Con il via libera, non vincolante, del consiglio dei ministri il 30 aprile scorso, i vertici di Banca d’Italia sono rinnovati e Alessandra Perrazzelli sarà vice-direttrice. Il suo è un CV di altissimo profilo: nata a Genova, subito dopo la laurea in Legge e un master in diritto societario alla Law School della New York University diventa uno degli avvocati di punta dello studio legale Winthrop, Stimson, Putnam & Roberts, sempre a New York, città che tutt’oggi rimane uno dei luoghi del cuore insieme al mare della sua Liguria.
Tornata in Italia, viene dapprima chiamata in Olivetti da Carlo De Benedetti, quindi passa in Intesa Sanpaolo con Corrado Passera per diventare infine capo delle attività italiane di Barclays, senza tralasciare le importanti esperienze nei consigli di amministrazione negli ultimi anni: di A2A (oggi vice presidente, membro del cda e presidente del comitato remunerazione e nomine); di ATM (membro del board, presidente del comitato remunerazione); di Assolombarda (vice presidente) e di Valore D, l’associazione di circa 150 aziende italiane ed internazionali interessate alla gestione della diversità di genere per promuovere il talento e la leadership femminile, di cui è stata presidente dal 2010 al 2013.
Perrazzelli è indubbiamente una manager di forte personalità e tra i suoi obiettivi vi è quello di costruire situazioni in cui favorire l’integrazione: anche in Barclays, ad esempio, è riuscita a far aumentare la componente femminile, dando parallelamente forti opportunità di crescita ai giovani (“Quando sono arrivata in Barclays eravamo solo 2 donne. Oggi posso dire che il mio comitato di gestione è composto per il 50% di uomini giovani e per il 50% di donne autorevoli: ne sono molto orgogliosa”).
Infine, avvertendo l’assenza a Milano di un punto di ritrovo e di networking aperto alle donne – il cui ingresso agli altri rinomati club privati resta tutt’oggi precluso – è stata una delle promotrici della ClubHouse di Brera negli spazi dell’ex Teatro delle Erbe. Attualmente gli iscritti sono a quota 500 e comprendono personalità di alto profilo, 250 uomini e 250 donne.
La sua competenza, la sua passione e il suo entusiasmo emergono anche analizzando alcuni video di interventi in pubblico, che ci permettono di identificarla senza dubbio come una comunicatrice di provata efficacia e con una modalità assolutamente personale.
Cominciamo con l’osservarla avvalendoci di uno strumento preso in prestito dalla Programmazione Neurolinguistica (l’approccio alla comunicazione e allo sviluppo personale che si basa sull’idea checi sia una connessione fra i processi neurologici, il linguaggioe gli schemi comportamentali appresi con l’esperienza) ovvero la “teoria dei sistemi rappresentazionali”. Secondo la Teoria dei Sistemi Rappresentazionali le informazioni vengono raccolte attraverso tutti i canali sensoriali ma sono elaborate tramite alcuni canali privilegiati (primari) assolutamente soggettivi: si determina quindi una modalità di comunicazione che è differente per ognuno di noi. Le persone, cioè, hanno una diversa comunicazione a seconda del senso che utilizzano maggiormente per interpretare la realtà, e questo investe la comunicazione verbale, non verbale e anche l’apprendimento.
L’umanità viene divisa in tre grandi gruppi relativi alla comunicazione:
- Visivo
- Auditivo
- Cinestesico (o sensoriale)
Il gruppo dei visivi è quello con maggiore incidenza, segue quello dei cinestesici e infine il gruppo meno folto, quello degli auditivi.
Analizzando l’intervento di Alessandra Perrazzelli in qualità di vice presidente di A2A alla tavola rotonda organizzata da Confindustria Assoconsult nel novembre 2018 (L’evoluzione della richiesta di consulenza in collegamento con le sfide strategiche del sistema economico) si vede come, nella prima parte, spesso abbassi lo sguardo come per concentrarsi, per “ricercare dentro di sé” pur gestendo benissimo il contatto visivo quando poi torna a interagire con gli interlocutori. Inoltre ama il contatto fisico con gli oggetti (poggia le mani sul tavolo e a tratti tiene tra le dita gli occhiali o una penna).
