Giornata della memoria, conoscere per imparare a esistere senza infamia

«Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere».

La frase di José Saramago, Nobel per la Letteratura 1998, è nota ma, mai come in questi nostri tempi slabbrati e dimentichi, ha senso e tutti ci chiama alla responsabilità. Alla responsabilità di ricordare, di ripetere, di raccontare a figli e figlie, a ragazzi e ragazze l’indifferenza che portò all’orrore dei campi di sterminio.

Questi sono i giorni delle Pietre d’inciampo, storia di città e borghi, collocate davanti alle abitazioni di ebrei, dissidenti, omosessuali uccisi dai nazisti nei lager. Ogni Pietra un nome, una vicenda, un nostro pensiero: sono migliaia in Italia e ancor di più in Europa.

Questi sono i giorni di lezioni civili, letture e conoscenza in occasione del Giorno della Memoria, che ricorda la liberazione del campo di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa avvenuta il 27 gennaio 1945.

Cosa significa resistere?

Che cosa significa resistere? Si chiede Mara Fazio, storica del teatro e dello spettacolo: «significa accettare a testa alta l’ingiustizia imposta da un destino avverso». E questo era anche il convincimento di Lina, bisnonna dell’autrice e protagonista del libro Dal giardino all’inferno. Lettere di una nonna ebrea dalla Germania 1933-1942 (Bollati Boringhieri, pagg. 230, euro 16). Il volume ricostruisce con lucidità quasi un decennio – quello che inizia nel 1933, quando Hitler va al potere – attraverso le lettere che Lina, famiglia ebraica, bisnonna dell’autrice e nonna di Lore, manda alla figlia e alla nipote che vivono a Genova.

Centinaia di missive scritte da Lina Binswanger dalla Baviera all’Italia. Centinaia di lettere rimaste in un cassetto fino a quando Lore, 90enne, non ha deciso di trascriverle e metterle al computer. Altrimenti nessuno sarebbe stato in grado di leggere quell’antiquato corsivo tedesco (Sütterlin). Mara Fazio ha preso le lettere e trovato il filo del racconto: Lina e la nipotina Anneliese, giorno dopo giorno, vengono private della libertà, vengono umiliate, vivono di ansie e insicurezza. La solitudine è l’unica compagna di quel lento, inesorabile precipitare verso l’inferno.

La lettura del libro ricorda da vicino la sensazione fisica di discesa agli inferi, il gelo che penetra nelle ossa quando si visita il Museo Ebraico di Berlino (andateci!). Dal piano più alto, dove è narrata la storia di pacifica convivenza fra ebrei e tedeschi in Germania a partire dall’anno Mille, fino all’abisso dei lager ricostruito al pianterreno.

Esistere senza infamia

Lina e Anneliese, 70 e 19 anni, finiscono in questo vortice di follia e sono deportare nella primavera-estate del 1942. Lina muore a Theresienstadt nel febbraio 1943, di Anneliese, deportata in Polonia, non si sa più nulla. E l’ultima lettera di Lina alla figlia Elisabeth è più di un testamento per tutti noi: «Devi essere forte nella consapevolezza che la nostra ricchezza interiore costituisce sempre una prova opposta a tutte le ingiustizie che stiamo patendo e insieme teniamo alta la convinzione che tornerà un tempo in cui potremo esistere senza infamia».

Esistere senza infamia che, a ben vedere, è la sintesi estrema dell’articolo 3 della Costituzione Italiana:

«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»

La nostra bussola è la Carta che, in vigore da oltre 75 anni, mostra ogni giorno la sua modernità ed è ricordata anche nel libro di Liliana Segre La stella polare della Costituzione (Einaudi, pagg. 80, euro 12, a cura di Daniela Padoan). Come disse Piero Calamandrei «non è un pezzo di carta, ma è il testamento di centomila morti caduti nella lunga lotta per la libertà».

Ricordiamocene ogni mattina perché il Giorno della Memoria è ogni giorno, è un giorno di tutti noi. Basta guardare uomini e donne in fuga dalla guerra, basta ascoltare la lotta delle donne iraniane per la libertà. Basta considerare – ancora una volta – se questo è un uomo, quando i bimbi ucraini lasciano la loro terra con il viso in lacrime incollato ai pullman della speranza.

***

La newsletter di Alley Oop

Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.

Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com

  Post Precedente
Post Successivo