WeWorld: nel mondo un bimbo su 2 e una donna su 3 vittime di esclusione

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Ci vorranno ancora 182 anni perché il livello di inclusione per donne e bambini/e nel mondo migliori. Oggi un bambino su due e oltre una donna su tre vivono in Paesi caratterizzati da forme di esclusione. Tra le cause maggiori: povertà, conflitti, cambiamenti climatici, migrazioni forzate e per i minori l’aumento dei rischi online. E’ quanto rivela il rapporto “WeWorld Index – Women and Children Breaking Barriers to Build the Future”, l’indice elaborato da WeWorld per misurare il livello di inclusione di donne, bambine e bambini in quasi 166 Paesi nel mondo.

ll WeWorld Index 2022 raggruppa 30 indicatori riferiti a 15 dimensioni, che fanno riferimento a 4 ambiti della vita delle persone: salute, istruzione, economia e società. La classifica finale del WeWorld Index 2022 vede al primo posto ancora una volta il Nord Europa e l’Europa continentale, con Norvegia, Islanda e Svezia in testa. In fondo alla classifica Repubblica Centrafricana, Sud Sudan e Ciad, che si confermano i tre peggiori Paesi per l’inclusione di donne e bambini. Nel 2022 per la prima volta è stato calcolato un indicatore Globale che mostra un miglioramento di un punto e mezzo rispetto al 2015, primo anno del WeWorld Index.

Il report evidenzia come la grande sfida dei nostri tempi sia garantire un futuro a bambini e bambine. In questa edizione non si registra ancora l’impatto della guerra in Ucraina, mentre nella prossima diventerà probabilmente un punto significativo”, commenta Marco Chiesara, Presidente di WeWorld. “Quello che emerge con chiarezza è come la pandemia abbia impattato non solo sulla salute, ma sull’aumento delle disuguaglianze: la distribuzione dei vaccini solo nel Nord del mondo, l’istruzione online che ha sfavorito o escluso intere fasce di bambini/e più povere. Il risultato è un allontanamento dagli obiettivi dell’Agenda 2030 e un aumento dell’esclusione di bambine, bambini e donne in molti Paesi”.

Per quanto riguarda i bambini, il peggioramento delle condizioni di vita si è registrato soprattutto sulla sfera dell’educazione. Per le donne l’indice registra un lieve miglioramento delle condizioni femminili, ma la partecipazione al mondo del lavoro non aumenta e le donne sono spesso vittime di discriminazione.

Cinque barriere: povertà, conflitti, cambiamenti climatici, migrazioni forzate, rischi online. A livello globale, il 50,4% dei bambini e il 38% delle donne si trovano in Paesi caratterizzati da una qualche forma di esclusione. Circa il 10% della popolazione mondiale vive ancora in condizioni di estrema povertà. Tra questi, i bambini hanno più del doppio delle probabilità di essere poveri rispetto agli adulti (World Bank, 2020) e 127 milioni di ragazze in età da scuola primaria e secondaria non vanno a scuola (UNESCO, 2022). Servirebbe dunque, secondo il rapporto, un pacchetto di politiche favorevoli alle famiglie per fornire servizi di qualità e accessibili in settori come nutrizione, istruzione e salute fisica e mentale.

Nel 2020, rileva il WeWorld Index, un bambino su sei – 452 milioni nel mondo – viveva in una zona di conflitto (Peace Research Institute of Oslo, 2021). Tra il 2005 e il 2020, più di 93.000 bambini sono stati reclutati e utilizzati dalle parti in conflitto (UNICEF, 2022). La raccomandazione ai Paesi del G7 è di colmare il divario di finanziamento nell’istruzione nelle emergenze e nella risposta umanitaria. Oggi, quasi 1 bambino su 3 che vive al di fuori del proprio Paese di nascita è un bambino rifugiato (UNICEF, 2021) e quasi la metà dei bambini rifugiati nel mondo non è ancora in grado di frequentare la scuola (UNHCR, 2021). Gli effetti della crisi climatica hanno impatto soprattutto sui Paesi più poveri, e sulle fasce di popolazione più vulnerabile: circa 1 miliardo di bambini, a livello globale, corre un “rischio considerevole” a causa delle conseguenze del cambiamento climatico (UNICEF, 2021).

Per quanto riguarda i rischi on line, in media ogni giorno vengono identificate sette vittime di sfruttamento sessuale minorile online: più del 60% delle vittime non identificate di materiale pedopornografico sono in età prepuberale, compresi neonati e bambini piccoli. Più di un terzo degli adolescenti rivela di essere vittima di cyberbullismo e 1 adolescente su 5 salta la scuola per paura. Il 65% delle vittime di abusi online sono ragazze (Interpol, 2022). L’aumento dell’uso di Internet durante la pandemia – analizza il WeWorld Index 2022 – ha esacerbato il problema, rendendo sempre più urgenti delle soluzioni mirate. Ovvero: rafforzare le leggi e le politiche per proteggere i bambini dalle minacce online e dotarli degli strumenti necessari per partecipare all’impegno civico online in modo sicuro, etico e responsabile come parte del loro sviluppo.

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