Poesia, alfabeti e oracoli: quattro libri per gestire la meraviglia della vita

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Per chi scrivono i poeti? A metà degli anni Settanta in un libro dal titolo “Il pubblico della poesia” si sosteneva che l’unico pubblico rimasto per i poeti erano i poeti stessi. Il libro era un’antologia critica, curata da Franco Cordelli e Alfonso Berardinelli, e chiedeva ai poeti di raccontare, tramite un questionario, cosa li aveva spinti a scrivere poesia. Le risposte mostravano che era in atto un cambiamento profondo: mentre erano cadute le scritture militanti e le neoavanguardie degli anni precedenti, le esperienze degli autori si facevano sempre più autoreferenziali. Accostarsi a un canone poetico in sè non era più possibile: troppe esperienze diverse, troppi autori, troppe correnti. La poesia in sè andava divenendo canone, struttura e schema di riferimento nella costruzione di mondi, esperienze, linguaggi. 

I poeti ci hanno educati in questo modo ad accogliere le diversità: offrendoci in versi la loro vita, mostrando la quotidianità con uno sguardo non quotidiano, declinando le esperienze umane, anche le più apparentemente insignificanti, in tutti i modi possibili in cui la poesia lo permette – e sono infiniti. “La poesia non consola” ha raccontato la poeta Elisa Donzelli in un’intervista ad Alley Oop: “La considero un’azione critica in grado di ragionare sull’evoluzione del mondo. La sua originalità consiste nel fatto che parte da un presupposto comune e privato: quello di non negare la solitudine delle nostre esistenze”. 

I lettori hanno imparato la lezione dei poeti: leggere poesia è sempre più un atto di autocoscienza e di ricerca della consapevolezza dello stare al mondo, della condivisione comunitaria, della cura reciproca. Il potere della poesia è immenso in questo senso. Ce lo hanno insegnato poete come Mariangela Gualtieri, in cui l’esperienza dell’universale diventa profondamente individuale e meditativa, o come Chandra Livia Candiani che trasforma i gesti più ordinari e quotidiani in forme di preghiera e offre al lettore la vita che c’è nel silenzio e nel raccoglimento. La poesia autobiografica si fa sempre meno autoreferenziale per diventare sempre più il collante che unisce le esperienze umane e crea ecosistemi in cui le vite si nutrono.

Leggere poesie è come guardare un vecchio album fotografico di famiglia e ritrovare il proprio passato ma anche se stessi e i posteri che guarderanno in futuro come noi quelle foto. Questa immagine è presa in prestito dal titolo della raccolta di Elisa Donzelli, “album” appunto, così, con la minuscola, edita da Nottetempo. I volti e le storie raccontati in quest’album appartengono all’autrice ma allo stesso tempo anche ai lettori, soprattutto se coetanei. Donzelli disegna un mondo che mescola le sue vicende private alla cronaca che ha accompagnato gli ultimi vent’anni, e non è difficile ritrovare in certe immagini adolescenziali un filo che collega le adolescenze in modo universale. Nelle inquadrature di quest’album entrano volti e figure, talvolta nitidamente a fuoco a fermare un istante preciso, talvolta un po’ sfocate, lasciando al legame tra autrice e lettori la libertà di riempire quei contorni. C’è un senso di appartenenza, di territorio comune. Anche quando i versi parlano di maternità riferendosi a un momento preciso, a uno sguardo del figlio, a una parola detta, l’elemento biografico risuona nel lettore e libera emozioni e immagini che fluiscono dal particolare all’universale e poi ancora al particolare. È quasi un gioco di specchi, in cui autore e lettore si osservano reciprocamente senza perdersi mai di vista.

Qualcosa di molto simile accade con la lettura di “Diorama” di Laura Di Corcia, edizioni Tlon. I diorami sono ricostruzioni di paesaggi reali che fissano nell’immobilità delle scene dinamiche. Il titolo invita a osservare, a scorgere i dettagli che rendono vivo il panorama disegnato dall’autrice, che procede per giustapposizioni e frammenti, in un continuo andirivieni tra miti antichi e drammi del presente, tra nomi conosciuti e sconosciuti chiamati per nome. Anche il luogo e il territorio sono elementi fortemente presenti nella poesia di questa autrice, nata e vissuta sul confine tra Italia e Svizzera, in quel Canton Ticino che è crocevia di tradizioni, lingue e culture. La natura è la resina che tiene insieme e ravviva le immagini, come un invito ad affidarsi e lasciarsi andare a guardare oltre, ad attraversare la realtà per scoprire una dimensione più spirituale e liberata dalla poesia. Un invito che è dichiarato apertamente nel distico finale: “E le cose visibili diventano invisibili/e le cose invisibili diventano visibili”.

A differenza del diorama, un polittico è un’opera composta da più parti, collegate da una cornice comune. È come un diorama frammentato, che coglie da più angolazioni non una scena, ma tutte le scene di una storia. Polittico è la parola che Chiara Valerio usa per definire nella prefazione l’opera di Giorgio GhiottiAlfabeto primitivo”, edita da Giulio Perrone. L’alfabeto del titolo è il minimo elemento comune per creare comunità, condivisione, ma è primitivo e si rifà più che altro a un’idea di tribù e di villaggio. Ma anche di famiglia: in un verso come “così io sono il nonno di mio nonno” c’è tutta l’urgenza e la grazia di una ricerca tanto personale quanto universale. Ghiotti non offre consolazione, come afferma Donzelli del fare poesia, ma mette in scena un ricongiungimento che nutre la memoria e anima i pensieri.

Forse oggi il pubblico della poesia non è composto solo da poeti e da critici, però allo stesso tempo leggere poesie, soprattutto quando toccano e fanno vibrare corde così intime e biografiche, può attivare un desiderio espressivo che è giusto e saggio appagare. Purché non lo si faccia in modo superficiale: la poesia è una musa esigente. Non esistono manuali per avvicinarla, meglio piuttosto affidarsi a un oracolo. L’“Oracolo manuale per poete e poeti” di Laura Pugno e Giulio Mozzi, edito da Sonzogno, fa esattamente ciò che ci si aspetta da un oracolo: si può sfogliare in modo casuale, raccogliere lo stimolo di una pagina e su quello stimolo costruire una poesia. Sembra un gioco, ma ha la stessa potenza simbolica dei tarocchi o delle “Strategie Oblique” di Brian Eno, le card usate dai creativi per rompere i blocchi mentali e attivare il pensiero laterale. E anche se fosse un gioco, che cosa c’è di più serio del gioco? I bambini lo usano da secoli per imparare a gestire la meraviglia della vita.

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Titolo: “album”
Autore: Elisa Donzelli
Editore: Nottetempo, 2021
Prezzo:10€

Titolo: “Diorama”
Autore: Laura Di Corcia
Editore: Tlon 2021
Prezzo:14€

Titolo: “Alfabeto primitivo”
Autore: Giorgio Ghiotti
Editore: Giulio Perrone 2020
Prezzo: 14€

Titolo: “Oracolo manuale per poete e poeti”
Autori: Giulio Mozzi, Laura Pugno
Editore: Sonzogno 2020
Prezzo: 16€

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