Enza Cappabianca, startupper tra i banchi di scuola: «Insegnare imprenditorialità a scuola prepara al futuro»

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L’emergenza sanitaria ha accelerato la discussione sul futuro della scuola italiana. Il confronto infatti non è soltanto circoscritto all’integrazione della didattica a distanza nelle modalità di insegnamento tradizionali, si pensa piuttosto a quali nuove possibilità offrire agli studenti per prepararli al mondo del lavoro. In questi mesi, per esempio, abbiamo imparato a conoscere Daniele Manni, premiato tra i dieci migliori insegnanti al mondo nell’ambito degli “Innovation and Entrepreneurship Teaching Excellence Awards”: la tecnica didattica learning entreneurship by doing startup è la ricetta del suo successo. Anche il ministero per le Politiche Giovanili e il Servizio civile universale ha messo a punto il progetto “Open Doors” per rispondere al gap occupazionale e all’abbandono scolastico (13,5% secondo i dati Istat 2019), creando per i ragazzi occasioni di incontro con i manager e gli amministratori delegati di grandi aziende internazionali. E un docente italiano, lo scorso anno, è finito persino tra i finalisti del Global Teacher Prize: Carlo Mazzone porta nelle classi l’educazione all’imprenditorialità e realizza con i suoi studenti progetti competitivi e innovativi.

whatsapp-image-2021-07-04-at-15-57-55Alley Oop ha voluto saperne di più, chiacchierando proprio con una dei protagonisti. Enza Cappabianca ha 18 anni e frequenta l’istituto “Bosco Lucarelli” di Benevento. Ha vinto, insieme ad altri 4 compagni,  il premio “miglior mini-impresa d’Italia” durante il programma di Junior Achievement “Impresa in azione”, che quest’anno ha coinvolto 15 mila studenti. Ad assicurarle la vittoria Esport Linker, una piattaforma social per gamers amatoriali capace di creare opportunità economiche e rendere la loro passione una professione.

whatsapp-image-2021-07-04-at-15-57-55-2Il suo impegno le ha permesso di vincere il premio “Girls in Stem Award” promosso da Fondazione Coca-Cola Hbc Italia, ma Enza non intende fermarsi e adesso conquista anche Coldiretti con la nuova mini-impresa Landin Ja, che mette in contatto operai e imprenditori agricoli. La sua esperienza è stata raccontata a Catania lo scorso 23 giugno, durante la ministeriale dedicata a lavoro e istruzione del G20. E ora dita incrociate per Enza: nelle prossime settimane sarà annunciata la classifica dei Global Student Prize della Varkey Foundation e lei potrebbe rappresentare l’Italia grazie ai risultati ottenuti attraverso questa nuova prospettiva della scuola, in grado di guardare allo sviluppo economico e all’innovazione.

Come nasce l’idea di Esport Linker e quali sono gli obiettivi della piattaforma?Esport Linker è un progetto nato tra i banchi dell’istituto Lucarelli, dove un team spinto dalla passione per i videogiochi ha realizzato una startup che intende favorire la crescita economica e professionale dei videogiocatori amatoriali. Il progetto si basa sulla possibilità di creare un ambiente in cui l’interesse per i videogiochi possa crescere e fare in modo che più persone possano parteciparvi grazie alle interconnessioni tra gamers. All’interno della piattaforma social è possibile organizzare tornei per guadagnare e migliorare le proprie capacità. Noi del team di Esport Linker abbiamo deciso di rendere effettivo il progetto, infatti stiamo valutando il percorso adatto per costituire realmente la nostra startup.

Cosa risponderesti a chi pensa ancora che i videogiochi siano mero intrattenimento e non una opportunità di lavoro?
Volutamente abbiamo scelto il tema dei videogiochi, da sempre criticato. Il nostro messaggio, invece, evidenzia l’importanza dell’educazione al gaming a scuola e in famiglia. La pandemia ci ha fatto scoprire le potenzialità delle attività in remoto e tra queste ci sono anche i videogame, che rappresentano un settore economico in forte crescita in Italia.

Coma sta cambiando secondo te il lavoro della Generazione Z? Quali novità percepisci rispetto al passato?
Il digitale è sicuramente il biglietto da visita della Generazione Z. Siamo definiti “nativi digitali” e la maggior parte delle nostre interazioni con il mondo sono possibili sui social e su Internet. Secondo me i benefici delle nuove tecnologie influiranno sicuramente sul mondo del lavoro e percepisco una particolare ricerca di stabilità da parte della Gen Z, che si traduce anche in investimenti intelligenti.

Consideri l’ambiente dello streaming e dei videogame libero dai pregiudizi?
Per chi sa guardare con sguardo libero dai pregiudizi questa realtà, diventa facile
associare i videogiochi a reti di socialità, spazi di partecipazione, condivisione e creatività. Inoltre, si tratta di un ambiente che sostiene i concetti di autoregolamentazione e fair play: tutti gli utenti sono accomunati dallo stesso obiettivo e condividono la passione per i videogiochi e il fare community.

