Le donne e la metafora del cavallo (diario camarguese)

la d838a4d7-624c-4c1b-b689-f9a76b2186c2

Arles, Feria de Paques 2019. La cittadina provenzale alle porte della Camargue, a Pasqua, apre le porte della sua arena romana ai tori e alle corride. La tre giorni inizia sempre con la sfilata in costume: uomini e donne a cavallo, con gli abiti di un paio di secoli fa, fanno il giro dell’arena e poi entrano in pista. Per gli uomini, le selle dei cavalli sono all’americana. Per le donne, invece, un grande classico della disparità di genere: sella all’amazzone, gambe tutte e due dalla stessa parte, per non sciupare l’abito lungo e rimanere eleganti.

Eleganti sì, ma vuoi mettere la scomodità? Da cavallerizza non certo tra le più esperte ma nemmeno tra le più sprovvedute, mi sono sempre immaginata quanto difficile possa essere galoppare con le gambe tutte e due da un lato e il sedere da una parte. Ci vuole un equilibrio bestiale, per non cadere dal cavallo, in una posizione così squilibrata. Le ginocchia sono quelle che ti reggono, ma così le ginocchia sono fuori uso. Ecco, la solita ingiustizia al femminile mi sono detta: vuoi galoppare? Va bene, però lo farai con fatica. La vecchia storia del partorirai con dolore, insomma.

Vado ragionando sull’ingiustizia delle donne a cavallo tra me e me, per un paio di giorni. Finché al maneggio di Cacharel, ai bordi dello stagno dei fenicotteri, ho un’illuminazione. A guidare il gruppo dei principianti arriva Laure, capelli al vento, nemmeno trent’anni, bellissima. Sul suo cavallo, arriva. E monta a pelo. Vuol dire senza sella: come i fantini al Palio di Siena. Significa niente staffe, niente appoggio sotto i piedi per mantenere la posizione. Stoffa che scivola sul pelo sudato.

La pronipote di quelle amazzoni dell’ottocento è stata come un’epifania. Ecco cosa ci hanno insegnato, anni e anni di galoppo obbligato con le gambe da una parte sola. Ci hanno insegnato a essere forti. A diventare talmente capaci da non avere più nemmeno bisogno della sella. Ci hanno insegnato a essere brave, più brave degli uomini. Le donne e la metafora del cavallo: secoli di disparità ci hanno portato a galoppare senza bisogno di nulla. Le regole dettate dei maschi ci hanno insegnato a superare i nostri limiti: se possiamo galoppare storte lo possiamo fare in qualsiasi altro modo, anche senza sella. Così come possiamo diventare manager nonostante i figli da crescere.

Laure e il suo cavallo mi hanno riconciliato con tutti i percorsi di intrapresi dalle donne per raggiungere la parità: non importa da quanta disparità si sia partite, e quanto lunga sia ancora la strada da fare. Prima o poi, saremo così forti da buttare la sella.