Torture, lavori forzati e pestaggi. Questo è ciò che aspetta molti migranti nel loro viaggio attraverso l’Africa, che spesso li porta come ultima tappa in Libia. E’ quanto denuncia un nuovo rapporto pubblicato oggi dall’agenzia Onu per i rifugiati Unhcr e dal Mixed Migration Centre (Mmc) del Danish Refugee Council, intitolato “In questo viaggio, a nessuno importa se vivi o muori“, che racconta degli omicidi e abusi subiti da migranti e rifugiati sulle rotte dall’Africa occidentale e orientale alle coste nordafricane del Mediterraneo.
I migranti, secondo quanto riportato nel documento, riferiscono di essere state vittime di violenze brutali, tra cui essere ustionati con olio bollente, plastica sciolta o oggetti in metallo riscaldati, di aver subito scariche elettriche e di essere stati legati e costretti a posizioni di stress. Il rapporto riferisce che donne e bambine, ma anche uomini e bambini, sono a rischio elevato di divenire vittime di stupri e violenza sessuale e di genere, in particolare presso checkpoint e aree di frontiera, e durante le traversate del deserto.
Circa il 31% delle persone intervistate dal Mmc che hanno assistito o sono sopravvissute a episodi di violenza sessuale nel 2018 o nel 2019, hanno vissuto tali aggressioni in più di una località. I trafficanti risultano essere stati i primi responsabili di violenza sessuale in Africa settentrionale e orientale, come registrato nel 60% e nel 90% delle testimonianze relative a ciascuna rotta, mentre in Africa occidentale, i principali responsabili di aggressioni sono stati funzionari delle forze di sicurezza, militari o di polizia, avendo commesso un quarto degli abusi denunciati. Molte persone, poi, hanno riferito di essere state costrette dai trafficanti a prostituirsi o a soddisfare altre forme di sfruttamento sessuale.
Qualcosa si può fare perché questi crimini non si perpetrino nel tempo. Sono necessari, secondo Unhcr, sforzi maggiori per rafforzare le capacità di protezione delle persone che percorrono tali rotte e per assicurare alternative credibili e legali a questi viaggi pericolosi e disperati. È necessaria una maggiore cooperazione tra Stati per identificare i criminali responsabili di questi orribili abusi e assicurare che rispondano della loro condotta.