Questo tipo di comunicazione è propria di un comunicatore primariamente cinestesico: semplificando molto, si tratta di un soggetto tendenzialmente riflessivo, pacato, poco “invasivo” nelle proprie modalità espressive, rispettoso dello spazio altrui, molto “solido”, centrato e con la tendenza a vivere intensamente le proprie emozioni, elaborandole dentro di sé prima di trasmetterle.
Naturalmente, però, al sistema primario si affiancano gli altri due, benché magari meno “confortevoli”. Nel caso di Alessandra Perrazzelli in particolare la prima cosa che ci colpisce è la sua voce: armonica, molto musicale e, soprattutto nella seconda parte del suo intervento (quando ha preso ampia confidenza con la propria audience) l’avvocata sembra “tenere il tempo” con pause equilibrate, sottolineando alcuni passaggi con gesti cadenzati, quasi a “ritmare” le frasi; la sua testa è leggermente inclinata, come per prestare orecchio, e la respirazione, per come emerge dalle immagini, sembra avere una frequenza regolare. Ciò appartiene ai “comunicatori di tipo auditivo”. Per questi l’ascolto è fondamentale: danno infatti molta importanza al dialogo e alle discussioni, al significato e all’utilizzo dei termini e di solito ricordano dettagliatamente tutto ciò che hanno ascoltato.
Anche dal punto di vista dell’organizzazione tecnica del discorso si può notare che nella seconda parte del suo intervento sceglie un’entrata “morbida”, con un richiamo allo speaker precedente: questa soluzione solitamente è tra le più funzionali per iniziare il proprio speech senza creare distrazione o interruzione nell’audience, e viene scelta tendenzialmente dagli “auditivi”.
In questo caso specifico possiamo poi osservare che Perrazzelli trova il modo di creare un clima meno formale riferendosi all’oratore con il nome di battesimo. Tutto questo mi porta a pensare all’avvocata come a una comunicatrice di tipo cinestesico (sistema primario) in sottosistema auditivo. Nello specifico del linguaggio del corpo possiamo aggiungere che il palmo delle sue mani è alzato e talvolta di taglio, rivelando apertura e pacata assertività. I suoi gesti tecnicamente si definiscono come “gesti di show”, ovvero gesti che dimostrano quello che stiamo provando mentre parliamo: sono gesti molto efficaci per rafforzare il messaggio che si vuole trasmettere. Nel suo caso vanno dall’interno verso l’esterno, dal centro del corpo verso fuori.
Osserviamola ora in una situazione differente, in piedi al Vivaio Visionary forumnel 2017 (Salone d’onoreTriennale Milano).
All’inizio sistema due volte gli occhiali e si schiarisce la voce, ricercando quel contatto, anche fisico, con se stessa che, come già accennato, fa parte delle caratteristiche dei comunicatori sensoriali. Allo scranno si appoggia elegantemente, non si aggrappa, e mantiene così un atteggiamento di forza e di presenza senza mai perdere femminilità: pur lavorando in settori prevalentemente maschili, notiamo che non si è “mimetizzata”.
Nel proseguire il discorso è evidente però anche la presenza della modalità auditiva, con un forte senso del ritmo a scandire le parole. L’elemento che aggiungiamo con queste ulteriori immagini è lo sguardo: nonostante gli occhiali, indossati quasi subito, Perrazzelli ha la capacità di coinvolgere totalmente la propria audience attraverso il suo sguardo aperto e profondo. Durante le pause da brava cinestesica abbassa gli occhi, e sottrae per un istante quello sguardo così penetrante: subito dopo però lo rilancia a 360°, creando una grande sensazione di inclusività.
Anche in questo video possiamo notare come il suo messaggio verbale sia fortemente amplificato dal body language. In ultima analisi, ho utilizzato come materiale di lavoro una breve intervista al LC Diversity Awards del 2017
Qui mi colpisce il suo sorriso, appena accennato, quasi timido. Sono andata così a ricercare situazioni meno formali, o di gioia (come ad esempio l’importante riconoscimento ricevuto durante la decima edizione del Premio Internazionale “Le Tecnovisionarie” ) e di nuovo ho incontrato il suo sorriso un po’ trattenuto, benché assolutamente caldo e pieno di umanità.
E forse proprio questo sorriso potrebbe provare a utilizzare come risorsa, portandolo con fiducia a una maggiore pienezza per arricchire i suoi interventi e raggiungere ancora più rapidamente i suoi interlocutori.