Roia, gli uomini siano a fianco delle donne nella lotta alla violenza

Dai dati del Tribunale di Milano relativi alle sentenze pronunciate negli anni 2021 e 2022 per i delitti di maltrattamenti relazionali, atti persecutori e violenza sessuale , normalmente orientati da motivazioni di predominio di genere, risulta che nel 94% dei casi l’imputato appartenga al genere maschile. Si tratta di 1037 uomini coinvolti in procedimenti penali che a volte, il più delle volte, non riescono nemmeno a comprendere il disvalore sociale del comportamento realizzato, della violenza posta in essere, del rapporto tossico instaurato.

Assistiamo ad una antinomia che non riguarda soltanto l’ambito giudiziario, peraltro eventuale e marginale, ma che interessa tutti i settori della società e della cultura e che manifesta una ancora scarsissima presenza degli uomini in tutte le iniziative, di sensibilizzazione nella vita quotidiana, di impegno professionale o semplicemente civile, di formazione e di riflessione, che hanno come tematica il contrasto alla violenza contro le donne.

Dobbiamo infatti storicamente registrare, con una tendenza che sta lentamente mutando ma con una tempistica ancora frustrante sul piano di una reale progressione nel cambiamento, come di violenza contro le donne, nelle diverse forme parossistiche o sottili, ne abbiano parlato soltanto le donne, lanciando movimenti di opinione, campagne di sensibilizzazione, richiami ad una percezione sociale spesso impalpabile e ricevendo censure di natura ideologica o comunque manifestazioni di insofferenza diffusa. Come se si trattasse di un problema di condivisione di sofferenza femminile e non già di una cultura deviata, fondata anche su coordinate storiche ancorate al patriarcato ed al maschilismo sociale, appartenente al genere maschile.

Qualcosa, in questi ultimi anni, si è mosso. Però questo avviene principalmente o per ipocrisia culturale – non si può non dire così- oppure per convenzione sociale e politica -facciamo qualcosa il venticinque novembre e l’otto marzo- con uno spaccato di realtà che presenta poi, nella difficoltà del quotidiano, silenzi e assenze di uomini che si impegnino sul fronte di una sensibilizzazione positiva. Si tratta di creare una sincera e trainante azione di contaminazione nella quale, sempre e ad ogni livello, il rispetto della diversità di genere e l’accettazione di un possibile ribaltamento di ruoli sociali diventino indici di civiltà condivisa non derogabili in alcun modo, con un impegno del genere maschile che si fondi e si confonda con quello delle donne per realizzare quel cambiamento culturale che ancora oggi fatica ad emergere. Per una assenza, proprio, degli attori di genere che innescano aggressioni all’essere donna.

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