Elisa Balsamo: “Da una Colnago rossa con le rotelle sono arrivata agli ori su pista”

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Le gambe bruciano ancora, dopo il durissimo mondiale di Harrogate, tra il gelo e i fiumi d’acqua dello Yorkshire («Perché non siamo riuscite a riprendere la Van Vleuten in fuga? Perché ha guardarlo in tv non ti rendi conto di quanto è stato duro non solo correre, ma perfino pedalare, in quelle condizioni») e dopo le fatiche in pista, che le hanno regalato un bel bronzo europeo nell’inseguimento a squadre ad Alpendoorn, in Olanda; e allora il pensiero torna subito alla primavera italiana, colorata di rosa dalla carovana del Giro d’Italia, che quest’anno è passato proprio sotto casa sua («È vero! Ero alla partenza proprio della tappa da Cuneo a Pinerolo! Mamma mia quanta gente! È proprio questa la magia che rende il ciclismo uno sport unico, inimitabile!»).

D’altra parte Elisa Balsamo, classe 1998, proprio a Cuneo è nata, e proprio sulle strade che furono di Coppi e Girardengo e di molti altri protagonisti del pedale ha scoperto quella passionaccia che oggi ne fa uno dei talenti più splendenti del nostro ciclismo femminile. Con una gamba talmente buona (come da gergo del settore…) da crearle pure qualche problemino di scelta.

«Mi è dispiaciuto non prendere parte al Giro d’Italia femminile, che quest’anno ha reso omaggio a Fausto Coppi attraversando proprio queste terre, a partire da Castellania, il suo paese-natale. Ma ho dovuto partecipare agli Europei su pista Under23 a Gand». E, con pudore tutto sabaudo, omette, Elisa, che la trasferta in Belgio le è valsa due medaglie d’oro, nell’inseguimento (in coppia con Letizia Paternoster) e a squadre. Insomma, sacrificio ben ripagato.

Ma quanto ha pesato la tradizione di una storia del ciclismo scritta tutta al maschile (Coppi, Bartali, Moser, Saronni e via all’infinito) sulla scelta d’amore per la bici? «Confesso che all’inizio è stato colpo di fulmine, puro e semplice, da bambina, per l’oggetto-bici: il manubrio, le cromature, i raggi, il vento che ti accarezza il volto e i capelli. La mia prima bicicletta? E come faccio a scordarmela? Era una Colnago rossa!
I miei genitori sono appassionati di ciclismo, e allora capitava spesso di andare nel negozio di questo amico di famiglia, e lei era lì, rossa e bellissima, che mi fissava ogni volta! E ogni volta volevo provarla, ma non arrivavo mai ai pedali. l giorno che finalmente li ho toccati con i piedi, la bici è venuta con me a casa! E ammetto che all’inizio ho usato le rotelle!», confessa divertita.

È iniziata così una storia d’amore che continuerà una vita intera. Amore per la bici, certo. Che per Elisa è anche sinonimo di velocità, viste le spiccate doti da pistard: «È vero, la velocità in bici mi piace. O meglio, non è una cosa cui ho mai pensato mentre sono in bici. Lì mi sento bene, è il mio posto naturale.


L’intervista integrale ad Elisa Balsamo è inserita nell’ebook Donne di sport 2019, scaricabile gratuitamente sul sito del Sole 24 Ore cliccando sulla copertina qui di seguito.

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