Di quanto la scienza abbia bisogno delle donne e delle giovani scienziate che lottano contro i pregiudizi lo dimostrano le sei vincitrici di “For Women and for Science”, primo premio internazionale per donne nel settore scientifico istituito nel 1998 da L’Oreal e Unesco per valorizzare carriere al femminile. Sono state assegnate 6 borse di studio del valore di 20.000 euro ciascuna ad altrettante ricercatrici under 35, tra 250 candidature da tutta Italia sulla base dell’eccellenza riconosciuta ai loro progetti nei campi delle scienze della vita e della materia.
Secondo i recenti dati dell’Unesco, il numero di donne che intraprendono carriere scientifiche è in leggero aumento, solo una ricercatrice su tre è una donna a livello globale. Nel mondo della ricerca, il soffitto di cristallo persiste: solo il 14, 2% delle posizioni accademiche di alto livello in Europa è ricoperto da donne, e nell’ultimo decennio solo l’8% dei premi Nobel per la scienza è stato assegnato a donne.
Chiara Borsari è una chimica farmaceutica che si occupa di sviluppare molecole innovative per studiare il ruolo di diverse proteine nella progressione dei tumori, al fine
di aprire la strada a nuove terapie antitumorali mirate. Ha sviluppato il suo progetto al Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’ Università degli Studi di Milano.
Marisa Brienza è un’astrofisica specializzata nell’utilizzo di radiotelescopi per studiare l’effetto dei buchi neri supermassicci sull’evoluzione dell’universo, che approfondisce all’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) di Bologna
Martina Cecchetti è una biologa, e si occupa dell’ecologia e della gestione della predazione dei gatti domestici sulla fauna selvatica a Linosa, hotspot di biodiversità. Il suo progetto è stato sviluppato nel Dipartimento di Scienze Veterinarie, all’Università degli Studi di Torino (Data Analysis and Modelling Unit).
Agnese Chiatti studia le applicazioni della robotica cognitiva e si occupa di sistemi di Computer Vision.
Il suo progetto intitolato “Metodi neuro-simbolici per migliorare l’intelligenza visiva dei robot: il caso dell’agricoltura di precisione” è stato sviluppato nel Laboratorio di
Intelligenza Artificiale e Robotica (AIRLab) del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano.
Vittoria Laghi è un ingegnere civile strutturista e studia come poter impiegare la stampa 3D nelle costruzioni in acciaio per ridurne l’impatto ambientale nel Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali, all’Università di Bologna.
Sara Moccia è un bioingegnere e studia metodologie di intelligenza artificiale per l’analisi automatica di immagini mediche con lo scopo di supportare i clinici nei
percorsi diagnostici e terapeutici. Il suo progetto dal titolo “Artificial intelligence for preterm infants healthcare” (4PretermsAICare): l’intelligenza artificiale a supporto dello screening di disturbi legati alla nascita pretermine” è stato ospitato all’ Istituto di Biorobotica e Dipartimento di Eccellenza in Robotica ed Intelligenza Artificiale, nella Scuola Superiore Sant’Anna.
Sono le sei ricercatrici più meritevoli per i loro progetti nel campo delle STEM, premiate da una giuria composta da un panel di professori universitari ed esperti scientifici italiani e presieduta dalla professoressa Lucia Votano, dirigente di Ricerca emerita dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Grazie a questa borsa di studio, le sei brillanti giovani ricercatrici possono portare avanti i loro progetti di ricerca in Italia. L’Oréal e Unesco si impegnano da 24 anni con il progetto “For Women in Science”, il primo premio internazionale dedicato alle donne che operano nel settore scientifico. Dal 1998 a oggi sono state sostenute nel loro percorso di carriera ben 3.900 ricercatrici provenienti da oltre 110 Paesi. Cinque di queste scienziate, dopo aver vinto il premio L’Oréal-Unesco, sono state insignite del premio Nobel: tra loro Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, vincitrici del Nobel per la Chimica nel 2020.
Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, ha sottolineato come donne e uomini sono in egual misura chiamati a contribuire al progresso scientifico e alla costruzione del futuro dell’umanità: “Il contributo delle donne che possono fare e dare molto nella matematica – ha dichiarato – così come nelle scienze, non è ancora rilevante quanto potrebbe essere: è un’enorme opportunità che non stiamo sfruttando e che iniziative come quella di L’Orèal e Unesco contribuiscono a cogliere”.
In vent’anni il Premio Unesco – L’Oréal “Per le Donne e la Scienza” ha supportato le giovani ricercatrici nei loro progetti di ricerca e nel loro percorso professionale, con tenacia e anticipando l’esigenza urgente di raggiungere la parità di genere nella ricerca e nelle discipline STEM.
“Il percorso da fare per colmare il gender gap – afferma François-Xavier Fenart, presidente e amministratore delegato di L’Oréal Italia – anche nella ricerca scientifica, è ancora lungo. Negli ultimi anni sono stati fatti molti passi in avanti che ci spingono a proseguire con rinnovato impegno il nostro progetto per le donne e la scienza”. Anche per Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco colmare il gender gap avrebbe un effetto positivo sulla crescita economica: “abbiamo stimato – ha commentato – che solo nell’Ue il Pil pro capite aumenterebbe tra il 2,2 e il 3% entro il 2050”.
Nell’ambito del programma internazionale di L’Oréal e Unesco nei giorni scorsi è stata premiata a Parigi Natalia Bruno, uno delle sei ricercatrici che l’anno scorso hanno vinto la borsa di studio per il suo progetto di ricerca in Italia. Natalia Bruno, 36 anni di Battipaglia, è una delle 15 giovani ricercatrici più promettenti a livello internazionale, una delle International Rising Talents del programma di L’Oréal e Unesco For Women in Science. Selezionate tra 260 dottorande e post-dottorande che lo scorso anno hanno vinto nei rispettivi Paesi la borsa di studio che il programma di L’Oréal e Unesco finanzia a sostegno dei loro progetti di ricerca, Natalia è una ricercatrice dell’Istituto nazionale di ottica (Ino) del Cnr di Firenze.
Il nome del progetto che sta svolgendo è “AQTRESS” (Atomic Quantum Technologies for Reliable Engineering of Solid State devices – Tecnologie quantistiche atomiche per la progettazione di dispositivi a stato solido). L’obiettivo è permettere l’uso delle tecnologie quantistiche in applicazioni pratiche, in particolare nelle telecomunicazioni.
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