Andare in pensione dove (non solo quando) conviene

Portrait of lovely middle aged grey haired European woman with dreamy smile and eyes full of wisdom relaxing at home alone, sitting on comfortable couch, reminiscing about days of her youth

Arrivare alla pensione e fare le valige. Per il resto della vita.

Non è forse una tendenza tipicamente italiana, ma è decisamente un tema in voga dell’Europa centro-settentrionale. Complici il clima non proprio felice, stipendi più alti dovuti a costi della vita elevati e, anche, una certa maggiore facilità a distaccarsi dai figli (in molti casi da decenni fuori casa), è lì alto il desiderio di espatriare superati i 60.

Molto comune poi anche pianificare negli anni per farlo. Basti vedere il numero di guide, siti di informazione, programmi televisivi e aziende di servizi dedicati che accompagnano nella scelta del luogo adatto dove trascorrere il tempo della pensione. O come risparmiare abbastanza per permettersi più confort di quanti se ne avrebbero in patria. Approfittando anche di buon cibo a minor prezzo, di luoghi con una cultura accogliente e dove gli abitanti sono abituati a convivere con solide comunità internazionali.

Certo tra il sognare e compiere il passo possono volerci anni di programmazione e risparmi. Per molti non si tratta di una vacanza estesa ma proprio di un cambio di residenza. Diventa cruciale nel processo, allora, considerare temi come la tassazione, l’eventuale visto di soggiorno, il costo di farsi trasferire i fondi pensione all’estero e la necessità o meno di dover stipulare assicurazioni sanitarie extra. Tanto per citare alcuni elementi pratici. Non è, poi, secondaria la difficoltà – spesso sottovalutata – dell’ambientarsi in Paesi dove molto probabilmente si parla un’altra lingua e si vive secondo abitudini diverse.

Un recente studio di PensionBee, portale online inglese che offre servizi pensionistici alternativi, sostiene che il 47% degli intervistati – rappresentativi di un gruppo di inglesi tra i 18 e i 73 anni che stanno pianificando di lasciare la madre patria al momento della pensione -, si è sentita ispirata dalle restrizioni dovute alla crisi sanitaria.Le limitazioni ai viaggi dovute al Covid-19 hanno aumentato il desiderio di spostarmi (di più) in là con l’età”, si legge. Un sentire comune questo evidente in tutte le fasce d’età. I Millennials e parte della Gen Z (cioè i nati dal 1997) inglesi intervistati, infatti, stanno accantonando già parte dei loro guadagni con questo obiettivo in mente.

Migliori standard di vita, ma coi limiti della Brexit

Secondo la ricerca le ragioni primarie che portano a considerare il trasferimento oltre Manica negli anni della pensione, sono i migliori standard di vita, favoriti da un maggiore potere di acquisto, e la possibilità di immergersi in una cultura diversa. Allo stesso modo è diffusa la preoccupazione sull’effettiva possibilità di accesso o i ritardi nell’accredito ai fondi maturati in un’altra nazione. Paura, ovviamente, aumentata nel campione dello studio, dalla Brexit che ha complicato la situazione.

L’incertezza e le non ben definite difficoltà dall’uscita del Regno Unito dalla UE, spinge i cittadini di Sua Maestà a programmare e a risparmiare per i propri piani di pensionamento fuori dall’Isola da giovani. Romi Savona, ceo di PensionBee, presentando lo studio, commenta: “Circostanze come la valutazione di imposte aggiuntive, le fluttuazioni nei tassi di cambio e la vita in un mondo post-Brexit, perpetuano la necessità di fare ricerca estesa sulla destinazione sognata, prima di prendere una decisione definitiva”. La destinazione sognata  per molti inglesi resta ancora, da molti anni, la Spagna, preferita dal 34% degli intervistati. Segue, ma a distanza, la Francia, indicata dal 17% dei rispondenti allo studio, gli USA e, appena fuori dal podio, l’Italia, ambita dal 13%.

Dove vanno gli italiani?

Rispetto agli inglesi i cittadini europei sono facilitati, almeno se vogliono spostare la loro residenza in uno degli stati membri: forme e accordi specifici permettono processi più fluidi all’interno dei confini dell’UE. Alcuni italiani in pensione, ne hanno approfittato. Nel 2021 erano circa 150mila quelli sparsi in tutto il mondo, di cui la maggior parte residenti in stati europei. Portogallo, Malta, Cipro, la Spagna (con le Canarie) e i Paesi dell’Est Europa, come Romania o Bulgaria. Anche per loro la considerazione primaria nello scegliere di passare gli ultimi anni fuori dal Bel Paese, è legata alla possibilità di vivere meglio con meno. Non dovendo magari pianificare il trasferimento molti anni prima e potendo approfittare pure di certi vantaggi logistici.

Di fronte a questa nuova domanda molti dei Paesi di destinazione si sono adeguati o si stanno adeguando a offrire servizi sempre più specializzati e attrattivi per la terza età. Magari non solo per chi, italiano o meno, decide di trasferirsi definitivamente. Ma anche per garantire proposte complete a chi effettua soggiorni lunghi e potenzialmente pure una disponibilità economica maggiore. Non si tratta tanto di costruire cliniche extra lusso per “expat”, ma di accogliere e convivere con vere e proprie comunità di stranieri. Persone simili per generazione e provenienza che tra loro parlano la stessa lingua, a cui fornire prodotti importanti o che somigliano a quelli a cui erano abituati in patria. Dopotutto si potrebbe trattare di molti anni di vita sana e attiva.

Stiamo parlando di numeri relativamente piccoli, ma capaci di generare un desiderio vivo anche in alcuni giovani. Attirati dall’idea di approfittare di climi migliori, guardano con interesse a posti dove i costi sono inferiori: sanno o si immaginano già che avranno risorse ridotte al momento della loro (eventuale) pensione.

Dopotutto, grazie alla tecnologia si possono tenere i contatti con gli affetti cari e non si devono rinunciare a servizi di qualità pari. Anzi spesso più economici di quelli di casa.

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