Il futuro delle aziende: a misura di benessere psicologico

Gli ultimi anni hanno reso la psiche più fragile e, proprio per questo, maggiormente necessaria. È infatti ormai evidente la centralità della dimensione mentale nella vita delle persone. Anche sul lavoro. Attualmente, si stima che vengano perse ogni anno circa 12 miliardi di giornate lavorative a causa di depressione e ansia. Disturbi per i quali la giurisprudenza italiana ha recentemente riconosciuto il ruolo del clima organizzativo. Un aspetto ampiamente noto in psicologia, che ci ricorda quanto le dinamiche interne all’azienda abbiano un peso importante nell’insorgenza del malessere psicologico. Un costo per l’economia globale che raggiunge quasi 1 trilione di dollari annui.

Non è dunque un caso se sempre più realtà si stiano interessando al benessere psicologico dei loro dipendenti e se per la prima volta, l’OMS ha raccomandato la formazione di manager e responsabili per prevenire lo stress lavoro-correlato e supportare le proprie persone. Occuparsi di psicologia in azienda è strategico, non solo in un’ottica di cura, ma anche e soprattutto per promuovere il benessere e la crescita del capitale umano. C’è tuttavia bisogno di una visione sistemica, di un approccio integrato, che non guardi alla persona e al lavoro come compartimenti stagni. È sempre più frequente e normale portare i propri vissuti ed emozioni nella sfera professionale ed è importante che le aziende siano in grado di gestire queste dimensioni.

Il contesto è indubbiamente cambiato. E proprio per questo le risposte vanno adattate: il rischio, altrimenti, è fermarsi a vecchi assunti, quando invece i bisogni delle persone sono profondamente mutati. Ecco allora che diventa importante investire in modalità di lavoro flessibili, che responsabilizzino le persone e offrano loro i gradi di libertà necessari per poter prendersi cura di sé.

Se oggi le imprese vogliono fare la differenza e guardare al futuro, devono necessariamente occuparsi della sfera mentale delle loro persone. Il loro ruolo, da questo punto di vista, può anche inserirsi in una visione più ampia, di rete. Mancano infatti a livello sociale infrastrutture pubbliche pronte a farsi carico – da un punto di vista di promozione e prevenzione – del benessere psicologico delle persone. La recente trasformazione del Bonus Psicologo da una tantum a strutturale è stato senz’altro un segnale positivo, ma serve fare di più. I luoghi di lavoro possono aiutare, offrendo servizi – di supporto, ascolto, psicoeducazione – che pongano la Psicologia al centro. Va poi coinvolta la scuola e la comunità, garantendo psicologi all’interno dei contesti scolastici e della medicina territoriale.

Un approccio sistemico e integrato che consente molteplici vantaggi. Una psiche in salute è infatti in grado di rapportarsi attivamente con il mondo, fare scelte, realizzarsi e tessere relazioni mature. Tutti aspetti fondanti per il benessere e la tenuta di qualsiasi comunità. Nel momento in cui si sta male, invece, il rischio è che il malessere dei singoli diventi il malessere di tutti. Da qui, si torna alla necessità – per le aziende – di intervenire sulle dimensioni organizzative, al fine di garantire luoghi di lavoro sani e sicuri anche da un punto di vista psicologico.

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  • Gianni Gallo |

    È la complessità in generale che incide sulla quotidianità di ciascuno!… Il benessere parte, si espande, dal nucleare che è la famiglia, fino a coinvolgere ogni attività particolare. È importante supportare, ma più importante prevenire!.. Perciò partire dallo Psicologo di Famiglia, di Base , di Prossimità per poi rendere più agevole e meno complicato l’agire professionale settorialmente….

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