Carolyn Carlson espande il potenziale delle coreografie oltre i limiti tradizionali. Per l’artista Leone d’Oro alla carriera, la prima donna a riceverlo in questa disciplina, la danza è qualcosa che non si può descrivere a parole, perché prende vita soltanto nel linguaggio del corpo, fatto di respiro, sospensione, carisma e presenza. Da oltre quarant’anni Carolyn Carlson è un punto di riferimento per intere generazioni di danzatori e coreografi di tutto il mondo. In Italia poi ha lasciato il segno con le due importanti direzioni artistiche al Teatro La Fenice e alla Biennale Danza di Venezia. Parliamo di un’artista totale che fa confluire elementi e suggestioni provenienti da altre arti, quella visiva su tutto: attiva ancora oggi come poetessa, regista e pedagoga, oltre che coreografa, esplora linguaggi contemporanei e si misura in nuove sfide.
Una vita per la danza
Negli anni Sessanta studia danza moderna a New York con uno dei più grandi maestri dell’epoca, Alwin Nikolais, coreografo, compositore e regista statunitense. Nel metodo di Nikolais la danza si fonda sul concetto di “motion”, vale a dire la qualità che assume il movimento in base a tempo, spazio ed energia, differenziandosi quindi dal “movement” che è invece il gesto meccanico di tutti i giorni.
Carolyn Carlson in quegli anni è fra le più brillanti danzatrici in circolazione, tanto che Nikolais la nomina per sette anni consecutivi solista della sua compagnia, ruolo che non ha conferito a nessun altro né prima né dopo di lei. Inizia da qui una carriera piena di riconoscimenti di altissimo valore, il primo arrivato proprio nel 1968 quando vince il premio come migliore danzatrice del Festival internazionale di danza di Parigi.
La prima nazionale di The Tree
Il suo percorso procede così su due strade: da un lato il continuo perfezionamento del metodo di insegnamento, dall’altro lo sviluppo della sua arte attraverso la coreografia e l’interpretazione che le permettono di creare lavori che oltrepassano i confini scivolando attraverso i generi. Proprio come è accaduto al Teatro Comunale di Ferrara durante la prima nazionale di The Tree, una riflessione poetica sull’umanità e sulla natura sull’orlo del naufragio. Dopo Eau, Pneuma e Now, chiude il ciclo delle coreografie ispirate a Gaston Bachelard, filosofo della scienza francese. Partendo da Des Fragments d’une poétique du feu, opera letteraria di Bachelard, uscita postuma nel 1988, la coreografa statunitense ha scelto il potere poetico e simbolico delle fiamme, e più in generale la complessità degli elementi naturali, come ispirazione per la sua nuova creazione.
L’incontro con la coreografa
Carolyn, perché ha lavorato a un nuovo progetto teatrale incentrato sul rapporto tra umanità e natura?
I cambiamenti climatici sono la mia principale preoccupazione per il tempo che stiamo vivendo e per la nostra terra, sofferente a causa della mano dell’uomo. Il punto di partenza di questo progetto è quindi proprio l’amore per la natura e la bellezza che osserviamo, che non può fare a meno della consapevolezza di essere umani e co-creatori dell’ambiente, degli elementi.
Qual è il suo approccio allo spazio?
I danzatori creano lo spazio sul palco, che è la nostra tela per dipingere le idee di tempo e spazio. Siamo l’infinito in ogni momento. Uno spazio indefinibile.
Nella danza contemporanea il mondo è così vasto, a un certo punto arriva un limite all’immaginazione?
Non c’è limite all’immaginazione, la poesia è universale e permette di percepire ispirazioni infinite.
La danza contemporanea negli ultimi anni anche grazie a lei, ha raggiunto una visibilità totale. Una danza non d’élite ma per tutti. Quanto è gratificante questo aspetto della sua carriera?
Credo che molti artisti e coreografi si addentrino nei regni del nostro mondo così com’è oggi. Sono onorata di aver fornito al pubblico un punto di vista poetico, che è fondamentale per preservare un modo di vedere le cose come sono all’interno delle nostre vite ordinarie, per raggiungere un sé superiore in riflessioni profonde.
In che modo Alwin Nikolais l’ha cambiata e cosa ricorda dei tanti insegnamenti che ha ricevuto da lui?
Alwin Nikolais mi ha dato centinaia di strumenti come artista, lavorando sui temi del tempo-spazio-forma-movimento con insegnamenti che mi hanno trasmesso le chiavi della me danzatrice, coreografa e poetessa. I suoi concetti filosofici sono l’ispirazione per il mio lavoro creativo, che poi insegno a molte generazioni. E vedo in ogni studente l’apertura di intuizioni uniche.oro come artista.
La natura e la spiritualità hanno sempre avuto un ruolo predominante nel suo lavoro. Perché sono così centrali nella sua ricerca coreografica?
Natura e spiritualità sono un tutt’uno. Non si possono separare le stelle dall’oscurità della luce, il nostro respiro dall’ossigeno che riceviamo dall’aria e dagli alberi. Ricordare le origini della coscienza cosmica è il diritto di nascita essenziale per tutti noi.
Ritiene che le sue opere, nel corso degli anni, si stiano orientando sempre più verso la poesia?
In assoluto, abbiamo più che mai bisogno di poesia per riempire la nostra vita di pace in un periodo caotico di guerre e sofferenze per rendere il mondo un posto migliore.
Cosa ha fatto la differenza nel suo percorso artistico rispetto alle esperienze italiane?
L’Italia e la sua gente hanno sempre riempito i miei viaggi di grande gioia e di unione familiare. In questo amato Paese c’è un profondo ottimismo, anime molto antiche che vedono con gratitudine oltre la superficie di ciò che la vita ci ha dato.
Come immagina il futuro Carolyn Carlson?
Nessuno può prevedere il futuro, dobbiamo lavorare tutti insieme con Amore e Compassione. Allora tutto andrà bene.
***
La newsletter di Alley Oop
Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.
Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com