Geena Davis Institute: “Nei media ancora sottorappresentate le diversità”

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Se c’è un’eredità che gli ultimi 19 mesi ci hanno lasciato, questa riguarda certamente il drastico cambiamento su quanto ci connettiamo, sul modo in cui comunichiamo e quello in cui creiamo e consumiamo contenuti, mediatici e di intrattenimento. Allo stesso tempo, ne esce profondamente rafforzata l’importanza cruciale di valori quali la diversità, l’equità, l’inclusione. Le società e i creativi che hanno investito nello sviluppo di una cultura inclusiva sono perciò destinati a prevalere nella “nuova normalità”.
Ecco perché la nostra ricerca quest’anno concentra l’attenzione sull’ultimo quinquennio di attività delle televisioni statunitensi: per valutare in quali campi siano stati fatti progressi e dove, invece, bisogna accelerare verso un cambiamento nella cultura narrativa.

Per dare ai lettori qualche elemento di contesto, il nostro lavoro e la nostra mission nascono da un’esperienza personale ben precisa. Sedici anni fa, il premio Oscar Geena Davis, nell’assistere a una recita di sua figlia – che allora aveva solo due anni – rimase stupita nel constatare la netta predominanza di personaggi maschili rispetto a quelli femminili. Uno squilibrio evidente in un prodotto appositamente realizzato per bambini piccolissimi.

Per questo, nel 2004, ha lanciato il “Geena Davis Institute on Gender in Media” e ha sostenuto la più ampia ricerca possibile sulla presenza di ruoli femminili nei film e programmi tv per bambini prodotti fino ad allora. Il nostro Istituto, da sempre, collabora con l’industria dei media e dell’intrattenimento per ridurre gli stereotipi negativi e portare sullo schermo una cultura dell’inclusione e dell’equità, con un’attenzione particolare ai contenuti destinati al pubblico under 11. Siamo l’unica organizzazione di ricerca che si occupa di esaminare il modo in cui sono rappresentate sei diverse identità individuate in base al genere, all’etnia, all’appartenenza alla comunità Lgbtq+, alla corporatura e all’età (gli over 50).

Per l’edizione 2021 del nostro report annuale “See Jane”, abbiamo analizzato quanto sottorappresentati nel corso dei passati 5 anni siano questi gruppi nella programmazione televisiva per il pubblico generalista. Il 51% della popolazione statunitense è costituto da donne e ragazze. Tuttavia, secondo le nostre rilevazioni, nell’ultimo quinquennio i ruoli femminili da protagonista o co-protagonista, nelle dieci più importanti produzioni televisive, sono stati meno della metà, malgrado i progressi registrati nei programmi per bambini. I personaggi femminili nei programmi più popolari sono stati, infatti, il 26,9% del totale tra il 2016 e il 2020.

La percentuale di personaggi femminili in ruoli di supporto è rimasta stabile – tra il 39% e il 45% – nell’arco di tempo considerato, mentre sono cresciuti i ruoli minori: se nel 2016 erano il 37,8%, nel 2020 sono balzati al 52,7%. Per semplificare, ancora lo scorso anno le storie sulle vicende di uomini o ragazzi sono state viste tre volte in più rispetto a quelle riguardanti donne o ragazze.

Negli Stati Uniti, i neri, gli indigeni e le persone di colore (BIPOC) corrispondono al 40% della popolazione totale, ma la loro presenza in ruoli da protagonisti e co-protagonisti è sotto-rappresentata. In media, i protagonisti BIPOC sono il 15,1% del totale, con un rapporto di 1 a 5 rispetto ai bianchi. Per quanto riguarda i ruoli di spalla, la loro presenza è rimasta abbastanza stabile, raggiungendo il 40,4%, e quindi la parità, nel 2020. Notevole invece la crescita di personaggi BIPOC con ruoli secondari, passati dal 33,3% al 50,5% nel periodo analizzato. La parità in questo campo è stata raggiunta tra il 2019 e il 2020.

Pur rappresentando il 5,6% degli statunitensi, le persone Lgbtq+ restano pressoché invisibili nella televisione mainstream. Nessun esponente di questo gruppo, negli ultimi cinque anni, ha ricoperto un ruolo centrale nelle produzioni più seguite e nei programmi tv più popolari. Nello stesso periodo, inoltre, abbiamo rilevato un decremento di persone Lgbtq+ in ruoli secondari: nel 2020 erano solo l’1,3%.

Le persone con disabilità sono circa il 19% del totale negli Usa. Nel quinquennio considerato, la nostra analisi ha rilevato una crescita stabile dei personaggi disabili con un ruolo principale, fino al picco del 23,1% del 2019. Un progresso certo, ma nostri studi precedenti hanno accertato che è molto più alta la probabilità che un personaggio con disabilità muoia nel corso della storia rispetto a un personaggio non disabile.
Il 34% degli statunitensi ha più di 50 anni. Nel 2016, i personaggi con ruoli da protagonisti e co-protagonisti in questa fascia d’età hanno raggiunto il 60%, ma nel 2017 sono scesi ad appena il 7,8%. Dopo un nuovo biennio di crescita, la percentuale è calata nuovamente al 16,1% nel 2020.

