Che cosa ti perdi a non essere sempre simpatica

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Quanto è bello essere segnalate per un premio al merito?

Anche se si rivolge solo a metà della popolazione, essendo un premio “solo per donne”, vuole comunque evidenziare che hai fatto qualcosa di buono, e usa il tuo caso per mettere in luce un modello positivo che altrimenti, a causa di una lettura fortemente maschile della realtà italiana, potrebbe non trovare spazio.

Sappiamo che servono modelli di successo “al femminile” per aiutare tutti, donne e uomini, a immaginare modi diversi di esserci, oltre il formato standard del maschio bianco in giacca e cravattaSappiamo che è necessario, non per bontà d’animo o senso di giustizia, ma perché la nostra società ha bisogno di voci diverse per evolversi e sopravvivere, per dare un volto alle molte realtà che la compongono, ben più sfaccettate del bianco e nero che ci propongono media e convegni.

Se occorre creare premi ad hoc per far emergere la diversità, che così sia, anche se resta in fondo il desiderio che ci siano altri modi per scoprire e usare meglio la varietà della nostra specie. Ciò detto, capita che i premi al femminile rischino di rafforzare uno stereotipo schiacciante sulle donne “di potere”:

l’idea cioè che le donne, oltre a dover dimostrare il proprio valore, debbano essere anche simpatiche.

Questo infatti mi viene chiesto per candidarmi al premio: di riscrivere il mio curriculum in maniera narrativa, perché risulti “simpatico e accattivante” per la giuria.

Ma perché?

led-signage-on-wall-1831243Se il premio è al merito, dovrebbe andare a ciò che ho dimostrato di essere e di fare, senza che io debba essere anche simpatica. Anzi, e lo scrivo a chi mi ha invitata a candidarmi, è probabile che la storia che ti porta al merito sia tutt’altro che leggera: sono anni che ogni giorno lavori per ciò in cui credi, e lo prendi molto sul serio.
A corollario del CV coinvolgente, mi si chiede di indicare tre cose che mi rendono felice e tre cose che mi rendono triste. Anche su questo mi domando: perché? Che cosa c’entra col merito del mio lavoro? Perché dovrei corredare di pensieri così personali una candidatura: potrei farlo solo in modo molto superficiale e non ne vedo l’utilità ai fini della valutazione.

Infine, mi domando e domando a loro: in quanti premi generalisti si chiede agli uomini di fare altrettanto? Posso ipotizzare che non avvenga: che i premi al merito del lavoro di una persona non abbiano normalmente bisogno di kermesse?

Così, per quanto onorata dell’invito a candidarmi e consapevole che il premio ha un senso e un’utilità, mi tiro indietro. Per quanto mi sforzi, non riesco a inviare quel che mi chiedono. Mi dispiaccio più per me che per loro: sto diventando vecchia e brontolona, inadatta a premi e a compromessi.