Femminicidi: in Italia il 2021 si appresta a chiudersi con i numeri di una strage. Secondo i dati del Viminale al 26 dicembre 2021, quest’anno sono 116 le vittime donne di cui 100 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 68 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. La conta è un tabellone di cifre che si rincorrono senza accenno di sosta. Queste vite spezzate lasciano, troppo spesso, figli anche piccolissimi. Definiti da più parti “orfani speciali”, quei bambini e quelle bambine sono destinatari di leggi e decreti da poco meno di cinque anni. Si susseguono, come promesse, i provvedimenti che dovrebbero garantire loro un sostegno economico. La realtà è però che quelle iniziative restano, il più delle volte, lettera morta.
Così accade in Sicilia, per esempio. Qui c’è Vera Squatrito con cui Alley aveva già parlato nell’agosto del 2020. A margine di un convegno, uno dei tanti inviti che la donna accetta da quando ha perso la figlia, fa il punto su cosa è successo e cosa è cambiato in questi mesi. Sua figlia Giordana, appena ventenne, è stata accoltellata a morte. Per quei 48 fendenti l’ex compagno, già querelato per stalking, è stato condannato in via definitiva a 30 anni di carcere. Giordana manca alla sua mamma dall’ottobre del 2015 e manca anche alla sua bambina, che oggi vive con la nonna. Asia, come molti altri sopravvissuti, per anni non ha ricevuto un euro dallo Stato, malgrado una norma – la n. 4 del 2018 – abbia introdotto ad hoc misure e risorse destinate agli “orfani per crimini domestici”. Solo con l’inizio del 2022 sono iniziate le prime erogazioni anche in Sicilia: il 5 gennaio Vera Squatrito ha ricevuto il primo rateo di 300,00 euro, somma che arriverà ogni mese fino ai 18 anni della minore.
La legge è chiara quando si riferisce a loro, sono “i figli minori o i figli maggiorenni economicamente non autosufficienti rimasti orfani di un genitore a seguito di omicidio commesso in danno dello stesso genitore dal coniuge, anche legalmente separato o divorziato, dall’altra parte dell’unione civile, anche se l’unione civile è cessata, o dalla persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza”. Sono 169 gli orfani nel biennio 2017-2018, secondo quanto emerge dall’indagine condotta dalla Commissione femminicidio e pubblicata a novembre; il 39,6% (67 su 169) sono minorenni.
“Nessuno di noi ha ricevuto il contributo per anni – ci dice Vera e parla anche a nome delle moltissime famiglie che hanno subito una tragedia come la sua – diversa è la situazione nel Lazio dove invece si sono organizzati e sono riusciti a stanziarle quelle somme e a farle arrivare ai bambini”. Sul sito istituzionale della Regione siciliana a cercare notizie recenti si legge di un ddl dello scorso giugno. Al netto di annunci e dell’istituzione di una Cabina di regia la situazione rimane sostanzialmente invariata.
Quella guidata da Nicola Zingaretti è stata invece tra le prime regioni a dotarsi, nel 2016, di un modello efficace. Più di recente sono cambiate le modalità di erogazione: adesso, nel Lazio, è corrisposta la somma di 10.000 euro una tantum ai nuovi percettori, mentre annualmente agli orfani sono versati 5.000 euro fino al compimento del ventinovesimo anno di età. “La Regione ha posto in essere un flusso documentale con gli uffici giudiziari del Lazio finalizzato ad individuare i potenziali soggetti beneficiari del contributo”, dunque non più un Avviso che le famiglie dovevano intercettare e a cui dovevano aderire. Così è certamente più immediato, c’è un elenco ed è costantemente aggiornato sulla base delle interlocuzioni con la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni, con la Procura generale presso la Corte d’appello di Roma.
L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza l’anno scorso ha redatto uno studio che dà conto delle diverse realtà territoriali. Nel Lazio quel documento stima risorse economiche stanziate nell’anno 2019 per 180.000 euro che hanno raggiunto 29 beneficiari. “In Sicilia quell’aiuto lo chiediamo da anni e da anni riceviamo solo promesse. I nostri bambini sono vittime collaterali. Nel frattempo però hanno bisogno di tutto, spese sanitarie, sostegno psicologico, ad Asia penso io ma altri non sono così fortunati“.
