Il 2021 delle buone notizie per le donne dal mondo

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Questa fine 2021 ancora purtroppo non chiude un’epoca. Sembra che siamo tutti un po’ più scettici sul futuro, o un po’ più abituati alla situazione. Un po’ curiosi e speranzosi, ma anche affaticati e disincantati. Di certezza ne abbiamo poche. Perché non guardare però, quasi come provocazione, ai mesi scorsi focalizzandoci sulla parte piena del bicchiere? Soprattutto per quanto riguarda le donne.

Nel mondo restano evidentemente (e drammaticamente in certi casi) le più colpite dalle conseguenze dello scoppio della pandemia. Senza contare, poi, che già partivano in svantaggio. Eppure alcuni timidi segnali dimostrano che qualcosa si muove. O almeno che qualche convinzione anacronistica può essere davvero ribaltata rapidamente (alle volte basta solo la volontà di farlo). Certo la via è lunga, lunghissima, ma i buoni esempi, le azioni positive per quanto possano sembrare minime, influenzano i vari “gap” – soprattutto quelli che sono oggettivamente ingiustificabili nel 2021.

Guardiamo allora al lato positivo delle cose successe quest’anno nel mondo: possiamo beneficiare di un po’ di speranza per l’anno che verrà.

Le belle cose successe

Quote di genere: la Francia, già prima per numero di donne nei consigli di amministrazione delle sue imprese e nomine di ceo donna, grazie all’approvazione definitiva della legge Mari-Pierre Rixain, compie un passo ulteriore verso la parità di genere ai vertici delle aziende. Entro il 2030 almeno il 40% delle posizioni manageriali e dei cda nelle più grandi società francesi dovranno essere occupati da donne.

Occupazione femminile nel Sud-Est asiatico: la società di moda PVH insieme, tra gli altri, a BSR, Universal Access Project della Fondazione delle Nazioni Unite e Win/Win-Win Strategies, ha lanciato in maggio l’iniziativa Resilence Fund for Women in Global Value Chains. Il fondo mira a raccogliere 10 milioni di dollari per investire in salute, sicurezza e resilenza economica per le donne che nei paesi del sud est asiatico costituiscono i pilastri delle catene globali del valore. In autunno la Malesya ha annunciato che le aziende quotate nazionali dovranno avere almeno una donne tra i membri dei consigli di amministrazione a partire dal nuovo anno.

Artiste: per la prima volta nella sua storia, il Rijksmuseum di Amsterdam esporrà opere di tre artiste nella sua galleria d’onore, la sua area più prestigiosa, accanto al capolavoro di Rembrant van Rijn, “La ronda di notte”. I lavori esposti nella collezione permanente sono di Judith Leyster, Gesina ter Borch and Rachel Ruysch.

Sport: a seguito della causa contro la federazioni calcistica nazionale, la US Women’s Soccer Team ha assicurato una migliore paga per le sue atlete attraverso una rinegoziazione del contratto con la Federazione calcistica statunitense e annunciato un fondo per sostenere le calciatrici. AIn Europa, dopo la protesta della nazionale norvegese femminile di beach handball, le atlete non saranno più obbligate (pena multa) a giocare in bikini ma potranno vestire con “pantaloncini dalla vestibilità aderente”.

Povertà mestruale: il Regno Unito ha abolito la “tampon tax” del 5% sui prodotti sanitari femminili. Fino a gennaio 2021 erano considerati prodotti non essenziali. Il Paese si unisce così a Canada, India, Australia, Kenya e molti stati degli USA che hanno già abolito questa tassa.

Congedo “di lutto”: il parlamento neozelandese a marzo 2021 ha approvato all’unanimità il diritto alle donne e ai loro partner a tre giorni di “congedo” di lutto, a seguito di un aborto spontaneo. La legislazione, prima al mondo, si applica anche in caso di adozione o di maternità surrogata. La deputata Ginny Andersen, promotrice della norma ha dichiarato che l’obiettivo era “dare alle donne la confidenza di poter chiedere questo congedo se fosse necessario, invece che semplicemente andare avanti (come se niente fosse), quando sanno hanno bisogno di tempo, fisicamente o psicologicamente di superare questo lutto”.

Aborto: nel 2021 l’aborto è stato stato legalizzato in Corea del Sud, Tailandia e in Argentina. Allo stesso tempo è stato migliorato l’accesso alla pratica in Nuova Zelanda, Ecuador e Uruguay. A settembre la Corte suprema messicana ha decriminalizzato la pratica: in questo modo aumenta la possibilità per le donne Texane di accedere a interventi sicuri, appena al di là dal confine del loro Stato che ha invece imposto forti limitazioni.

Online training: in Yemen, dove alla situazione già critica si sono aggiunte le grandi sfide della pandemia, donne e attivisti hanno ricevuto training online su come costruire la pace anche in tempi di (ulteriori) limitazioni agli spostamenti.

Contro la violenza sulle donne: in novembre il Sud Africa è diventato il 10o stato a ratificare la Convenzione sull’eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro dell’Organizzazione internazionale del lavoro del 2019. Questo trattato ha lo scopo di fornire una base giuridica comune in materia di violenza e molestie sul luogo di lavoro. Prima del paese africano sempre quest’anno hanno ratificato la Convenzione (che entra in vigore a un anno dalla ratifica) l’Argentina, la Somalia, l’Ecuador, le Mauritius, la Grecia, l’Italia (a ottobre). Il trattato è già in forza nelle Fiji, in Namibia e in Uruguay.

Cancro della cervice dell’utero: secondo uno dei maggiori studi sul programma vaccinale in corso in UK, l’incidenza della patologia è del 90% inferiore nelle donne che sono state immunizzate contro il papilloma virus. Secondo i dati si sono verificati 5 casi all’anno di cancro della cervice dell’utero tra le donne (oggi 20enni) che sono state inoculate quando avevano 12 o 13 anni. Per avere un parametro di confronto: prima dell’inizio della campagna vaccinale, nel 2008, i casi annuali erano circa 50.

ESA (European Space Agency): a 11 anni dalla precedente, l’Agenzia Spaziale Europea nella primavera 2021 ha aperto le candidature per le nuove classi di astronauti/astronaute lanciando una campagna che invita più donne a partecipare (oltre ad aver per la prima volta aperto le candidature anche a persone con disabilità). Il successo è evidente: un quarto delle oltre 22mila candidature sono di aspiranti astronaute – erano il 15% nel 2008.

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