Milena Bertolini le ha riunite tutte in cerchio per dire poche parole alla fine di una gara combattuta ma persa. L’Italia è fuori dall’Europeo di calcio femminile, dopo tre partite che non hanno reso merito al livello del calcio espresso dalle azzurre. Però lo sport è anche questo, è anche quel momento in cui ti siedi schiena appoggiata al palo della porta come ha fatto Laura Giuliani. Ricorda un po’ la fotografia che immortalò Paola Egonu dopo la partita che eliminò le azzurre del volley dalla corsa al podio alle Olimpiadi di Tokyo. Lo sport è anche la passeggiata solitaria per il campo di Daniela Sabatino, entrata gli ultimi 10 minuti, o il pianto di Arianna Caruso.
“Sai cosa separa un vincente
da un perdente, ragazzo?
Rimontare in sella dopo che
hai preso un calcio nei denti”
(The replacements – 2000)
Rimontare in sella è duro e richiede un lavoro su se stessi e un’elaborazione della sconfitta da parte della squadra. Ma quando ci si riesce si può cambiare il corso delle partite future. Come è successo agli Europei alle pallavoliste italiane: oro battendo la Serbia (che le aveva eliminate dalle Olimpiadi) a casa loro. E pochi gironi fa un nuovo trofeo: la prima Volleyball Nations League per le atlete guidate da Davide Mazzanti.
E quando impari certe lezioni non serve solo nello sport, le impari per la vita. Così come tutte le altre competenze che si sviluppano negli sport di squadra. Il tema sta uscendo dall’ambito degli studi accademici e sta diventando fonte di riflessione per imprenditori e manager, come dimostra lo studio appena pubblicato da Visa dal titolo “Women thriving, on and off the pitch”.
“Il legame tra attività fisica e benessere fisico, mentale e sociale è ormai consolidato. Ora, la nostra nuova ricerca punta i riflettori sul legame tra sport di squadra e successo negli affari per molte donne imprenditrici. Come persona che ha praticato sport, so come far parte di una squadra abbia molti parallelismi con un ambiente di lavoro positivo, a partire dalla comprensione dei punti di forza individuali in un gruppo mentre si lavora per un obiettivo condiviso” scrive Mandy Lamb, managing director UK & Ireland di Visa, che prosegue: “Il nuovo rapporto di Visa mostra come praticare sport di squadra può aiutare molte donne ad avere successo nella loro carriera negli affari, creando fiducia e insegnando importanti lezioni sul lavoro di squadra e sulla leadership”.
Cosa si impara dagli sport di squadra?
Positività, crescita, resilienza, fiducia in se stesse sono tutte caratteristiche indicate dalle imprenditrici interpellate per la ricerca di Visa. Chi di loro pratica o ha praticato sport di squadra sottolinea come questo le abbia aiutate a gestire situazioni di stress, ad adattarsi ai cambiamenti e a meglio comprendere le diverse personalità delle persone con cui collaborano. Non solo. Sul lavoro si trovano a gestire team di più di 10 persone e fatturati di oltre 2 milioni più spesso di quanto non capiti a imprenditrici e manager che non hanno fatto sport di squadra (48% contro 10%).
D’altra parte gli sport di squadra richiedono una comunicazione chiara e capacità organizzative, spesso sotto pressione, proprio come sui luoghi di lavoro. Per molti, questo significa imparare a guidare una squadra. Tre quarti (75%) delle donne imprenditrici intervistate che praticano sport di squadra affermano di ritenersi una “buona leader o donna d’affari“, al di sopra della media (73%) e quasi una su cinque (19%) delle imprenditrici che praticano sport di squadra cita leadership come abilità da cui traggono il campo di gioco nel posto di lavoro.
I risultati del report mostrano che le donne che praticano sport di squadra hanno maggiori probabilità di riferire che la loro attività è cresciuta negli ultimi due anni (44% contro 32%). Hanno anche il doppio delle probabilità di aver registrato crescite significative durante quel periodo. Quasi tre quarti (72%) delle donne imprenditrici intervistate che praticano sport di squadra sono fiduciose che la loro attività avrà successo nei prossimi cinque anni, al di sopra della media (69%).
“La capacità di lavorare in team, di essere adattabili, resilienti e laboriosi –
l’elenco potrebbe continuare, ma queste sono tutte cose che impari negli sport che non vengono semplicemente lasciate da parte quando smetti di giocare. Vogliamo aiutare le giocatrici a rendersi conto che queste abilità contano anche nel mondo degli affari e sono altamente richieste” sottolinea Karen Carney MBE, ex calciatrice inglese e co-fondatrice del programma The Second Half di Visa dedicato a supportare le donne nella loro carriera quando si ritirano dagli sport professionistici.
Succede anche in Italia?
Il rapporto ha anche uno spaccato per Paese. Dall’approfondimento sull’Italia emerge che per quattro su dieci (41%) delle intervistate italiane, la paura del fallimento è una sfida fondamentale. Un dato superiore alla media europea (34%). Quando si tratta della natura della loro attività, sei italiane su dieci (59%) delle imprenditrici intervistate possiedono un negozio o un locale fisico rispetto alla media del 52% delle donne imprenditrici in Europa. È meno probabile invece che abbiano un’attività solo online (38% vs 47%), sottolineando l’importanza del supporto da parte delle loro comunità locali.
I due aspetti che maggiormente sottolineano le intervistate italiane fra i benefici degli sport di squadra sono quelli fisici (60%) e quelli mentali (50%): il 51% indica di saper gestire meglio lo stress, il 40% di mettere passione e determinazione nel proprio lavoro e il 40% di essere particolarmente perseveranti. Il vero ostacolo nel fare impresa? Pare sia la difficoltà a trovare i compagni di viaggio adatti, per il 58% delle imprenditrici.
Tornando alla Nazionale italiana di calcio, che ieri a Manchester ha dovuto incassare una grande delusione, si riparte a stretto giro: a settembre il 2 è in calendario Moldava-Italia, mentre il 6 si disputerà Italia-Romania. Le azzurre sono le prime del girone. Voltare pagina significa mettere la testa sul prossimo obiettivo. Paola Egonu e compagne insegnano!
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