“Il project manager in una azienda è chi fa accadere le cose, che disegna una bozza, poi la realizza e poi la aggiusta mentre la sta realizzando”. Elisa Pagliarani, 31 anni, è general manager di Glovo Italia, piattaforma di consegna a domicilio multi categoria. E a guardare il suo percorso, si può dire che sia anche project manager della propria vita professionale: un’idea di base e nessuna paura a modificarne in corsa la realizzazione.
Laureata in ingegneria gestionale al Politecnico di Milano, entra in Vodafone per uno stage e ci resta per 4 anni, occupandosi di project management nel mondo delle operations. “Mi sono sempre trovata molto bene in quell’azienda, ma a un certo punto, dopo un progetto particolarmente impegnativo, ho sentito che mi mancava un pezzo: poter misurare l’impatto del mio lavoro sull’azienda stessa”, racconta Elisa Pagliarani, continuando: “Così ho cominciato a guardare con sempre maggiore interesse a realtà più piccole, di cui poter conoscere da vicino il business nelle sue componenti più strategiche e basiche”.
E’ così che Pagliarani di avvicina al mondo delle startup e al food delivery in particolare. “Ho visto che c’era una posizione aperta in Glovo. Era il 2017, la società era nata 2 anni prima a Barcellona. L’obiettivo era supportare l’espansione del business nel nostro Paese, che in quel momento contava otto persone in un piccolo ufficio a Milano”.
Oggi Glovo è in 20 Paesi, in Italia è presente in 200 città e ci lavorano oltre 130 persone. “Ricordo il clima degli inizi – commenta Pagliarani -, la sensazione di poter conoscere ogni aspetto della vita aziendale, compresi quelli più operativi, che però cerchiamo sempre di trasformare in momenti di squadra. Un esempio? I tablet party che ci inventavamo quando dovevamo configurare i tablet ai ristoratori per ricevere gli ordini, un lavoro fondamentale, di routine ma che diventava aggregante”. Perché ‘team’ è una delle parole chiave più ricorrenti nella professione secondo Pagliarini. “Solo se la squadra funziona, davvero uno più uno diventa 3, e anche 4”.
Inevitabile toccare il tema dei rider, sono anche loro parte della squadra? “Certo. Glovo è stata tra i promotori del primo contratto collettivo nazionale. Uno dei nostri core values, da cui siamo ossessionati, è CARE, che si riverbera sui nostri tre ‘pilastri’: ristoratori, clienti e rider”. E ancora parlando di squadra, c’è un aspetto importante che caratterizza Glovo: “Nel team Italia nella nostra prima linea sono equamente rappresentati entrambi i generi. Ed è una ricchezza perché davvero su certi aspetti, al di là delle caratteristiche individuali, l’approccio è diverso. Un esempio? A parità di idee, gli uomini, tendenzialmente hanno una maggiore propensione al rischio e tendono ad alzare l’asticella del risultato. Le donne invece sono più pratiche e propense alla ‘messa a terra’ di quella idea”.
Un consiglio per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro e dell’impresa adesso? “Imparare a maneggiare i dati, notare trend e pattern, nell’era del mondo digitale è fondamentale. Proprio per correggere la bozza di cui parlavamo all’inizio”.
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