Il 2020 è stato un anno catastrofico anche dal punto di vista del mercato del lavoro. Basti pensare che dall’inizio del lockdown sono andati persi 420.000 posti di lavoro, di cui il 55,3% è stato perso dalle donne. I dati Istat di ottobre mostrano, rispetto a febbraio, un calo di 284 mila lavoratori dipendenti e 136 mila autonomi. Il tasso di disoccupazione resta stabile in ottobre al 9,8% ma sale al 30,3% per i giovani.
Quali sono le 5 sfide sul lavoro che ci dobbiamo aspettare per il 2021?
Lo smart working continua anche post pandemia
Sia nel pubblico sia nel privato si è esteso lo smart working e difficilmente si tornerà indietro. Laddove i lavori lo consentano, la maggior parte delle aziende continuerà a gestire una forma ibrida di lavoro in presenza e lavoro in remoto. L’aumento di flessibilità e produttività e l’abbassamento dei costi sono dei vantaggi molto importanti. Tuttavia nel 2020 abbiamo sperimentato che lavorare al 100% da casa può portare anche stress e frustrazione.
I contatti umani saranno quindi al centro di questa nuova formula ibrida: architetti specializzati in questo settore, stanno disegnando nuovi uffici che assomigliano più a hub perché sono usati per valorizzare i momenti di condivisione con i colleghi. Nel design di questi nuovi spazi non c’è traccia di postazioni di lavoro singole: il lavoro da scrivania è da fare a casa e in ufficio si va quando è necessaria la collaborazione con i colleghi. Molte organizzazioni, come il Comune di Milano, stanno anche attrezzando le loro sedi decentrate per dare la possibilità ai dipendenti di scegliere la sede più vicina alla loro abitazione.
Competenze digitali: se non le possiedi, difficilmente puoi trovare lavoro
L’area studi di Mediobanca ha analizzato che negli ultimi 9 mesi del 2020 le società del FTSE MIB hanno perso 64 miliardi di ricavi (-21,6%, di cui -14,0% nel 1Q, -37,4% nel 2Q e -13,6% nel 3Q). I servizi hanno registrato il calo minore (-14,0%), davanti al comparto energia/utilities (-16,4%) e alla manifattura (-18,7%). In questo scenario molto preoccupante per l’industria italiana, c’è un comparto che è cresciuto del 18,4%, quello del mondo online.
“I Giganti del Web hanno confermato la loro capacità di adattamento e flessibilità anche durante questa crisi, sfruttando pienamente le proprie digital skills e le potenzialità dei big data. È possibile individuare trend eterogenei tra i diversi comparti: decisa crescita del food delivery, seguito dai videogames e dall’e-commerce, mentre viaggi e servizi di trasporto online hanno subìto un brusco arresto. Con l’allentamento delle misure di distanziamento sociale avviato a cavallo tra il 1H e il 3Q 2020 si è osservata una netta ripresa dei ricavi pubblicitari” così spiega il report di Mediobanca. Ne consegue che i lavori e le competenze più richieste sono quelle che afferiscono all’ambito del digitale: programmazione, analisi dati, marketing digitale, intelligenza artificiale, cyber security, e-commerce sono tra le aree più richieste.
L’antifragilità sarà la super skill più utile nel 2021
Il principio di antifragilità è stato studiato e approfondito da Nassim Taleb, filosofo, saggista, matematico e accademico libanese naturalizzato statunitense, esperto di matematica finanziaria e teoria della probabilità. L’antifragilità è l’attitudine di alcuni sistemi a modificarsi e migliorare a fronte di sollecitazioni, fattori di stress, volatilità, disordine. Adattarsi all’imprevisto piuttosto che evitarlo, essere flessibili piuttosto che essere rigidi, accettare il cambiamento piuttosto che restare fermi nelle proprie idee: questi sono approcci più sostenibili e vincenti nel tempo e il 2020 ne è stata la prova.
Il ruolo delle donne nell’economia
Sono le donne ad aver risentito di più della crisi occupazionale legata al Covid-19 penalizzate sia dal settore terziario, dove prevalentemente lavorano, sia dal fatto che hanno avuto carichi di lavoro in casa più pesanti legati al periodo di chiusura delle scuole e di lockdown. Nonostante le donne in Italia siano più istruite degli uomini e hanno un percorso accademico più brillante, quando entrano nel mondo del lavoro riscontrano un vero e proprio percorso ad ostacoli che questa crisi ha solo accentuato. Nel post-Coronavirus però la situazione potrebbe cambiare, visto anche che alla voce parità di genere il governo ha prenotato 4,2 miliardi dei fondi in arrivo con il Recovery fund. Ma non bastano incentivi per le imprese, è necessario rivedere anche l’intero sistema di welfare e facilitare l’occupazione femminile.
Il ruolo dei giovani nell’economia
Anche i giovani sono stati duramente colpiti dalla crisi. Già categoria in difficoltà per il lavoro pre-crisi, non è stata facilitata perché tantissime imprese hanno dovuto interrompere i tirocini o le assunzioni portando una forte frenata alla crescita dell’occupazione giovanile che timidamente è avvenuta negli ultimi anni. Prima della pandemia, la disoccupazione giovanile nell’UE per i giovani tra i 15 e i 24 anni era pari al 14,9%, in calo dopo il picco del 24,4% raggiunto nel 2013. Ad agosto 2020 la disoccupazione era pari al 17,6%, una cifra destinata ad aumentare. In Italia abbiamo raggiunto fino al 30,3% a ottobre 2020.
La crisi del COVID-19 ha aumentato il divario tra vincitori e vinti. C’è chi ha perso il lavoro e chi ha guadagnato di più. Per riequilibrare la situazione e massimizzare il benessere nella società è tempo di reinventare i modelli organizzativi, economici e comportamentali.