Endorfine rosa shocking, la rassegna culturale sportiva al femminile

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Un colore forte, intenso, illuminante. Anzi, energizzante. E stavolta non sinonimo di discriminazione di genere, piuttosto di peculiare capacità di lasciare il segno in storie, giorni, parabole umane, vite. E di produrre – per effetto di quella magia straordinaria che è l’arte cinematografica – endorfine positive capaci di dare nuovo brio e impulso all’impegno di ogni giorno. Tutto questo è “Endorfine Rosa Shocking Film festival, la rassegna della cultura sportiva al femminile giunta alla sua quarta edizione e che si è appena conclusa a Venezia ma continua sulle piattaforme. “Perché questo nome particolare? Perché attraverso i film e i cortometraggi che scelgo ogni anno voglio trasmettere energie vitali, endorfine appunto, e dare una scossa allo spettatore, una scossa emotiva che lo porti, ci porti a riflettere su quanto riescono a fare le donne nello sport e attraverso lo sport” così Laura Aimone, ideatrice e animatrice di “Endorfine Rosa Shocking”.

4-2019Intorno alla sua passione per il cinema – in particolare quello sportivo al femminile – Aimone ha costruito una rassegna ormai gemellata e in sintonia con diverse altre realtà italiane e internazionali (si pensi ad esempio all’Overtime Festival, la ormai storica rassegna della cultura sportiva giunta ormai alla sua undicesima edizione a Macerata), e che ogni anno porta in visione storie che arrivano da ogni angolo del pianeta, e che raccontano percorsi di riscatto, conquista, emancipazione al femminile.

Qualche esempio? Basti pensare al sogno delle giovani calciatrici di Zanzibar, o alle donne-subacquee in Giappone, o alle alpiniste che ogni anno si mettono alla prova sulle vette più affascinanti del mondo”, sottolinea Aimone. “Non mancano poi – evidenzia ancora – storie dure, forti, intense, in cui lo sport e la condizione femminile nel mondo sono legate a doppio filo, come se a volte quei diritti che le donne si vedono sistematicamente negati, potessero trovare voce e affermazione solo grazie al desiderio di vivere la propria femminilità anche e soprattutto grazie all’attività sportiva”.

A testimoniarlo una volta di più, quest’anno, la mostra fotografica “Human Being Woman”, realizzata in Kenya dal fotoreporter Massimiliano Verdino, che con il suo obiettivo ha raccontato il lungo sentiero di emancipazione che molte donne kenyane provano a compiere grazie al running. “Fotografare è raccontare – ci spiega Verdino – e stavolta il mio obiettivo si è posato sulle donne degli altipiani, ma anche su quelle che correndo costruiscono il presente e il futuro della propria famiglia nelle città del Kenya: una strada difficile, a volte tutta in salita, ma che passo dopo passo cambia le donne stesse, il loro rapporto con gli uomini, l’intera società. Sono fiducioso che questa corsa possa portare molte di queste ragazze al traguardo che sognano, quello di avere una vita migliore, passo dopo passo, chilometro dopo chilometro”.