Cambio vita: Giacomo Porra e l’America Latina zaino in spalla

«A un certo punto, la vita mi ha detto “corri”. E ho deciso di ascoltarla».

Giacomo Porra ha 26 anni e da 7 mesi dorme su divani occasionali, in una tenda o, più raramente, in ostello. il primo luglio del 2022 è partito con un biglietto di sola andata per il Messico, dopo aver lasciato un posto a tempo indeterminato e aver rifiutato un’altra opportunità professionale nella sua città. Obiettivo: percorrere l’America Latina, zaino in spalla, mescolandosi alle popolazioni indigene e partecipando attivamente a progetti di riforestazione e sostenibilità ambientale.

«La mia non è l’ennesima storia del nomade digitale un po’ hippy che vive di Instagram – si affretta a chiarire Giacomo. – Non ho nulla in contrario con questo modello, ma semplicemente non è il mio mondo. Io ho bisogno di costruire rapporti reali, di espormi ogni giorno a nuove situazioni restando però, al contempo, molto fedele alle mie passioni: la natura e l’outdoor, la fotografia e il videomaking». Aveva provato a mettere tutto questo a sistema in Italia, ma si era scontrato con un sistema che molto raramente mette d’accordo coinvolgimento e soddisfazione economica. Per questo, ha deciso di cambiare strada.

Il viaggio 

Giacomo lascia la società per cui lavora e rifiuta le nuove proposte arrivate nel frattempo. Prepara uno zaino con (pochi) vestiti, la tenda da campeggio e l’attrezzatura fotografica. E parte. Il piano è stato fin dal primo momento quello di dormire con couchsurfing, dunque saltando da un divano all’altro, chiedendo ospitalità alle persone del posto, e spostarsi in autostop. «Preferisco evitare gli ostelli perché lì si incontrano principalmente altri viaggiatori: lo scopo del mio viaggio, invece, è mescolarmi alle popolazioni del luogo» chiarisce.

Da questi incontri nascono opportunità lavorative che Giacomo coglie all’istante. In Honduras lavora per una scuola di immersioni, curandone le foto e i video per i profili social. In Messico collabora con una società di guide turistiche. In Nicaragua partecipa a un progetto con una Ong locale. In Costa Rica si occupa di conservazione nella Riserva biologica di Monteverde, realizzando un video documentaristico sul tema del turismo naturalistico responsabile. Opportunità che dalla sua stanzetta, in Italia, sembravano irrealizzabili.

Non solo, esponendosi a situazioni imprevedibili, Giacomo fa esperienze straordinarie e crea legami unici. In Costa Rica, ad esempio, conosce un famoso musicista che lo invita a trascorrere qualche giorno di vacanza con la sua famiglia e gli presenta un amico con cui a sua volta viaggia per qualche giorno in barca nei Caraibi e con cui inizia a condividere anche progetti di lavoro.

La ricerca di senso

«All’inizio, mi ritrovavo spesso a chiedermi se stessi facendo la cosa giusta: vivo passando da una casa all’altra, senza apparentemente costruire nulla di solido e sono ben consapevole del fatto che il mercato italiano non supporta chi “scende dalla giostra”. A differenza di ciò che accade all’estero, da noi il cosiddetto gap year non è visto bene» ammette Giacomo.

Poi una sera, davanti a un tramonto sul Pacifico, si rende conto di quanti puntini stesse unendo con la sua scelta disruptive. «Sto facendo crescere le mie competenze in comunicazione e video-foto editing, sto arricchendo il portfolio dei miei progetti, sto lavorando su temi che amo davvero e ho imparato ad abbandonare la confort zone» conferma.

Dal Centro America, infatti, l’Europa appare forte e piccola al tempo stesso. «Mi sono accorto di quanto io sia fortunato ad avere un passaporto che mi consente di varcare i confini tra gli Stati senza alcuna difficoltà. Questa è una libertà che diamo per scontata ma che invece è preziosissima. Inoltre – continua Giacomo – ho capito quante opportunità spesso non cogliamo per paura di fantomatiche distanze: trasferirsi per lavoro a Berlino o a Copenaghen dall’Italia spesso sembra inaccettabile, ma questa rigidità è frutto soprattutto del modo in cui siamo sempre stati abituati a pensare. Confini certi, orizzonti sicuri. E finisce che siamo noi i primi a confinarci e a costruirci dei limiti».

Così oggi, dopo aver attraversato Messico, Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua e Costa Rica, Giacomo Porra è pronto per le prossime fermate: Panama e Colombia. «Non so se il mio viaggiare sarà per sempre o meno, ma senza dubbio ho trovato il senso della mia vita. E questo – conclude – non avrà mai una data di scadenza».

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