Invecchiare fa tornare ad essere felici (se sposati ancora meglio)

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Photo by Lesly Juarez on Unsplash

“I 50 sono i nuovi 30” ci diceva sorridente Jennifer Lopez al compimento del suo mezzo secolo. Bella forza, è Jennifer Lopez! penserete. E invece non è la battuta di un’attrice. Che invecchiando si sia più sereni, felici e meno ansiosi lo dimostrano diversi studi. Tanto che pare proprio che la felicità nella vita sia una grande curva ad U. Si è felici da piccoli e poi sempre meno crescendo, fino a raggiungere il “bottom” a metà della nostra esistenza, per poi tornare a risalire.

Una beffa, si direbbe. All’apice della nostra formazione, forza fisica, libertà siamo in realtà nel momento più infelice della nostra esistenza. Eppure uno studio su dati di  Gallup World Poll relativi a 46 Paesi al mondo ha dimostrato come esista proprio un turning point nella nostra vita, dal quale riparte la nostra riscossa felice. Un punto di svolta che varia da Paese a Paese. Nella mappa qui sotto le nazioni più chiare hanno la svolta prima rispetto a quelle più scure. In Italia? La risalita comincia a 55 anni.

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Se si torna a risalire la china della felicità prima di altri, vuol dire che con ogni probabilità si vivranno più anni felici (presupponendo quindi che la parte bassa della U per alcuni sia più corta che per altri). E, infatti, dallo studio emerge che le nazioni con un’età di turning point più bassa sono anche quelle che si posizionano più in alto nella classifica del World Happiness Report (2015). Lo dimostrano ai due opposti la Danimarca (fra i Paesi più felici al mondo e con un turning point sotto i 45 anni) e la Repubblica Ceca (secondo Paese meno felice al mondo e con un punto di svolta attorno ai 69 anni).

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Insomma, indugiare troppo fra stress, insoddisfazione e incertezze non giova a noi, ma neanche al nostro Paese. Perché più il Paese è in alto nella classifica della felicità, maggiore risulta essere la crescita del Pil. E come in un circolo virtuoso un’economia più florida e quindi income (guadagni) più alti a loro volta fanno crescere la felicità delle persone.

Ma a influire sulla nostra “vicinanza alla migliore vita possibile” sono anche le decisioni nella vita privata. E così si scopre che gli sposati sono mediamente più felici nella vita dei single. Sono questi ultimi la vera zavorra dell’indice di felicità del Paese, come dimostra il grafico qui di seguito. Con un baratro di sofferenza attorno ai 50 anni.

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Ma tranquilli, il grafico qui sopra fotografa la realtà statunitense. In Europa le differenze sono meno marcate fra sposati e non. Neanche i ricercatori sono riusciti a spiegare perché. Ne fanno una questione di cultura rispetto al matrimonio e rispetto al fatto che negli Usa si sposano maggiormente persone più istruite e con introiti più alti. Cosa che influisce, naturalmente, sulla soddisfazione rispetto alla propria vita.

Chiudiamo con il grafico della curva ad U italiana. Che dire: è un bel morbido sorriso, di quelli timidi e un po’ placidi. Oscilliamo fra una soddisfazione 6 e una da 7.5. Nessun picco particolare. Forse dovremmo, invecchiando, far tesoro di ciò che abbiamo imparato in termini di consapevolezza, fiducia in noi stessi e serenità per tirare un po’ su la curva e farlo diventare un sorriso un po’ più beffardo.

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