Florinda Trombetta (paratleta): “Lo sport è un microcosmo dell’inclusione”

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«Lo sport è inclusivo in sé e il canottaggio è l’emblema dell’inclusione, un microcosmo ideale dal quale prendere ispirazione». Florinda Trombetta, classe 1981, vede lontano, anche se i suoi occhi li ha spenti quella patologia maledetta che è la retinite pigmentosa. Ma non ha spento la sua voglia di vita, la sua lucidità, il suo amore per lo sport: è stata oro mondiale nel canottaggio nel 2012, ha partecipato a due edizioni dei Giochi paralimpici, nel 2012 a Londra e nel 2016 a Rio de Janeiro.

Dallo sport al lavoro
Florinda ricorda come «su una barca ci sono quattro vogatori, due uomini e due donne, spesso con disabilità diverse, e un timoniere che può essere anche un normodotato». Ecco come lo sport sa includere, coinvolgere e azzerare le diversità fino a farle diventare valore. Ora Florinda, che ha lasciato lo sport agonistico ma non i suoi amatissimi nuoto e sci, si dedica in toto al lavoro. Ha una laurea in Pedagogia ed è Training assistant in Mylia, divisione di Adecco che si occupa di formazione: «Il lavoro mi dà un grande senso di autorealizzazione e in azienda – spiega – i chilometri che facciamo diventano beneficienza destinata a una agenzia che si occupa di lavoro per popolazioni in difficoltà».

Accessibilità e inclusione
florinda-trombettaLo sport come paradigma per un mondo migliore che può iniziare se tutti crediamo nell’accessibilità e nell’inclusione, totem di Microsoft e del progetto “Ambizione Italia: l’intelligenza artificiale a sostegno della diversità”. Un progetto ambizioso, un ecosistema dall’alto valore sociale che ci coinvolge tutti, che coinvolge già tante aziende e che è stato presentato a Milano il 10 dicembre, giornata mondiale dei diritti umani in ricordo della proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti umani (10 dicembre 1948).

In Italia un dipendente su tre ha a che fare con persone anziane o disabili; nel nostro Paese ci sono 3,1 milioni di persone con disabilità certificata; nel mondo sono 1 miliardo, cioè il 15% del totale e il loro potere d’acquisto è pari a 7 miliardi di dollari. Dunque, la disabilità che può toccare tutti, è business e, come ha sottolineato Barbara Cominelli, direttore Marketing e operations di Microsoft Italia: «L’accessibilità per pochi (i disabili) significa usabilità per molti altri» che avranno a disposizione tecnologie all’avanguardia nel giorno in cui, ad esempio, si romperanno un braccio o cominceranno ad avere problemi di udito o di vista. Le tecnologie accessibili abilitano le organizzazioni ad avere più produttività, più talenti.

Oltre la tecnologia
Come Florinda, tutti i ciechi sono indipendenti e autonomi ormai nei loro spostamenti grazie a varie app: «La tecnologia ci porta fuori casa, ma bisogna – dice Florinda – abbattere anche molti luoghi comuni, quali il pensare che il disabile è debole o è un eroe. Questi aspetti oscurano le potenzialità di ognuno di noi che, invece, affrontiamo gli ostacoli con le stesse armi di un normodotato. Per superare i limiti servono creatività, spirito di adattamento, valori e forza. E la magia poi arriva con il dialogo, il confronto che diventa un arricchimento per disabili e non». Lo stesso arricchimento che nella sua vita di atleta Florinda ha scoperto nei villaggi olimpici: «Sono un mondo ideale, dove tutto è accessibile, dove tutti sono consapevoli che ci sono persone con altre caratteristiche così peculiari da diventare talento. Senza fare l’errore di azzerare le differenze e considerare tutti uguali».

Non siamo tutti uguali, è la bellezza del mondo perché la diversità è valore, ricchezza ancora di più, se, come in Occidente, è sostenuta dalla tecnologia, o, come in Oriente, vive della attenzione avvolgente per gli esseri umani.