Quale lezione possiamo imparare dalla Finlandia?

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Da qualche mese, forse da qualche anno, i finlandesi dominano i mezzi d’informazione internazionali. Il loro è il Paese più felice d’Europa, forse del mondo. L’opinione pubblica progressista lo sta eleggendo a nuovo faro globale. E’ il ritorno della socialdemocrazia libertaria scandinava? Probabilmente, eppure la Finlandia ha una storia novecentesca differente da Norvegia, Danimarca e Svezia, ma ha costruito un percorso coerente con i Paesi vicini, nonostante le ingerenze sovietiche; il peso del crollo di quel sistema; la crisi economica che là è stata, in emblema, il fallimento di Nokia, una sorta di industria-Paese. 

Insomma, c’è altro. Una prova sono le elezioni politiche della fine del 2019 che hanno dato vita un governo nuovo con a capo una giovane donna, Sanna Marin, una delle cinque leader donne dei partiti di coalizione. 

Governare un Paese di meno 6 milioni di abitanti è più semplice che gestire con un mostro a tre teste come l’Italia, ma quello che sorprende del nuovo direttivo finlandese è l’impronta politica – diciamo – novecentesca. Fare funzionare lo Stato è amministrazione, altra cosa è disegnarne il futuro, immaginando i cittadini dei prossimi 50 anni. 

Primo maggio a Helsinki

Primo maggio a Helsinki

Partiamo dal lavoro, un tabù per quasi tutte le ideologie politiche. Il lavoro è sacrale, costituisce il nerbo della società ed è fonte di ogni virtù civica, ma – ne parla Sanna, da capo politico e non premier – la conciliazione di otium e negotium è una prospettiva che continua a covare sotto la cenere: nel suo governo, in altri Paesi scandinavi, nei pensatori neo utopici e nei sostenitori – californiani – del basic income. La settimana lavorativa breve dei finlandesi è stata una fake news che ha infiammato molti, in un senso o nell’altro ma, se non ancora programma di governo, è un pensiero, irregolare.

Questo è un punto di rottura. Se da noi la partecipazione delle donne alla vita pubblica e la loro piena eguaglianza di diritti è una questione di giustizia, altrove la prospettiva femminile e femminista ha una portata riformista decisiva ed è uno sprone per fare più che giustizia, ma rinnovamento. Io sono uno di quei cinici che pensa: cosa porta nella vita pubblica il femminile, cosa di buono?

finland-fatherEbbene, Sanna Marin in pochi mesi ha varato un congedo parentale esemplare. Per incoraggiare gli uomini a dedicare più tempo ai bambini e bilanciare il carico familiare e domestico, ha deciso di portare a 14 mesi cumulati e da dividere equamente per entrambi, l’assenza retribuita per occuparsi dei figli. Un periodo equivalente a 164 giorni lavorativi per ciascun membro della coppia; in Europa è inferiore solo ai 240 giorni svedesi. Il suo governo, forte anche di un’occupazione femminile record, quasi pari a quella maschile e superiore al 70%, investe sul futuro: welfare, sanità, istruzione, inclusione, equità sociale. Soprattutto investe in uomini nuovi, nuovi rapporti fra femminile e maschile

Un Paese che fa delle – attuali – otto ore lavorative un orgoglio rispettato e da rispettare e che considera parte della cittadinanza attiva la cura familiare e lo svago, determina – come sembra – il suo successo, e rappresenta un modello di efficienza felice, un esempio per tutti.