Calcio, in Brasile le calciatrici guadagneranno quanto Neymar in Nazionale

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Alle calciatrici americane, campione del mondo, non era riuscito ciò che invece è andato in porto per le atlete brasiliane. La Confederazione calcistica brasiliana (CBF) ha annunciato che, per quanto riguarda le nazionali, le donne avranno gli stessi premi degli uomini. “La CBF ha deciso di stanziare lo stesso importo per i bonus e le indennità giornaliere per uomini e donne, il che significa che le giocatrici guadagneranno lo stesso degli uomini“, ha dichiarato il presidente della Confederazione, Rogério Caboclo, in conferenza stampa.

Grazie a queste misure, le giocatrici convocate per la selezione femminile brasiliana guadagneranno le stesse somme di Neymar o delle altre stelle della squadra maschile ad ogni raduno, anche per i bonus partita. La decisione della federazione brasiliana segue quella della federazione australiana, che ha aperto la strada. Le atlete australiane, infatti, erano state le prime a ottenere la parità salariale rispetto ai colleghi uomini, nel novembre 2019. Particolare che forse ha avuto il suo peso, poi, nell’assegnazione dei prossimi mondiali di calcio femminili del 2023 che si giocheranno appunto in Australia e Nuova Zelanda.

La CBF ha detto che la sua decisione è stata comunicata alla squadra femminile e al loro allenatore, la svedese Pia Sundhage lo scorso mese di marzo. La misura sarà applicata alle squadre nazionali che parteciperanno ai Giochi Olimpici di Tokyo del prossimo anno, così come ai prossimi tornei di Coppa del Mondo maschile e femminile.

Lo smacco per Rapinoe e compagne

Era il 7 luglio 2019  al Parc OL di Lione. La nazionale statunitense aveva appena chiuso la finale dei mondiali di Francia con un 2 a zero contro l’Olanda, laureandosi campione del mondo per la quarta volta. Sul campo la squadra festeggia e si appresta a salire sul podio a ritirare la coppa, mentre dagli spalti si alza un solo unico grido all’unisono di uomini e donne: “equal pay, equal pay, equal pay”. Parole scandite e chiare di tifosi che riconoscevano il valore sportivo e professionale alle atlete. Un grido che, per chi era allo stadio quel giorno come me, è stato una sorpresa e un’emozione.

Eppure nel maggio scorso è arrivato il no del giudice federale a cui la squadra si era rivolta. Nella sua decisione di 32 pagine, il giudice Gary Klausner del Tribunale distrettuale degli Stati Uniti per la California centrale a Los Angeles, ha respinto l’argomento delle atlete in merito alla discriminazione salariale. Come contentino, il giudice ha rimandato a un giudizio successivo le richieste relative a una parità di trattamento rispetto ai colleghi in tema di alloggi, viaggi e altro. «Faranno appello» aveva detto il portavoce delle calciatrici, Molly Levinson.

Le giocatrici della nazionale statunitense  avevano chiesto un risarcimento di oltre 66 milioni di dollari alla federcalcio (U.S. Soccer Federation) nell’ambito della loro causa per discriminazione di genere. Tra i documenti presentati, anche gli accordi collettivi della nazionale maschile e della nazionale femminile, da cui emerge non solo la disparità di trattamento per i bonus, ma anche la differente struttura dei pagamenti riservati ad atleti e atlete.

La vittoria di Marta

I tifosi italiani conoscono le calciatrici brasiliani, perché la nostra Nazionale le ha incontrate a Valenciennes nel girone di qualificazione agli ottavi dei Mondiali di calcio di Francia 2019. Quella sera uscimmo dallo stadio delusi per il risultato (0 a 1 per loro), ma elettrizzati per aver visto due squadre battersi in campo.

Brasile che poi uscì dal campionato dopo un 2 a zero contro la Francia. Una partita che ha segnato anche l’addio al calcio di Marta, la migliore giocatrice del Paese. Marta Vieira da Silva, detta appunto Marta, classe 1986, detiene diversi record a livello individuale: ha vinto cinque FIFA Women’s World Player of the Year (dal 2006 al 2010) e un Best FIFA Women’s Player (2018), per un totale di sei affermazioni come miglior giocatrice del mondo.

Nel suo addio ha lanciato un messaggio forte per le prossime generazioni di calciatrici.  «Senza dubbio, questo è stato un momento speciale e dobbiamo godercelo. Dico questo nel senso di valorizzare, dare più valore a quello che abbiamo fatto. Chiediamo tanto, chiediamo appoggio, ma dobbiamo anche saper apprezzare tutto questo – dice Marta -. Scusate l’emozione, è un momento molto toccante. Volevo essere qui sorridente, piangere di gioia. Ecco, credo che questo debba essere il principio: dobbiamo piangere all’inizio, per sorridere alla fine».

Quelle lacrime e quelle battaglie hanno portato a un risultato concreto, che oggi si festeggia anche a livello economico.