sin dagli anni 70. Quella anglosassone è senz’altro una cultura più sensibile e aperta alla dimensione mentale della nostra, ma oggi anche in Italia è opinione diffusa quanto sia essenziale promuovere il benessere psicologico a lavoro. È servita una pandemia globale, ma ce l’abbiamo fatta.

In azienda c’è uno specifico target che è attualmente nell’occhio del ciclone: i manager. Compressi tra le pressioni di gestire un team, generare lavoro, mantenere un equilibrio nella propria vita privata, si ritrovano ad essere la fascia di popolazione organizzativa più sofferente. Soprattutto perché tutto questo avviene in un contesto sempre più complesso e incerto.

Non è dunque un caso se i dati 2022 dell’Osservatorio di Mindwork-BVA Doxa sul benessere psicologico nelle aziende italiane ci dicono che il 63% dei dirigenti sperimenta livelli di stress elevati. Come evidenzia Gallup, inoltre, negli ultimi anni i manager hanno riportato livelli di burnout più alti rispetto ai propri collaboratori.

Uno scenario a cui prestare attenzione, dal momento che se una persona non sta bene, è impossibile che sia in grado di far star bene e, soprattutto, far lavorare bene il proprio team. Sì, perché oggi al management viene chiesto di promuovere e favorire il benessere dei propri collaboratori. Elemento che in passato non ricopriva la stessa importanza. “Siamo qui per lavorare”, vi ricorda qualcosa?

Ecco allora che alle richieste che gravano sui responsabili si aggiunge quella di prendersi cura della dimensione più umana delle proprie persone. Un impegno spesso gravoso, soprattutto se non si hanno le conoscenze e gli strumenti per farlo. Perché no, per essere manager non deve essere richiesto di essere “un po’ psicologi”.
Un aspetto che spesso emerge nel dialogo con loro è proprio la necessità di capire il limite. Fin dove devo intervenire? Quando è opportuno indirizzare la persona a uno specialista? Come faccio a tutelarmi dal peso emotivo di chi mi prende per suo confidente?

Tutte domande che nel tempo mi sono state fatte e che mettono in luce la difficoltà, per manager e responsabili, di gestire il materiale umano incandescente che hanno tra le mani. Per coltivare il senso del limite è essenziale prima ancora conoscersi. E prendersi cura di sé. Perché non è possibile accogliere richieste dall’esterno – soprattutto se di tipo emotivo – se non si ha più spazio a disposizione. Il rischio di sovraccarico, stress e burnout, è dietro l’angolo. È dunque necessario liberare spazio prima e definire confini poi. E per farlo è essenziale prendersi cura di sé. Giorno dopo giorno.

Diventa pertanto non solo necessario ma anche strategico che l’azienda investa in servizi rivolti al management: supporto psicologico, formazione, sensibilizzazione. Iniziative che possono garantire gli strumenti utili a mettere in pratica una leadership a misura di benessere psicologico. Che prima ancora di essere rivolta all’esterno, sia una self-leadership. Perché essere consapevoli di sé e prendersi cura della propria dimensione mentale è il primo passo per essere efficaci nel proprio ruolo.

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