Violenza, “Oliva Denaro” e quei “no” che cambiano il mondo

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“È così con le paure: sono porte che esistono solo fino a quando non abbiamo il coraggio di attraversarle”. È così per “Oliva Denaro”, personaggio letterario che dà il titolo all’ultimo romanzo di Viola Ardone. L’autrice napoletana, già autrice dell’acclamato “Il treno dei bambini”,  descrive stavolta una Sicilia rurale dei primi anni Sessanta, dove alle donne è chiesto di restare “onorate” fino alle nozze. Come ripete sua madre a Oliva, “la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia”.

Oliva bambina va bene a scuola, è la preferita della maestra. “A me piaceva il vocabolario: c’erano dentro tanti termini sconosciuti che servono a formulare quei pensieri che uno ha in mente, ma non sa spiegare”, spiegherà da adulta. Quando arriva il ciclo mestruale, viene costretta a lasciare gli studi e gli amici e a rinunciare a quasi ogni attività all’esterno della casa.

Ma un pomeriggio d’estate Oliva viene rapita, nascosta in un casolare per giorni e infine stuprata da Pino Paternò, il figlio dello strozzino, potentissimo in paese, con cui aveva ballato una sera in piazza. Riducendola a oggetto di violenza, Paternò conquista sulla carta il diritto di poterla sposare, come consente in quegli anni il matrimonio che ripara l’onore. Ma, aiutata da una rete di donne che le apre gli occhi e dalla famiglia che davanti allo stupro ha il coraggio di schierarsi dalla sua parte, decide di dire “no”.

“Ho voluto dare voce alle donne che ancora prima di Franca Viola, tra la Sicilia e la Calabria, ebbero il coraggio di rifiutare quella pratica”, racconta Ardone. Franca Viola è la ragazza di Alcamo che nel 1966 rifiutò il matrimonio riparatore, denunciando il suo sequestratore. Sposare il rapitore era prassi consolidata all’epoca e regolata dall’articolo 544 del Codice penale. Coniato in piena era fascista, prevedeva l’assoluzione dal reato di violenza carnale se la vittima avesse acconsentito a sposare il carnefice. D’altra parte, non esisteva ancora il reato di violenza sessuale (istituito solo nel 1996) e l’abuso su una donna era considerato un generico reato contro la pubblica moralità. La vicenda di Franca Viola fu dibattuta e il processo si concluse con una sentenza che fece scalpore: la condanna esemplare degli aguzzini della giovane siciliana contribuì a modificare il punto di vista sull’argomento, rendendo la ragazzina un simbolo.

“E tutte le altre?”, si è chiesta Ardone. “Tutte quelle che prima e dopo di lei hanno denunciato una violenza si sono esposte con un ‘no’, contribuendo all’affermazione di un diritto e sono state oggetto di un processo in cui avrebbero dovuto essere la parte lesa? Tutte quelle che non sono diventate Franca Viola, i cui nomi sono rimasti ignoti e che non hanno ricevuto giustizia?”. 

Il romanzo si chiude nel 1981, vent’anni dopo i fatti accaduti, in un dialogo a distanza tra Oliva e il padre Salvo, il genitore che l’aveva lasciata decidere, aiutandola a sfidare le leggi dell’onore e del disonore. Insegnante realizzata e moglie, la donna sceglie di tornare nella pasticceria Paternò, quella del suo aggressore, per acquistare la cassata che le aveva offerto al tempo e che lei aveva rifiutato.

Non c’è rabbia nello sguardo di Oliva, solo un senso di pena. “Bello come chi ha conosciuto nella vita la tristezza di avere vinto senza merito, e non averci ricavato niente”,  pensa Oliva nel rivederlo. “In fondo è anche lui una vittima – sostiene – dell’ignoranza, di una mentalità antiquata, di una mascolinità da dimostrare a tutti i costi”. Un predatore sconfitto. “Sono venuta a comprarmi con i soldi del mio stipendio quello che tu, un giorno di tanti anni fa, mi volevi dare per forza”, gli dice. “Che cosa ci ho guadagnato? La libertà di scegliere”.

Il linguaggio del romanzo evolve insieme alla consapevolezza di Oliva. All’inizio bambina, poi adolescente ferita, infine donna matura che si rivolge ai suoi familiari con il tono di chi sembra avere ricomposto la parte fratturata del suo passato. Una brocca rotta e rimessa in sesto, anche – e questo è un messaggio positivo del libro – grazie a uomini diversi da Paternò, preziosi alleati. Alla fine, la morale arriva dalla Storia: “Un no da solo può cambiare una vita e tanti no messi insieme possono cambiare il mondo”.

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Titolo: “Oliva Denaro”
Autore: Viola Ardone
Editore: Einaudi
Pezzo: 18 euro

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