Il cielo è sempre più rosa, come quello delle sere baciate dalla magia del tramonto. Federica Pellegrini, a quasi 31 anni, conquista l’oro nei suoi 200 stile ai Mondiali di nuoto di Gwangju. Ottava medaglia nei 200 stile libero iridati. Un record mai raggiunto da nessuno, uomo o donna che sia. Un’atleta infinita, irripetibile che ha iniziato la sua collezione di allori ai Giochi olimpici di Atene, con la medaglia d’argento. Era il 2004 e lei, Federica, aveva un viso acerbo, che, con gli anni, le vittorie e le sconfitte e le perdite (fra tutte quella del suo allenatore, Alberto Castagnetti) è diventato un monumento di certezze.
Certezze che hanno ormai tanti nomi di ragazze. Simona Quadarella, con i suoi 1500 stile di lacrime e oro dell’altro giorno, ha dimostrato a vent’anni una solidità in acqua che fa intravvedere la nascita di una nuova regina delle piscine. Martina Carraro, bronzo nei 100 rana, è la prima azzurra a medaglia mondiale in questa specialità.
Federica, così precoce e così longeva, ha trainato tutto lo sport femminile. Un esempio, un modello di fatica e determinazione. Quel che serve nello sport per alzare le braccia al cielo prima degli altri. In principio, furono Ondina Valla, Novella Calligaris, Sara Simeoni, Debora Compagnoni e Valentina Vezzali. Quasi delle extraterrestri in mondi per soli uomini. Hanno rosicchiato spazi (Betty Vignotto racconta che alla Nazionale femminile di calcio anni 70 e 80 venivano date le maglie usate dei colleghi maschi. E questo succede ancora negli sport “minori” come il football americano, dove le ragazze della nazionale indossano le divise dei colleghi), hanno conquistato le prime pagine, soprattutto hanno segnato la strada.
“Yes, we can”. Questo ha urlato ognuna delle loro medaglie. Così oggi ci troviamo con la meraviglia di una Nazionale azzurra di calcio che ci ha fatto innamorare al Mondiale di France 2019 o ad applaudire la staffetta 4×400 (Chigbolu, Folorunso, Trevisan e Lukudo) che a Yokohama ha conquistato il bronzo ai Mondiali di staffetta e il pass per la rassegna iridata di Doha.
Il cielo è sempre più rosa, anche a livello giovanile, speranza per anni di vera parità perché lo sport parla ben oltre le medaglie. Parla di vita e quotidianità.
Il futuro prossimo venturo è andato in scena la scorsa settimana agli Europei di atletica Under 20 di Boras, in Svezia: l’oro di Larissa Iapichino, figlia di cotanta madre (Fiona May), nel salto in lungo; il trionfo di Vittoria Fontana che ha vinto i 100 metri femminili, migliorando il record italiano con 11”40; il gradino più alto del podio per la giavellottista romana Carolina Visca ci dicono che questa è l’Italia. Ma anche le medaglie nella scherma: bronzo per Elisa Di Francisca e Arianna Errigo ai Mondiali di Budapest. E non sono mancate le vittorie negli sport di squadra: se la nazionale femminile di basket ha lasciato gli Europei con qualche delusione, le nuove leve della under 18, con 7 vittorie in 7 partite, si sono laureate per il secondo anno consecutivo campioni d’Europa. Stesso titolo ha conquistato a inizio luglio la nazionale di softball.
Non sono mancate poi le medaglie nei giochi paralimpici con la nazionale di volley cieche che è campione d’Europa e la nazionale di sitting volley che ha portato a casa la medaglia d’argento sempre agli europei.
Allenamenti, giornate faticose, tutti che chiedono qualcosa, traguardi da raggiungere. Sostituite alla parola atlete i nomi mamme/mogli/compagne e capirete che le medaglie di Federica e delle sue sorelle sono lo specchio di questa complica, coriacea e bellissima Italia, anno di grazia 2019.