Calcio, risarcimento da 24 milioni per le campionesse Usa

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Lo stadio di Lione scandiva all’unisono “Equal Pay, equal pay, equal pay” nelle ultime battute della finale dei Mondiali di Francia 2019. In campo Stati Uniti contro Olanda. Hanno vinto i primi 2-0 e le calciatrici a stelle e strisce hanno portato Oltreoceano la quarta coppa del mondo di fila. E quell’urlo di tutto lo stadio europeo era per riconoscere loro il merito e il valore di avere la stessa remunerazione dei colleghi uomini (che per altro hanno risultati meno esaltanti a livello internazionale).

A distanza di due anni e messo è arrivato l’accordo: alle calciatrici, “in servizio” e non, è stata riconosciuta una cifra complessiva di 24 milioni di dollari di risarcimento per la “discriminazione” subita in carriera. A pagare sarà la US Soccer, la federazione del calcio americana. La maggior parte della cifra rappresenta lo stipendio arretrato, una tacita ammissione che i compensi per le squadre maschili e femminili erano stati erroneamente differenti per anni.

Non si tratta, però, solo di un risarcimento, ma anche di un cambiamento storico per il futuro. La US Soccer ha preso infatti l’impegno di equiparare la retribuzione tra le Nazionali maschili e femminili in tutte le competizioni, compresa la Coppa del Mondo, nei prossimi accordi collettivi di lavoro delle squadre. Quel divario, che anche solo qualche anno fa sembrava incolmabile, verrà quindi superato a patto però che vengano chiuse dalla federazione le trattative con entrambe le squadre.

Non è stato un processo facile arrivare a questo punto con certezza“, ha detto in un’intervista telefonica Cindy Parlow Cone, presidente di US Soccer, aggiungendo poi:  “La cosa più importante qui è che stiamo andando avanti e stiamo andando avanti insieme“, secondo quanto riportato dalla stampa americana.

Equal pay, dove nel mondo?

Il caso americano non è l’unico nel mondo del calcio internazionale. Ci sono altre Nazioni che hanno già riconosciuto gli stessi premi alla squadra femminile e a quella maschile di calcio. E’ il caso, ad esempio della Norvegia, ma si sa il Paese è all’avanguardia in tema di equità di genere fin dai tempi in cui per primo al mondo approvò la legge sulle quote di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate in Borsa. La parità di remunerazione per la Nazionale femminile norvegese è arrivata nel dicembre 2017. Nel novembre di due anni dopo è stata la volta dell’Australia, che per altro ospiterà i prossimi Mondiali di calcio femminile nel 2023. E in occasione della Coppa del Mondo anche la squadra femminile olandese (secondo posto ai Mondiali di Francia) otterrà gli stessi premi della Nazionale maschile, in base a un accordo siglato in occasione della Women World Cup 2019.

E in Italia?

Nel nostro Paese, fresco di professionismo per il calcio femminile (dal gennaio di quest’anno), la strada da percorrere è ancora molto lunga. Basti pensare al tetto di compensi che è stato inserito nel riconoscimento del professionismo alle calciatrici. Secondo il regolamento della Figc:

“Le calciatrici e gli allenatori tesserati per società che disputano i Campionati Nazionali di Serie A e di Serie B della Divisione Calcio Femminile devono tuttavia sottoscrivere, su apposito modulo fornito dalla F.I.G.C., accordi economici, annuali o pluriennali, per un periodo massimo di tre stagioni, che prevedano per le loro prestazioni sportive l’erogazione di una somma lorda non superiore a Euro 30.658,00 per ciascuna annualità, da corrispondersi in rate mensili di uguale importo entro la stagione sportiva di riferimento, nel rispetto della legislazione fiscale vigente. Oltre all’importo annuale lordo di cui sopra, tali accordi possono anche prevedere la corresponsione di somme a titolo di indennità di trasferta, rimborsi spese forfettari, voci premiali e rimborsi spese documentate relative al vitto, all’alloggio, al viaggio e al trasporto, sostenute in occasione di prestazioni effettuate fuori dal territorio comunale, nel rispetto della legislazione fiscale vigente”.

Si tratta, quindi, anche per le atlete che militano nei club più rinomati, di una remunerazione annua massima di 30mila euro. E’ impensabile, quindi, che le calciatrici azzurre, impegnate in luglio negli Europei, possano aspirare a portare a casa un premio pari a quello ricevuto dai colleghi nel 2021 grazie alla vittoria del torneo. Giorgio Chiellini e compagni hanno ricevuto 250mila euro, ma è anche vero che i premi Uefa per l’Italia già solo per la qualificazione erano stati pari a 9,25 milioni, saliti poi oltre i 25 con i risultati ottenuti sul campo. La stessa Uefa non riconoscerà altrettanto alle federazioni per le qualificazioni femminili, né per il loro piazzamento a fine torneo.

I fattori in gioco sono molti: dai livelli di telespettatori per le partite agli investimenti degli sponsor. Se i capitali non entrano nelle casse Uefa e delle federazioni è difficile che poi possano essere redistribuiti, a meno che i capitali guadagnati dalla Nazionale maschile non vadano in parte a supportare le spese per la Nazionale femminile. Sarà necessario del tempo per permettere al movimento di svilupparsi e riuscire ad attirare l’attenzione e i tifosi che merita. Intanto le azzurre scendono oggi in campo alle 12 contro la Svezia per la finale dell’Algarve Cup. Sara Gama e compagne ce la stanno mettendo tutta. Riconosciamoglielo anche solo cominciando a fare il tifo per loro.

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  • Gloria |

    Che le calciatrici donne vengano riconosciute a l8vell9 economico come i calciatori uomini è un passo lento m costante che diventerà e dovrà diventare realtà anche in Italua. I cambiamenti si sa hanno il passo lento ma se consideriamo che inuzialmente le calciatrici donne erano un gruppo sparuto possiamo essere già soddisfatti del passo avanti nel aconfiggere un pregiydizio che il calcio era sinonimo di uomo.Lo sport ,in genere, è una delle attività belle che ci è rimasta, ben venga la parità di genere anche in questo campo senza estremusmi.

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