Vera è una donna schietta e non nasconde la rabbia o la commozione, ma neanche la preoccupazione: i minori che sono stati vittima di violenza assistita potrebbero un giorno anche ripetere i modelli assorbiti, un serbatoio da cui la violenza nutre se stessa all’infinito. “C’è necessità di un supporto costante – ci spiega – perché i nostri bambini hanno vissuto un trauma che difficilmente potranno superare e non tutte le famiglie sono economicamente in grado di provvedere da sole. Conosco ragazzi che sono cresciuti senza alcun sostegno né contributo, oggi sono degli adulti a cui è stato negato tutto l’aiuto di cui avevano bisogno. Le conseguenze sono devastanti: disturbi del sonno, disturbi alimentari, ferite autoinflitte”.
Accanto a lei c’è Giovanna Zizzo: Lauretta aveva 11 anni quando il padre l’ha massacrata nel sonno, per punire la moglie che aveva deciso di allontanarlo dopo avere scoperto una relazione extraconiugale durata molti anni. Qui di vittime collaterali ce ne sono almeno 3, la bambina aveva una sorella e due fratelli. “Nessun aiuto è arrivato, i miei figli stanno affrontando tutto da soli”. L’orrore è ancora tutto negli occhi di questa madre. Ma se in Sicilia non si riesce ad essere ascoltati, ci sono luoghi dove le cose pare vadano meglio. E non è solo il Lazio, in Emilia Romagna dal 2005 la Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati presieduta da Carlo Lucarelli ha ha messo a disposizione aiuti economici per oltre tre milioni di euro, a vantaggio di circa 943 persone di cui 425 minorenni: “Fin dal principio la Fondazione è intervenuta a protezione degli orfani per femminicidio e dei loro familiari. Solo dal 2016 al 2019 ha accolto 12 istanze e in 8 casi erano presenti orfani minorenni cui venire in soccorso. Parliamo di 16 tra bambini e ragazzi, di età compresa tra i 2 e i 17 anni, ai quali la Fondazione ha dedicato un intervento di 98mila euro”.
Il documento è prezioso perché scatta un’istantanea: “In molti casi il fondo è stato impegnato per rendere possibile una psicoterapia specialistica, intervento questo che, quando richiesto, è stato assicurato anche ai diretti congiunti, con particolare riguardo a coloro che accolgono i bambini. Quando il bisogno è stato manifestato, una parte degli aiuti è stata assegnata agli affidatari per sostenerli nel ricercare una casa più grande, o per adattare la propria abitazione, in modo da accogliere i piccoli in modo adeguato. Altre volte è stato aperto un libretto di risparmio intestato ai minorenni, posto nella disponibilità del tutore, per sostenerli nel percorso di studio e di crescita”.
I dati dicono che il 10 per cento dei femminicidi avviene nell’Isola. L’ultima ad allungare la lista degli orfani è una bimba che non ha ancora due anni. Resta al mondo senza la sua mamma, Jenny Cantarero, 27enne uccisa a colpi di pistola il 10 dicembre scorso all’uscita dalla panetteria a Lineri, una frazione di Misterbianco nel catanese, alla fine del suo turno di lavoro.
“Qui mentre aspettiamo i decreti attuativi, arriva un regolamento, ma resta tutto bloccato. Che cosa bisognerebbe fare?”, Vera conosce il problema fin troppo bene, ma conosce anche la soluzione e la suggerisce ai governati, senza sosta e, finora, senza alcuna risposta utile. “Basterebbe equipararci agli orfani delle vittime di mafia o di terrorismo“, il riferimento è alla legge che dal 1990 ha esteso alle vittime della criminalità organizzata di stampo mafioso, i benefici economici già concessi alle vittime del terrorismo. “Non siamo poi troppo diversi, le nostre sofferenze non sono diverse”. Nel dolore – sembra dire Vera – siamo tutti uguali, come pure nel bisogno.
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