A che punto siamo in Italia con la parità di genere?

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“Manca una visione coordinata delle politiche per costruire un futuro dell’Italia equo e sostenibile. Il confronto tra le forze politiche nelle ultime elezioni non si è svolto intorno a programmi chiari e con un orientamento in tal senso. Il fattore tempo è cruciale”

L’osservazione è del portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini, espressa in occasione della presentazione dell’ultimo Rapporto sullo sviluppo sostenibile, dal quale emergono forti ritardi nel cammino verso gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030. L’Italia sta perdendo la sfida dello sviluppo sostenibile, secondo il rapporto: anche negli ambiti in cui si registrano miglioramenti, a meno di immediate azioni concrete e coordinate, sarà impossibile rispettare gli impegni presi dal nostro Paese il 25 settembre del 2015, all’Assemblea Generale dell’Onu, con la firma dell’Agenda 2030.

Nel monitoraggio del percorso dell’Italia verso l’Agenda 2030, l’indicatore composito ASviS relativo al Goal 5 Parità di genere ed empowerment delle donne e delle ragazze, dopo la flessione osservata nel 2016, nel 2017 registra un miglioramento, dovuto all’aumento della partecipazione delle donne negli organi decisionali, nei consigli d’amministrazione e nei consigli regionali.

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Peggiora, invece, il rapporto tra i tassi di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e delle donne senza figli.

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Rapporto tra i tassi di occupazione (25-49) anni delle donne con figli in età prescolare e donne senza figli

A conti fatti in Italia nel corso degli ultimi 50 anni si è creato un sistema di buone leggi in materia di uguaglianza di genere e empowerment delle donne, dotate a volte di risorse finanziarie adeguate. Negli ultimi anni però si è assistito ad un loro forte depotenziamento. Alcuni organismi di parità sono stati soppressi e quelli superstiti si trovano spesso impossibilitati ad adempiere alle funzioni loro affidate per carenza di fondi e risorse umane.

La proposta del gruppo di lavoro sull’Obiettivo 5

Resta ancora molto da fare e la proposta, elaborata dal Gruppo di Lavoro sull’Obiettivo 5 e fatta propria da ASviS, è della creazione di una commissione (o consiglio) presso la presidenza del Consiglio, ma indipendente dal governo, avente compiti di:
valutazione delle politiche pubbliche in materia di uguaglianza di genere e empowerment delle donne; conduzione e diffusione di studi e ricerche in tale ambito, inclusi materiali prodotti da istituti europei e internazionali; formulazione di raccomandazioni e proposte di riforme per il presidente del consiglio dei ministri; infine
consultazione e concertazione con la società civile

“Tale organismo dovrebbe essere in linea di massima composto da rappresentanti delle istituzioni preposte alla parità di genere, del parlamento, delle regioni, delle università, delle organizzazioni della società civile maggiormente rappresentative in questo campo, oltre che a poter contare sulla partecipazione di esperti indipendenti” spiegano da ASvis. Durante la sessione, seguita alla presentazione del rapporto, è stato portato l’esempio dell’Haut Conseil à l’égalite entre femmes et hommes – HCE della repubblica francese, considerato un modello particolarmente positivo di meccanismo istituzionale per la uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne.

Nelle conclusioni della sessione Rosanna Oliva de Conciliis, presidente della Rete per la Parità, che coordina il gruppo di lavoro sulla parità di genere, ha assicurato l’impegno del gruppo di lavoro su queste tematiche, con una particolare attenzione, durante l’analisi da parte dell’ASvis dei nuovi strumenti di politica finanziaria che il parlamento dovrà approvare nel prossimo autunno, anche al Bilancio di genere, che permette di valutare l’impatto delle scelte di finanza pubblica sull’equilibrio tra uomini e donne.