Gli stereotipi non danneggiano solo le donne. Uno dei primi esperimenti sul condizionamento degli stereotipi nella gestione delle risorse umane è stato quello condotto da Rosen e Jerdee (1974) sui dirigenti di una grande azienda del settore bancario.
Il comportamento dei capi del personale è stato osservato durante un corso di formazione nel quale, come esercitazione al termine del programma, veniva richiesto ai partecipanti di prendere alcune decisioni, così come le avrebbero prese in uguale contesto se fossero stati al lavoro.
L’esperimento era articolato in tre parti.
Nella prima parte si chiedeva ai partecipanti di decidere se promuovere o meno un/una dipendente alla posizione di direttore di filiale in base alle informazioni contenute nella relazione di un supervisore (i corsisti ignoravano che l’esperimento avrebbe proposto la stessa relazione, presentata una volta con nome maschile e una volta con nome femminile).
Nella seconda parte si chiedeva ai partecipanti di scegliere tra due candidati (uno anziano, senza prospettive di carriera, e uno giovane, promettente e qualificato) quale fosse più adatto per partecipare ad una conferenza di formazione professionale.
Nella terza parte dell’esercitazione i corsisti dovevano decidere se accogliere o meno la richiesta di un permesso per motivi familiari (cura di bambini piccoli). In una delle due versioni dell’esperimento (caso A) questa richiesta era presentata da una donna che dichiarava l’impossibilità per suo marito di farsi carico del problema a causa di impegni lavorativi, mentre nella seconda versione (caso B) la stessa richiesta era presentata da un uomo che dichiarava di essere sposato con una donna in carriera i cui pressanti impegni lavorativi non le consentivano, in quella circostanza, di assumersi la responsabilità della cura dei figli.
L’esperimento ha prodotto quattro risultati interessanti.
- Per ognuno dei problemi di scelta proposti, la probabilità che i decisori accogliessero il suggerimento contenuto nella relazione dei supervisori è risultata significativamente maggiore quando il supervisore era di genere maschile rispetto al caso in cui era di genere femminile. L’esperimento ha dunque dimostrato che la stessa rappresentazione del problema ispirava maggiore fiducia quando era attribuita ad un uomo invece che ad una donna.
- La percentuale di uomini promossi alla posizione di direttore di filiale è stata dell’88%, contro il 58% delle donne promosse. Poiché una differenza così marcata non può essere casuale, i risultati dell’esperimento confermano l’esistenza di una significativa discriminazione contro le donne nelle promozioni ai livelli apicali[1].
- Questo risultato è confermato anche dalle scelte relative al secondo problema, quello riferito alle opportunità di formazione specifica: quando il giovane promettente e qualificato era di genere maschile, il 76% dei partecipanti lo selezionava per l’iscrizione alla conferenza di formazione professionale; quando era di genere femminile solo il 56% lo preferiva al dipendente anziano.
- Ma il risultato più interessante è emerso analizzando le decisioni prese in risposta al terzo problema, quello relativo all’approvazione della richiesta di un permesso per motivi familiari (cura dei figli piccoli). Quando questa richiesta proveniva da un uomo veniva ritenuta inappropriata, e veniva concessa con frequenza significativamente minore rispetto alla stessa richiesta fatta da una donna. Astenersi dal lavoro per occuparsi della famiglia era ammissibile per una donna, ma non per un uomo, o quanto meno non nella stessa misura.
Questo esperimento dimostra che le decisioni dei responsabili della gestione delle risorse umane non sono libere dal condizionamento degli stereotipi, e che in caso di conflitto tra esigenze di carriera e responsabilità familiari il pregiudizio nei confronti del genere maschile è più forte di quello nei confronti del genere femminile; in questo caso dunque sarebbero proprio gli uomini a subirne le conseguenze peggiori. Lo studio è un po’ datato. Chissà se è ancora così?
[1] – Le difficoltà che le donne incontrano nei percorsi di carriera per raggiungere le posizioni di vertice, ritenute più adatte al genere maschile (secondo lo stereotipo think manager – think male), sono documentate in numerose ricerche. Cfr., ad esempio, Virginia Schein et al. 1996.