Circa il 40% degli adulti, negli Stati Uniti, è di corporatura robusta. La nostra analisi ha rilevato che questi profili hanno raramente un ruolo da protagonisti o co-protagonisti, fino a risultare del tutto assenti nel 2016 e nel 2020.

Alla luce di questi dati, per portare sul grande schermo storie il più possibile varie e autentiche, proponiamo alcune raccomandazioni fondamentali:
– Misurare i progressi compiuti nel corso del tempo
– Variare le identità ritenute marginali che vengono portate sullo schermo
– Includere storie di gruppi sottorappresentati nelle produzioni per il pubblico generalista
– Fare attenzione alle insidie della rappresentazione: evitare luoghi comuni e stereotipi.

Madeline Di Nonno, presidente del Geena Davis Institute, parteciperà oggi al festival l’Eredità delle donne.

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Looking Back and Moving Forward: The Power of Media Images

 If the past 19 months has taught us anything, its dramatically impacted how we connect, how we create and how we consume media and entertainment.  And has profoundly, reinforced the critical importance of diversity, equity and inclusion. The companies and creatives that have invested in developing inclusive cultures and content will prevail in the “new normal.”

Which is why we centered the topic of our new research study in order to take a look back over the past five years of television in the U.S. to assess where we have seen progress and where we need to accelerate advancement for narrative culture change. 

But, to give you readers some background in case you are not familiar with our work and mission, sixteen years ago, Academy Award winning Actor Geena Davis was watching a pre-school show with her then two-year-old daughter. she was stunned to see that there appeared to be far more male characters than female characters in content made specifically for the youngest of children. 

As a result, In 2004, she launched the Geena Davis Institute on Gender in Media and sponsored the most extensive research on the representation of female characters in children’s movies and TV programs ever done. Since our inception, our Institute works collaboratively with the entertainment and media industries to reduce negative stereotyping and to achieve cultural equity and inclusion onscreen, with a special focus on content targeting children 11 and under. We are the only research-based organization examining representation of six identities: gender, race, LGBTQ+, disability, age 50+ and body size.

For our 2021 See Jane report we analyzed whether underrepresented groups are seen in popular television programming for all ages, over the past 5 years. 

Women/girls make up 51% of the U.S. population. According to our analysis, over the last five years the representation of women/girls as leads/co-leads in the top ten broadcast and cable scripted television shows has been below parity, despite the progress women/girls have made as leads in children’s programming. On average, female characters were 26.9% of all leads/co-leads in popular programming from 2016 to 2020 

Representation of female characters in supporting roles has been steadier — between 39.0% and 45.0% for the years we examine. One upward trend we observe is female characters in minor roles. In 2016, female characters were 37.8% of characters shown, but in 2020 their representation jumped to 52.7%. s given their representation in 2020. Put simply, in popular programming stories about men/boys are still being viewed at three times the rate of stories about women/girls in 2020.  

In the United States, Black, Indigenous, People of Color (BIPOC) constitute over 40.0% of the population. We find that overall, BIPOC characters are underrepresented as leads/co-leads. On average, BIPOC characters made up 15.1% of all leads/co-leads, therefore white leads/co-leads outnumber BIPOC leads/co-leads 5 to 1. For supporting roles, BIPOC representation has remained fairly steady and reaching 40.4% in 2020, reaching parity. In minor roles, representation of BIPOC characters has largely been increasing, climbing from 33.3% to 50.5% between 2016 and 2020. BIPOC representation in minor roles achieved parity in 2019 and 2020.

Despite being 5.6% of the U.S. population, LGBTQIA+ individuals remain nearly invisible in mainstream television, despite making up 5.6% of the U.S. population. LGBTQIA+ leads/co-leads are non-existent in the most popular broadcast and cable scripted television shows over the past five years. We also see a decrease in LGBTQIA+ supporting characters over the past five years, with just 1.3% of all supporting characters in 2020 identified as LGBTQIA+

Disabled people are nearly 19.0% of the U.S. population but our analysis shows that the representation of disabled characters as leads/co-leads has steadily improved reaching its peak in 2019 with 23.1% of leads/co-leads having a disability. While this is progress, our previous studies found that disabled characters are more likely than non-disabled characters to die. 

The share of the U.S. population who are aged 50 and older is around 34.0%. Our analysis of representations of characters 50+ finds the share of leads/co-leads who are 50+ reached 60.0% in 2016, but was just 7.8% in 2017. The number of characters 50+ as leads/co-leads increased again after 2017, but fell in 2020 to 16.1%. 

Nearly 40.0% of U.S. adults have a large body type. Our analysis finds that characters with a large body type are rarely driving the story as leads/co-leads — in 2016 and 2020 no leading/co-leading characters had a large body type.

To bring more diverse and authentic stories to the big screen, we provide key recommendations:

  • Measure Progress Over Time
  • Vary the Marginalized Identities Depicted On-Screen
  • Incorporate Storylines of Underrepresented Groups into Content for General Audiences
  • Representation Pitfalls: Avoid common tropes and stereotypes