La pandemia da Covid, con le sue conseguenze economiche e sociali, ha avuto un impatto più forte sulle donne. Il Recovery fund varato dall’Europa per aiutare la ripresa deve essere l’occasione per cambiare il ‘paradigma culturale’ alla base della diseguaglianza di genere e fermare così anche l’escalation dei femminicidi e della violenza di genere. Sulla base di queste considerazioni, la Commissione femminicidio del Senato, presieduta da Valeria Valente (Pd), ha approvato una lettera in cui si focalizzano i campi prioritari di azione su cui intervenire indirizzata ai presidenti delle Commissioni che stanno lavorando ai pareri sul Recovery plan, a partire dalle ‘capofila’, le commissioni Bilancio e Politiche Ue.
“Occorre – si rileva nel documento – che tutte le politiche e gli interventi pianificati prevedano una accurata valutazione di impatto di genere (ex ante ed ex post) con un set di indicatori quali-quantitativi in grado di misurare effetti e conseguenze delle politiche e degli investimenti sui diversi target della popolazione femminile, adottando un approccio intersezionale”. Nel documento c’è un ventaglio di otto capitoli. Si parte da quello relativo alla ‘Cultura ed educazione scolastica’ in cui si sottolinea che “bisogna promuovere l’educazione al valore della differenza di genere e dell’interazione positiva tra i generi nonché il contrasto agli stereotipi durante l’intero percorso formativo scolastico”, insieme ad “interventi volti a favorire una adeguata formazione del corpo docente” e la “riflessione sul linguaggio e sui contenuti dei libri di testo, attraverso la rimozione di ogni forma di stereotipo”.
Collegato a questo, c’è il capitolo relativo alla ‘Comunicazione e linguaggio’ in cui si sottolinea la necessità di “iniziative culturali e campagne di comunicazione” sia sul fenomeno della violenza sulle donne ma soprattutto per “promuovere una corretta cultura della relazione uomo-donna in ogni età, basata sulla parità, libera dalla violenza e dagli stereotipi di genere”. Tutto ciò deve essere accompagnato da “più ampi interventi sul mondo della comunicazione, volti a combattere ogni forma di rappresentazione sessista o discriminatoria della donna trasmessa dai media e dalla pubblicità”.
E ancora la Commissione pone l’accento nel capitolo sulla ‘Formazione universitaria e professionale’ sulla necessità di promuovere “corsi interdisciplinari inerenti le tematiche di genere e il fenomeno della violenza contro le donne, al fine di garantire una completa ed omogenea formazione di tutte le figure professionali coinvolte nella prevenzione e nel contrasto al fenomeno”.
Non poteva mancare nel documento un capitolo su ‘Lavoro e welfare’ in cui si sottolinea che “è necessario investire nella partecipazione delle donne al mondo del lavoro, valorizzandone il contributo ed incentivando politiche dirette a garantire l’equilibrio di genere”. In questo quadro la Commissione femminicidio sottolinea l’importanza di “favorire e sostenere l’inserimento e il reinserimento nel mercato del lavoro delle tante donne vittime di violenza”, rilanciando anche la proposta di un “reddito di libertà, che dovrebbe essere accompagnato da più strutturate politiche attive” insieme a “specifiche agevolazioni fiscali e contributive in favore delle aziende che assumono donne in uscita dalla violenza”. Per favorire la promozione della parità di genere nel lavoro, inoltre, non si può prescindere da interventi per favorire “la conciliazione dei tempi di vita”. Infine “un’attenzione particolare va riservata agli orfani di femminicidio”.
Si passa al capitolo relativo al ‘Rafforzamento della protezione attraverso le reti dei centri antiviolenza e le reti dei centri per il trattamento degli uomini che hanno agito violenza sulle donne’ in cui si sottolinea che bisogna aumentare “il numero di centri antiviolenza e di case rifugio presenti sul territorio in rapporto alla popolazione, anche attraverso la messa a disposizione di beni demaniali per lo svolgimento delle loro attività”. E parallelamente occorre “potenziare il ruolo dei centri di ascolto/trattamento per uomini autori di azioni violente nelle relazioni domestiche e/o di genere, assicurandone una omogenea presenza sul territorio nazionale e sostenendoli nella maniera più opportuna”. Su questo tema, la senatrice del Movimento 5 Stelle Alessandra Maiorino, componente della commissione Giustizia e capogruppo nella commissione di inchiesta sul Femminicidio riferisce che è stato “richiesto che in commissione Giustizia venga incardinato il disegno di legge a mia prima firma, assegnato alla commissione oltre nove mesi fa, e che proceda con un iter spedito”.
Per quanto attiene alla ‘Medicina territoriale e percorsi di protezione delle donne che hanno subito violenza, delle donne vulnerabili e delle donne con disabilità’ si chiede un “ulteriore rafforzamento degli interventi sanitari a sostegno delle donne, potenziando i percorsi dedicati alle vittime di violenza nel contesto complessivo della medicina di base, dei medici di famiglia, dei servizi territoriali e specificamente dei sevizi che sono più a contatto con le patologie delle donne ad elevata eziologia da violenza”. Inoltre, “in questo contesto, particolare attenzione deve essere riservata alle donne con disabilità”.
Sul versante di ‘Edilizia residenziale pubblica, trasporti e sicurezza urbana’ si sottolinea la necessità di “adeguati investimenti per la realizzazione di case di semi autonomia” e “precisi interventi nell’ambito delle politiche abitative finalizzate a favorire l’accesso all’edilizia residenziale pubblica da parte delle donne vittime di violenza” nonché la promozione di “progetti sperimentali di co-housing”. In materia di trasporti e di sicurezza urbana si propone, tra l’altro, la attivazione di “servizi di trasporto gratuiti a chiamata” per le donne vittime di violenza. Infine nel capitolo relativo alla ‘Giustizia civile e penale’ si rileva che “bisogna intraprendere azioni innovative per migliorare l’efficienza della giustizia civile e penale, proseguendo nel solco tracciato dal Codice rosso ed implementando alcuni istituti di prevenzione e protezione per le donne vittime di violenza”. Si sottolinea, tra l’altro, la necessità che vengano “previste nuove misure di carattere preventivo volte a meglio tutelare la vittima nelle fasi preliminari delle indagini” e occorre garantire “interventi più celeri che consentano l’allontanamento dell’uomo maltrattante”.
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