Il tratto leggero e rasserenante dell’arte come medicina per curare l’anima e il corpo schiacciati dal peso della violenza. A tutte le donne “spezzate” hanno pensato i 50 artisti che si sono dati appuntamento il 25 marzo dalle 14 alle 17 a Piazza Madonna di Loreto a Roma.
Una presenza silenziosa per lasciar parlare le loro opere di arte contemporanea, dedicate alle vittime della violenza di genere. La kermesse dal titolo “Dal buio alla luce” vuole strappare dal cono d’ombra le donne in fuga dal loro passato e accendere un faro sul tema del maltrattamento e dei femminicidi. Un obiettivo importante che ha convinto pittori e scultori, romani e non, a superare l’individualismo tipico della categoria, come spiega Licia Galizia una delle organizzatrici.
«Non è frequente che il mondo dell’arte si mobiliti, l’aggregazione su alcuni tempi è più facile nel mondo del cinema o tra gli intellettuali. Questa volta però abbiamo fatto uno sforzo, perché ne vale va la pena. L’idea ci è venuta seguendo un convegno organizzato dal centro antiviolenza “Centrailsogno” – spiega l’artista – in quell’occasione abbiamo ascoltato la storia di una ragazza costretta dal compagno, conosciuto sui social, a tatuarsi sul viso il nome di lui, poi le facce di Joker e Goldie. E anche un, immancabile, “ti amo” seguito da una risata. Questa giovane di 30 anni è stata anche colpita sulla coscia con tre colpi di mannaia. Noi abbiamo pensato all’arte come unguento per curare quei colpi, le conseguenze invisibili di quelle torture».
La performance durerà quattro ore durante le quali gli artisti staranno in piedi tenendo in mano le loro opere. Lavori che normalmente gli autori espongono al Maxxi o alla biennale, avranno invece come vetrina una piazza simbolo della capitale.
Roberta Morzetti e le sue donne senza pelle
Roberta Morzetti non è tra le partecipanti alla kermesse ma testimonia la capacità di trasformare il dolore in arte. Con la sua sofferenza, per aver subìto una violenza psicologica per anni, ha dato forma alle sculture esposte nelle collettive e personali di tutta Italia e, da ultimo, ad “Arte in nuvola” negli stand di Avhg Home Gallery e Pavart.
«La violenza psicologica non è meno grave di quella fisica – dice Roberta – e non è più facile da superare. Io ho plasmato i miei demoni, li ho trasferiti nella materia – che è sempre bianca perché bianco è il colore dell’innocenza ma anche del lutto – per farli uscire da me». Un “esorcismo” che ha prodotto lavori come Escape 20, dove la violenza è messa a fuoco sulla carne viva, o Skin 20 in cui la pelle c’è ma cambiarla é l’imperativo categorico per sopravvivere. I fiori decomposti sono il memento mori di Roberta «Una cosa bella che muore è un inno alla vita, un invito a non sprecare il tempo, a viverlo tornando a volersi bene a darsi un abbraccio, per questo ho scolpito Narcotica».
Perché come diceva Nietzsche in “Così parlò Zarathustra” «bisogna avere ancora il caos dentro di sé per generare una stella danzante».
I nomi dei 50 artisti: Ak2deru, Alessio Ancillai, Paolo Angelosanto, Paolo Assenza, Ali Assaf, Bankeri, Luigi Battisti, Pino Boresta, Tommaso Cascella, Gea Casolaro, Lucilla Catania, Giulia Del Papa, Lea Contestabile, EPVS,, Stefania Fabrizi, Laura VdB Facchini, Emanuela Fiorelli, Ines Fontenla, Licia Galizia, Paolo Garau, Donatella Giagnacovo, Luca Grechi, Francesco Impellizzeri, Barbara Lalle, Rita Mandolini, Roberta Maola, Daniela Monaci, Veronica Montanino, Elly Nagaoka, Elena Nonnis, Lulù Nuti, Luca Padroni, Claudio Palmieri, Claudia Peil, Daniela Perego, Luana Perilli, Roberto Pietrosanti, Gioacchino Pontrelli, Claudia Quintieri, Renzogallo, Massimo Ruiu, Guendalina Salini, Giuseppe Salvatori, Sandro Sanna, Silvia Scaringella, Gaia Scaramella, Silvia Stucky, Alberto Timossi, Janine Von Thungen e Alberto Guerri, Francesca Tulli.