Donne maltrattate, ecco perché è importante garantire l’assistenza legale

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Il protocollo d’intesa tra la  Regione Lazio e l’Ordine degli Avvocati di Roma è il primo di tale specie che ha due pregi: dare un sostegno economico alle donne vittime  di violenza che non possiedono i requisiti previsti per l’accesso al gratuito patrocinio sia in ambito penale che civile, ed il secondo che possono scegliere tra avvocati che siano in possesso di requisiti che dimostrino la comprovata qualifica.

Non avere i soldi è uno dei motivi che porta le donne a non ricorrere alla giustizia ed è la famosa violenza economica che non consente di “uscire dal circuito della violenza e della sottomissione” mentre in questo modo per le vittime è stato innalzato il limite economico al doppio del reddito previsto per il  gratuito patrocinio, ossia fino ad 23.000 euro. Ed è stato previsto anche per i reati ulteriori rispetto a quelli per cui già vi è l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato ed inoltre il fondo non riguarda la copertura degli onorari e delle spese correlate dei difensori iscritti nell’elenco, che accettano i parametri ad i minimi con parcella vistata da Consiglio dell’Ordine di appartenenza, ma anche per i consulenti tecnici che spesso sono indispensabili in questa materia.

Il protocollo offre sostegno economico – con la previsione di un fondo triennale per coprire le spese legali e tecniche diverse da quelle già accordate dal legislatore – alle vittime di alcuni specifici reati, in particolare  maltrattamenti in famiglia, mutilazione degli organi genitali femminili, violenza sessuale, atti sessuali con minorenne, violenza sessuale di gruppo, atti persecutori e taluni reati commessi in danno di minorenni.

L’ampiezza dei confini della tutela accordabile e la sua innegabile rilevanza riguarda i tanti casi di lesioni dolose di qualunque entità, i casi di tentato omicidio e quelli di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso; tutte le vittime di violenza psicologica e quindi, a seconda del contesto, anche coloro le quali sono state vittime di condotte di violenza privata, o anche, in alcuni casi, di minacce aggravate, o di costrizione o induzione al matrimonio.

Rientrano nella previsione del protocollo le aggressioni della sfera sessuale della donna non coperte dalla legge sul gratuito patrocinio, come, ad esempio, la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (revenge porn); i casi di violenza “economica” per violazione degli obblighi di assistenza familiare; le vittime di atti persecutori o di maltrattamenti in famiglia le quali potranno scegliere il proprio difensore da un elenco di legali specializzati nella materia, che non siano iscritti negli elenchi del patrocinio a spese dello Stato.

Si consentirà dunque di offrire un’assistenza specialistica e idonea ad assicurare una tutela efficace in un momento cruciale dell’esistenza di una donna che decide di non essere più vittima e di non essere più soggiogata dalla violenza fisica, sessuale, psicologica o economica. Una tutela che auspichiamo in tutte le regioni di Italia o a livello nazionale, onde offrire una vera àncora di salvezza a tutte le vittime di violenza nel cambio di paradigma verso la prevenzione. Perché una risposta tempestiva alla violenza sottrae la donna alla sua reiterazione.

  • Silvia Carteny |

    Insieme ai femminicidi esiste anche la violenza economica che non consente di “uscire dal circuito della violenza e della sottomissione”; cosa stiamo facendo per quelle donne che hanno paura di perdere il posto di lavoro se si ribellano ad un capo che le approccia con un gergo irriverente e volgare e maschilista ? Occorrerebbe garantire a queste donne una sorta di sostegno economico in caso di perdita del posto di lavoro conseguente ad una denuncia , ad esempio prevedendo tale ipotesi nella casistica che garantisce l’erogazione della Na.SPI da parte dell’ INPS

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