Cosa ostacola secondo te una maggiore partecipazione delle ragazze alle carriere Stem?
Le ragazze non ripongono fiducia nell’ambito Stem poiché sono state da sempre ritenute materie prevalentemente maschili, anche a causa degli stereotipi che ci accompagnano fin dai primi anni della nostra vita. Nonostante il contributo di diverse figure femminili nel contesto scientifico, sono ancora tantissime le ragazze che non sono interessate a questo mondo poiché risentono ancora dei vecchi pregiudizi. Per promuovere una vera parità secondo me bisognerebbe promuovere attività di informazione e sensibilizzazione nelle scuole, nelle famiglie e iniziative che mirano a sottolineare che il mondo Stem è semplicemente uno spazio di eccellenza per tutti.

La tua nuova mini-impresa Landin Ja guarda invece all’agricoltura: qual è la sua funzione? Consideri la battaglia per l’ambiente una vera e propria sfida delle nuove generazioni?
LandIn JA è la piattaforma che unisce operai e imprenditori agricoli per contrastare il fenomeno dei terreni incolti e abbandonati, garantendo opportunità lavorative, trasparenza e tracciabilità. La nostra priorità è il rispetto dei temi dell’Agricoltura 4.0, tra cui la tutela del lavoratore, la riduzione dell’inquinamento e la valorizzazione dei prodotti autoctoni venduti sull’e-commerce, che la stessa piattaforma ospita. La nostra idea nasce dal bisogno di risolvere un problema che riguarda il mondo intero: ci siamo infatti ispirati all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e 9, dei suoi 17 obiettivi, sono contemplati nel nostro progetto. Le prossime generazioni saranno orientate a tecnologie destinate a rivoluzionare l’agricoltura e l’alimentazione, e LandIn vuole creare un rapporto tra l’industria degli agricoltori e gli istituti di ricerca, generando così nuovi flussi di entrate con impatto minimo e collaborazioni internazionali. 

Hai partecipato alla ministeriale dedicata a lavoro e istruzione del G20 a Catania, raccontando la tua esperienza. Quale futuro per la scuola italiana è emerso dal confronto?
È stato un grande onore partecipare al Side Event della ministeriale dedicata a lavoro e istruzione del G20. Dal confronto è emersa l’importanza della didattica economico-imprenditoriale per preparare le nuove generazioni alla ripresa economica a lungo termine e ad affrontare il mondo del lavoro, con le sue rapide evoluzioni. L’educazione imprenditoriale deve diventare una priorità, soprattutto perché si inizia a parlare di Generation-E, ossia una popolazione giovane pronta ad accogliere consapevolmente il fattore E, “Education, Entrepreneurship, Employment, Environment”.

Cosa hai imparato durante le lezioni con il professore Carlo Mazzone che ti è stato utile poi?
Il professore Carlo Mazzone è un grande docente, un professionista e un punto di riferimento ideale. Per me e per i miei compagni è stato un insegnante di informatica, ma soprattutto un maestro di vita: ci ha permesso di vivere a tutti gli effetti la realtà aziendale con la partecipazione ai programmi di imprenditorialità di Junior Achievement Italia. Armati di impegno, coraggio, determinazione e autodisciplina, ci siamo posti come obiettivo la realizzazione dei nostri sogni, gettando le basi per il nostro futuro. Così come capita nelle realtà aziendali, per superare i momenti di difficoltà abbiamo unito le nostre forze a quelle degli imprenditori locali, dell’università e delle aziende leader di settore: in questo modo la scuola si è aperta all’esterno e ha creato possibilità occupazionali. 

Pensi che questa nuova prospettiva della scuola possa fare la differenza nella formazione degli studenti?
Assolutamente sì. Bisogna far avvicinare istruzione e imprenditorialità, così da realizzare e portare avanti progetti rilevanti. Raccogliendo i benefici di questa collaborazione, potranno essere migliorate le pratiche educative per preparare le ragazze e i ragazzi a una società sempre più automatizzata, nonché per sviluppare le competenze che sono tanto richieste nel mondo del lavoro. Posso definire la mia esperienza a scuola come una vera e propria avventura: scoprendo le proprie passioni, si possono fare cose incredibili. Questa nuova prospettiva contribuisce alla creazione di network, perché incontrando persone che hanno attitudini simili e aiutandosi a vicenda è possibile trovare esattamente ciò che si desidera. E sono sicura che questo sia l’aspetto più importante per la crescita della comunità.

Sei diventata un punto di riferimento per le ragazze e i ragazzi della tua età: come gestisci questa responsabilità? 
Credo che sia molto importante avere role model, fonti di ispirazione e di confronto per svolgere le attività nel migliore dei modi. E la condivisione regge tutto, perché ci si motiva reciprocamente a raggiungere traguardi altissimi. Essere consapevole di questa enorme responsabilità mi incoraggia a migliorare: voglio aiutare gli altri a scoprire le proprie passioni.

E nel tuo futuro cosa immagini?
Mi piacerebbe diventare una startupper, oppure una project manager nell’ambito di progetti sull’intelligenza artificiale e sull’IoT. Nel frattempo, però, vorrei investire in formazione e sostegno concreto per guidare ragazze e ragazzi verso un futuro ricco di soddisfazioni: sono pronta a mettermi in gioco!

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