«I dettagli fanno la perfezione e la perfezione non è un dettaglio», diceva Leonardo da Vinci. E c’è chi i dettagli riesce a vederli meglio di chiunque altro: gli autistici.
Oltre 700 mila persone in Italia, le cui potenzialità spesso vengono sottovalutate. Solo il 10% di loro, infatti, ha un’occupazione, il più delle volte precaria, mal retribuita e all’interno di istituti e contesti protetti. Eppure, proprio questa capacità di ragionare per dettagli potrebbe essere utilissima in molti settori. L’informatica ad esempio. O la pasticceria. Partiamo da quest’ultima.
SbrisolAut, autismo in pasticceria
Si chiama SbrisolAut ed è una giovanissima impresa a impatto sociale, co-fondata a Mantova da Alberto Balestrazzi e Laura Delfino, psicologa referente di Spazio Autismo, centro di eccellenza nelle terapie cognitivo-comportamentali. L’idea è tanto semplice quanto potente: creare un’occasione solida e concreta di impiego per persone nello spettro autistico, ovvero per ragazzi e ragazze con disabilità intellettive spesso anche gravi. Persone che, però, custodiscono abilità di altra natura. La precisione, ad esempio. Ma anche la propensione per l’esecuzione di compiti ripetitivi e l’attenzione al dettaglio. Caratteristiche perfette per lavorare in pasticceria, realizzando prodotti da forno che non siano troppo complessi nell’esecuzione ma ottimi nel gusto. Proprio come la Sbrisolona, il dolce tipico di Mantova.
Da qui, SbrisolAut. Non una Onlus o una no-profit, ma un’impresa replicabile, scalabile e capace di fare rete, in cui i protagonisti sono quattro ragazzi autistici. Al loro fianco, un job coach e dei “mastri fornai” d’eccezione, ovvero gli ex detenuti della Casa circondariale di Mantova, oggi impiegati nel forno Sapori di Libertà. Un’impresa sociale nell’impresa sociale, quindi, in cui non esistono “diversità”, ma “nuove normalità” per tutti.
«Siamo partiti da qualche mese e abbiamo già tantissime richieste: i ragazzi autistici sono molto bravi, concentrati e metodici. Per loro è una straordinaria opportunità. E lo stesso vale per gli ex detenuti: essere al fianco di persone a cui possono insegnare qualcosa li rende liberi nel vero senso della parola. Permette loro di affrancarsi da una retorica che li vorrebbe ancora “ultimi tra gli ultimi”» spiega Balestrazzi. E aggiunge: «Questa non è solidarietà, è un’impresa a tutti gli effetti. E come tale, deve fare profitto. Solo così potrà offrire a questi ragazzi e ragazze la possibilità di costruirsi un futuro professionale solido e duraturo. Per questo, a breve inizieremo a vendere i nostri prodotti anche nelle reti distributive di Coop Alleanza 3.0 e di altre grandi imprese della GDO. Insomma, non vogliamo fare beneficienza, non vogliamo un progetto una tantum, ma un impiego sul quale poter contare per tutta la vita. Vogliamo dimostrare “che si può fare” ovvero che anche le persone autistiche e con disabilità possono lavorare e farlo con competenza».
Auticon, autismo nell’informatica
Una sfida che per Alberto Balestrazzi non è nuova. Dal 2019, infatti, è ceo di auticon, fornitore internazionale di servizi tecnologici e di analisi dati, nonché la prima azienda in Europa a impiegare esclusivamente persone nello spettro dell’autismo come consulenti informatici. Fondata a Berlino nel 2011 da un padre che desiderava migliori opportunità di lavoro per il figlio autistico, è diventata presto un caso esemplare a livello globale, tanto che ha richiamato l’attenzione di investitori del calibro di Richard Branson.
Oggi è diffusa in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’Australia, annoverando fra i clienti italiani colossi come Autogrill, Deloitte, ENI, Mediolanum, Poste, Unipol e superando i 300 dipendenti autistici impiegati a livello globale. Una realtà che si è affermata in Italia anche grazie alla vision del suo CEO: «Venivo dal mondo della consulenza e non sapevo nulla di autismo, ma quando mi hanno parlato di auticon mi sono appassionato alla sua mission: fare impresa creando un impatto sociale. Così, ho accettato la sfida. E ho imparato moltissimo, io per primo» conferma Balestrazzi.
A differenza di SbrisolAut, Auticon impiega unicamente persone nello spettro autistico ad alto funzionamento; parliamo di persone che hanno un livello cognitivo molto elevato e le cui abilità in termini di intelligenza logica sono superiori alla media. Anche in questo caso, la capacità di ragionare per dettagli è determinante, perché questo consente loro di sviluppare progetti informatici in maniera più efficiente e performante rispetto ai neurotipici. «Sono, ad esempio, molto più precisi e veloci a fare testing di software o l’analisi dei dati – conferma il ceo –. È fondamentale, perciò, riconoscere queste loro abilità e impiegarle nei contesti più funzionali. Certo, ciò significa anche prendersi cura delle loro fragilità, cosa non semplice».
Impiegare personale autistico
Per un’impresa, impiegare personale autistico – assimilato da un punto di vista legislativo a un disabile -, significa doversi dotare di uno psicologo, il cui costo non sempre è sostenibile. In Auticon, invece, sono presenti 4 psicologi che supportano i ragazzi e le ragazze impiegate nel posto di lavoro. «Perché una diversità, nelle relazioni, esiste. Ma affinché questa non diventi un limite, bisogna sapere come gestirla. Significa, ad esempio, essere pronti ad affrontare il primo colloquio sapendo che non accadrà nulla – o quasi – di ciò a cui siamo abituati: spesso i candidati autistici parlano pochissimo e sono molto diretti. Dobbiamo utilizzare altri criteri per valutarli. E la stessa cosa accade quando diventano operativi in azienda» chiarisce Balestrazzi.
Eppure, i talenti non mancano. Ogni anno, Auticon sostiene almeno cento colloqui, assumendo persone con un’alta formazione accademica con lauree in ingegneria, fisica, astrofisica, informatica o scienze tecnologiche. Il problema, infatti, nasce spesso dopo la laurea. È lì che iniziano le vere discriminazioni.
E Auticon rappresenta per le persone autistiche ad alto funzionamento, spesso l’unica opportunità di impiego in un ambiente lavorativo fatto a misura per loro dove possono esprimere appieno i loro talenti. Un’occasione che, anche in questo caso, trascende la solidarietà e affonda le sue solide basi nel mondo dell’impresa. Un business con impatto sociale, fatto di numeri. E di persone. Diverse, eppure uguali.
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