L’umorismo è da persone serie, la libertà è per tutti: intervista a Liza Donnelly

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Ricercare la libertà, quella che abbatte le barriere della diversità. E’ questo il concept del lavoro di Liza Donnelly, fumettista per il The New Yorker e scrittrice americana, nonché creatrice del disegno digitale dal vivo, una nuova forma di giornalismo in cui si disegna utilizzando un tablet e condividendo impressioni ‘visive’ di eventi e notizie istantaneamente sui social media.

81grexmltplUna femminista per definizione, tanto da arrivare a raccontare la storia delle donne nelle vignette della celebre rivista americana, raccolte nel suo libro Funny Ladies. Ha curato numerose mostre, tra cui una dedicata alle vignette sui diritti delle donne alla conferenza annuale di Women Deliver. Alley Oop l’ha raggiunta per parlare del suo lavoro.

Liza, ti sei sempre battuta per tornare a quello che definisci ‘il fulcro del giornalismo vero’. A cosa ti riferisci esattamente?

Io vorrei cambiare il mondo con l’ironia. Vorrei che le persone ricordassero il lato umano del giornalismo, quello emozionale che lo rende una grande professione. Penso che il giornalismo, quello vero, sia rivolto alle persone, e sono fermamente convinta che debba abbattere le barriere per arrivare davvero a tutti. Come dico sempre, il giornalismo è delle persone e alle persone deve
rimanere.

lizadonnelly1Ci parli di come sei riuscita a conciliare l’umorismo visivo con quello che oggi è il tuo lavoro?

L’umorismo visivo è potente, emoziona, ironizza su questioni serie e diciamoci la verità: ridere è da persone serie. È stata la mia professione a scegliermi da ragazzina, all’età di 7 anni e continua a scegliermi tutti i giorni. Chiunque abbia ben chiaro un obiettivo nella propria vita, è fortunato. Vedo ragazzi molto giovani farsi guidare dalla corrente, scegliere cosa fare nella vita perché nella società alcune professioni sono ‘più semplici’ da svolgere di altre. Facendo questo mettono da parte loro stessi e il loro scopo nella vita.

fotodonnelly1Sei sempre stata attenta al ruolo della donna nella società, questo è evidente nei tuoi lavori. Cosa ne pensi di quello che sta succedendo in Afghanistan?

Credo che non sia giusto che le donne in Afghanistan non abbiano la libertà di scegliere la vita che vogliono. Provo profonda tristezza per le donne che si trovano costrette a vivere secondo regole con cui non sono d’accordo e che non possono andarsene dal loro paese. Ultimamente ho dedicato parte del mio lavoro alla questione dell’Afghanistan e credo che tutte le donne afghane meritino la libertà di scegliere la vita che vogliono. Adesso in tanti paesi le donne hanno la libertà di essere chi vogliono, mentre in altri ancora non è possibile. Così come in Afghanistan, dove le differenze tra uomo e donna sono ancora tristemente evidenti.

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