In ogni Paese del mondo le donne guadagnano in media meno degli uomini[1]. Ma quante sono le coppie in cui questo gap si rovescia, perché lei guadagna più di lui?
Una recente ricerca (Martin Klesment and Jan Van Bavel 2015) studia le coppie in cui almeno uno dei partner ha un reddito, e analizza il contributo di ciascun coniuge al bilancio familiare (dati EU-SILC 2007-2011). Il contributo femminile può variare da 0 (nel caso in cui lavori solo il marito) a 100 (nel caso in cui lavori solo la moglie). Il grafico mostra come non siano poi così rari i casi in cui è il guadagno della componente femminile della coppia a fornire il maggior contributo al bilancio familiare. Le coppie in cui è la moglie a percepire il reddito più elevato vanno da un minimo del 15% in Italia, Austria e Repubblica Ceca ad un massimo del 30-35% in Slovenia, Lituania e Lettonia.
Fonte: Ns. el. su dati Klesment and VanBavel 2015 (EU-SILC 2007-2011)
Una precedente ricerca, che analizzava i dati relativi all’Italia e considerava tutte le coppie in cui la donna era di età compresa fra 25 e 54 anni, aveva trovato che nel 2006 i casi in cui lei guadagnava di più non superavano il 10%. L’aumento delle situazioni in cui il tradizionale GPG si rovescia può dipendere, in qualche misura, dal fatto che la crisi ha colpito prevalentemente i redditi (bassi) della componente maschile, ma è anche strettamente associato alla marcata crescita dei titoli di studio della componente femminile, e quindi all’incremento delle situazioni in cui il marito si trova ad essere meno istruito della moglie. In questi casi, poiché il reddito cresce al crescere del titolo di studio, il rovesciamento del GPG diventa più probabile.
La ricerca mostra però che in molti casi (Islanda, Finlandia, Estonia, Norvegia, Belgio, Spagna, Svezia, Italia, ecc.) le coppie in cui la moglie guadagna più del marito sono meno presenti di quanto ci si potrebbe aspettare tenendo conto delle differenze nei titoli di studio. Ad esempio, in Italia, le coppie in cui lei è più istruita di lui sono il 25% del totale, ma le coppie in cui lei guadagna più di lui superano di poco il 15% del totale. Bisogna dunque tener conto anche di altri fattori, come ad esempio l’età. Poiché le retribuzioni crescono con l’età, il fatto che le coppie in cui la moglie è più anziana del marito siano meno frequenti del caso contrario può contribuire a spiegare la scarsa presenza di situazioni in cui il GPG è rovesciato (Hans Bloemen and Elena Stancanelli 2013).
Ma la spiegazione più curiosa è forse quella che associa il permanere di un livello comunque basso di coppie in cui lei guadagna più di lui al condizionamento dello stereotipo per cui “una moglie non dovrebbe guadagnare più del marito”. Marianne Bertrand, Emir Kamenica and Jessica Pan (2015) mostrano che queste coppie si formano più raramente delle altre perché le violazioni di tale norma sociale comportano un costo per entrambi i partner.
In tutti i Paesi europei, infatti, analizzando le coppie in cui entrambi i coniugi hanno una retribuzione, si osserva che la soglia del 50 e 50, cioè la contribuzione paritaria di entrambi i componenti al reddito familiare, segna un punto di discontinuità: il numero di coppie in cui lei guadagna poco più di lui è molto inferiore al numero di coppie in cui lui guadagna poco più di lei, come se varcare quella soglia creasse un problema, generando una situazione sgradita ad entrambi i partner.
Una conseguenza osservabile nei dati è che, in queste coppie, le unioni si rivelano mediamente meno durature[2]. Il condizionamento dello stereotipo spiega anche perché le donne che guadagnano più del coniuge trovino una forma di compensazione alla violazione di questa norma sociale facendosi carico di una quota maggiore (e non minore) di lavoro familiare rispetto alle donne che guadagnano meno dei loro mariti (a parità di altre condizioni, e in conflitto con la previsione della teoria della divisione del lavoro di genere di Gary Becker)[3]. Questa conclusione è sostenuta anche dai risultati della ricerca di Kate Ratliff and Shigehiro Oishi (2013), che mostrano come gli uomini subiscano inconsciamente una riduzione dell’autostima quando la propria partner ha successo (e non quando fallisce), e dall’evidenza empirica della ricerca di Marta Murray-Close and Misty Heggeness (2018) che mostra la ritrosia di entrambi i coniugi a dichiarare la condizione in cui è la moglie a percepire il reddito più elevato.
[1] Attualmente, in Europa, la differenza nella retribuzione oraria è del 16% (del 5% in Italia). Questo dato rappresenta, nella definizione di Eurostat, la differenza tra i salari orari lordi medi di uomini e donne espressi in percentuale del salario medio maschile. E’ l’indicatore più semplice del GPG, e viene solitamente denominato “grezzo” o “non aggiustato”.
[2] Dati recenti mostrano però che limitando l’analisi alle coorti più giovani, cioè alle coppie formatesi a partire dagli anni 90, la probabilità di divorzio non è più significativamente correlata al fatto che lei guadagni più di lui.
[3] Nel modello di Gary Becker (1991) è il vantaggio comparato di ciascun coniuge a determinare l’uso del tempo nelle attività alternative della produzione domestica e produzione per il mercato. Quindi la teoria non spiega perché la moglie svolga la maggior parte del lavoro familiare anche quando la sua retribuzione di mercato supera quella del marito.