“Com’eri vestita?”. Eri vestita in un modo che ha provocato l’aggressore, magari. “Perché non hai denunciato prima?”, “perché non hai urlato?”, “perché non lo hai cacciato di casa?”. Tutte domande che spostano la responsabilità dall’aggressore all’aggredita, sottintendono la colpa di chi subisce la violenza, la colpa di averla in qualche modo provocata o di non essersi difesa adeguatamente. In una inversione di responsabilità che vediamo accadere solo nei casi che riguardano la violenza di genere. E “Com’eri vestita?” è diventata una frase simbolo della lotta a questa mentalità che non fa altro che legittimare la violenza, ma è anche il titolo di una bella iniziativa: una mostra, prima, che vuole diventare spettacolo teatrale ora. Per dare voce a chi non l’ha avuta.
Dalla mostra al progetto teatrale
La mostra “Com’eri vestita?” nasce da un progetto di Jen Brockman, direttrice del Centro per la prevenzione e formazione sessuale di Kansas, e da Mary A. Wyandt-Hiebert, responsabile di tutte le iniziative di programmazione presso il Centro di educazione contro gli stupri dell’Università Kansas. L’associazione Libere Sinergie, con la loro autorizzazione, ha presentato per la prima volta la mostra in Italia l’8 marzo 2018. L’ idea alla base del lavoro è quella di sensibilizzare il pubblico sul tema della violenza sulle donne partendo dalla domanda ricorrente posta a chi subisce molestie o violenze sessuale: “Com’eri vestita?”. La presidente dell’associazione, Alessia Guidetti, spiega che “è importante rispettare il fatto che la donna, che si libera dalla storia, se ne svuota raccontandola, sia rispettata in questo. Non è successo a noi, questo lo dobbiamo ricordare. Ma dare voce, con il corpo e la recitazione del teatro, di un’attrice, permette di mantenere questa dimensione per noi centrale“. L’idea è nata da un incontro, tra LIbere Sinergie e l’associazione teatrale CETEC, come ci racconta la regista e drammaturga Donatella Massimilla: “Ci siamo incontrate dipingendo delle panchine rosse – dice – noi conoscevamo il loro lavoro e loro il nostro, anche con le iniziative di contrasto alla violenza di genere che abbiamo portato avanti a nostra volta. Ci siamo incontrate e ritrovate, le sinergie funzionano così, se si crea da subito empatia“.
Una performance, laboratori e il lancio di un crowdfunding
Da questo incontro l’idea di realizzare insieme uno spettacolo teatrale ispirato alla mostra. “Com’eri vestita? Sono vestita di me. Di me sono vestita” è una performance teatrale itinerante che narra le storie tratte dalla mostra ma anche le storie di chi vive nelle case per donne maltrattate di Milano e delle parole raccolte durante i laboratori di preparazione alle rappresentazioni. Oltre alla regista, Donatella Massimilla, le storie prenderanno anima e voce grazie alle attrici di CETEC, Centro Europeo Teatro e Carcere, Gilberta Crispino, Ivna La Mart, Dana Sikorska con la collaborazione artistica di Rossella Raimondi per Libere Sinergie.
A partire da giugno 2022 le rappresentazioni si svolgeranno nei pressi delle panchine rosse di Milano riportanti il numero anti violenza 1522, con l’obiettivo di fare della performance luogo di incontro, scambio, condivisione con la cittadinanza. Oltre alla performance, si vogliono realizzare anche dei laboratori teatrali/narrativi gratuiti per tre weekend di aprile e maggio, tutte con il fil rouge della narrazione della violenza. Saranno rivolti a chiunque voglia parteciparvi, ma soprattutto a donne con situazioni di fragilità, oltre che ad artiste e attrici detenute e/o ex-detenute, a cittadine di tutte le età. Ad ogni laboratorio e performance sarà presente una counselor professionista, specializzata nell’affiancamento e aiuto delle donne in difficoltà.
Per realizzare il progetto, le associazioni hanno lanciato una raccolta fondi, a cui si può contribuire direttamente da qui. Il traguardo di raccolta è di 10.000 euro in totale, di cui 5.000 verranno raggiunti con il crowdfunding, e altri 5.000 verranno donati da MSD al raggiungimento dell’obiettivo.
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