Le imprese a prevalente conduzione femminile sono caratterizzate da una maggiore fragilità: oltre il 20% chiude entro i tre anni rispetto al 16% delle imprese non femminili. E’ quanto emerge dall’indagine sulle imprese femminili realizzata da Terziario Donna Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio “Guglielmo Tagliacarne”, prendendo un campione di 800 imprese femminili e non femminili del settore terziario di mercato.
Dall’indagine emerge inoltre che per 6 imprenditrici su 10 del terziario è fondamentale favorire la conciliazione tra lavoro e vita privata, tema per il quale è peraltro massimo lo stacco con gli imprenditori uomini (15 punti). Anche sui temi del sostegno alla genitorialità e delle pari opportunità di carriera e di salario (rispettivamente secondo e terzo per importanza) le quote sono molto più elevate per le donne rispetto agli uomini (10 punti di stacco). Mentre il contrasto a qualsiasi forma di violenza o di molestia vede una quota che al contrario è più elevata per gli uomini rispetto alle donne circostanza che si coglie anche per l’incoraggiamento a scegliere percorsi di studio e professionali considerati “maschili”.
Nel mondo “crediamo che non esista un modo di fare impresa al maschile o al femminile: un’impresa deve stare sul mercato, e le leggi di mercato non fanno distinzioni di genere. Però per competere è necessario che le condizioni siano le stesse per chiunque vi opera: stesso mercato, stesse regole, vale anche in questo caso“. Così, Anna Lapini, presidente di Terziario Donna Confcommercio, in un passaggio del suo intervento al convegno ‘L’impresa è donna’ a Bologna.
“Sostenere l’imprenditoria femminile – argomenta Lapini – significa oggi creare un contesto di partenza nel quale le donne possano avere accesso alle risorse necessarie a trovare nella società il posto che desiderano: la loro, la nostra identità”. D’altronde, osserva ancora la presidente in un altro passaggio, “mai come in questo momento le questioni legate alla parità di genere hanno assunto un ruolo strategico a livello nazionale ed internazionale. Uno dei tre pilastri portanti del Recovery fund riguarda proprio l’inclusione sociale, territoriale e di genere. Il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza italiano, inoltre, contiene una Strategia Nazionale per la parità di genere 2021 – 2026, che individua 5 priorità: lavoro, reddito, competenze, tempo, potere“.
A tale riguardo, a giudizio della presidente di Terziario Donna Confcommercio, “il nostro Paese sarà in grado di crescere se si creeranno le condizioni perché le donne acquisiscano, singolarmente e collettivamente consapevolezza del proprio valore, solo se la società intera, saprà riconoscere, rispettare e promuovere questo valore, difenderlo, e contemporaneamente ribaltare quegli stereotipi che relegano le donne a ruoli ancillari o di cura e che determinano esclusione, quando non addirittura violenza. Per questo motivo – argomenta ancora Lapini – la campagna di sensibilizzazione di ‘Terziario Donna’ lanciata sui social per la Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne ha scelto come slogan, ‘La vita delle donne è un valore, difendiamola’. E’ interesse di tutti: perché è un valore la vita di un essere umano in quanto tale, è un valore l’apporto che la vita di una donna, pienamente vissuta, può portare alla società, all’economia, alla famiglia“.
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