Giulia prende per mano Agnese e passeggia fra i filari. Valentina Passalacqua, la mamma, le guarda qualche passo più indietro e passando accanto alle viti accarezza le foglie, così importanti per la vinificazione del succo dei grappoli
d’uva. Valentina sa di aver fatto la scelta giusta. Era questa la vita che voleva.
La storia di Valentina Passalacqua ha inizio nel 2008 con una svolta e un taglio radicale col passato. Con una laurea da giurista d’impresa in tasca e un MBA conseguito a Londra, si apprestava a lavorare per l’azienda di famiglia, e, perché no, a spiccare il volo lontano da casa e anche dall’Italia. E invece quello che sembrava un programma di vita già delineato prende una via inaspettata. La nascita della primogenita Giulia fa riaffiorare sentimenti, emozioni e profumi dall’infanzia, trascorsa in campagna da sua nonna, ai piedi del Gargano, e fa emergere una nuova volontà. Da quel momento in poi Valentina Passalacqua decide di virare e prendere un’altra strada. Da quel momento nasce un’imprenditrice che sceglie di battere una strada tutta sua – quella della biodinamica e dei vini naturali – e che nessuno aveva percorso prima d’ora in quella parte del Nord della Puglia. È lì che era racchiusa la sua vita e la sua professione.
L’impresa di Valentina Passalacqua affonda le radici in una storia tutta al femminile, ispirata dalla nonna Giulia, che parte, dunque, dal passato, fatto di tradizioni, e che si proietta nel futuro, con una visione ben precisa. La sfida di Valentina Passalacqua è un ritorno alla natura tout court. Ha creato un’oasi biologica perché, mentre teneva in braccio la figlia appena nata, voleva farle rivivere le emozioni che aveva provato in campagna da sua nonna. È così che ha cominciato a fare vino. E non si è più fermata. Non solo ha deciso di lavorare nella propria tenuta, ma di farlo nel modo più naturale possibile, più autentico e più rispettoso di tempi e cicli vitali, facendo dell’ecosostenibilità anche il proprio stile di vita. «Sentivo che era lì il mio presente ma soprattutto il mio futuro – afferma – l’arrivo di Giulia, mia figlia, che ho scelto di chiamare come mia nonna, mi ha dato la definitiva certezza che quella era la strada giusta. Ho scelto la Montagna del Sole per vivere come avevo sempre desiderato».
È stato un ritorno alle origini che si è tradotto nel fare vino nell’unico modo ritenuto possibile per lei. Grazie a finanziamenti per l’imprenditoria femminile, Valentina Passalacqua inizia a produrre vini naturali in agricoltura biodinamica – la prima vendemmia, quella che non si dimentica, è datata 2008 – approdo definitivo, dopo una prima fase dedicata al biologico. La vinificazione naturale non prevede l’uso della chimica, né in vigna per proteggere le uve, né in cantina: si basa sulla fermentazione spontanea, senza l’aggiunta di lieviti industriali, ma avviata con i lieviti presenti sulle uve stesse. Non utilizzando chimica sulle piante, le uve sono attive, possiedono gli elementi che fanno avviare la fermentazione, senza alcuna aggiunta. «Il vino è lo specchio della vigna – dichiara – perché è proprio lì che avviene il grande lavoro. In cantina, bisogna fare il minimo di intervento possibile perché non volevo che nel mio prodotto si avvertisse né l’invasione della chimica, né della tecnologia perché entrambe tendono a standardizzare il gusto».
La storia di Valentina Passalacqua è raccontata nell’ebook “Un’impresa da donne”, realizzato in collaborazione con Istituto Oikos, scaricabile gratuitamente cliccando sulla copertina qui di seguito.