Ho deciso di partecipare al game

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Nessuno può fermare il processo di digitalizzazione che stiamo vivendo, ha travolto le nostre vite e ridisegnato la nostra quotidianità. Quando ho iniziato a rendermene conto, le nuove abitudini si erano già sedimentate nei miei gesti: su come lavoro, leggo, mangio, ma soprattutto comunico. Anche il mondo delle imprese non ne è rimasto indenne. Gli imprenditori devono riconsiderare la loro strategia nell’ottica del cambiamento apportato dalle nuove tecnologie digitali per restare competitivi perché improvvisamente ci siamo trovati tutti ad essere parte integrante del gioco.
Si, del gioco o meglio il “The Game”, citando l’omonimo libro di Alessandro Baricco, scrittore che attraverso la sua analisi ha disciolto le ragioni del mio inconscio coraggio di accettare le nuove regole del processo della digitalizzazione che vive la nostra società, un nuovo cambio di paradigma che mi ha permesso di avventurarmi nel mondo dei social.

Inizialmente ero spaventato, qualcosa mi frenava, ovvero la sensazione che tutta questa matassa di campi magnetici che ci mantengono interconnessi potesse allontanarmi dagli aspetti emotivi della vita. La trasformazione digitale si è radicata all’interno della nostra società a tal punto da modificarne le dinamiche.

Non mi sono fatto impaurire da questi rischi, ho cominciato a raccogliere feedback e nuovi stimoli e così ho pensato di coinvolgere anche altre persone che come me fossero promulgatori del cambiamento in tutte le sue sfumature: nell’imprenditoria, con la tecnologia, tra i giovani, nell’arte e nello sport. Un modo per rendere più interessante il partecipare al Game, più divertente il raccontarsi o semplicemente lo scambiarsi impressioni ed esperienze. L’ho voluta chiamare “21 ChangeMakers” persone che siano fonte ed esperienza di cambiamento nel 21° secolo. Si tratta di una rubrica video dove mi confronto con persone appartenenti a mondi diversi che nella loro quotidianità, semplicità e passione abbracciano il cambiamento. Il tutto profondamente in tema con l’evoluzione che vive ogni giorno la nostra società e la costante necessità di riscoprirsi e reinventarsi.

Un filo conduttore che torna spesso all’interno di queste conversazioni è l’importanza della filosofia e della formazione umanistica per le imprese. In un mondo che ha bisogno di risposte dobbiamo invertire la rotta e ricominciare a porci delle domande come i filosofi antichi. Riconosco che il mondo dell’impresa e le discipline umanistiche si siano sempre guardate reciprocamente con sospetto. Ma oggi più che mai essi devono dialogare tra loro per sviluppare dei pensieri più riflessivi ed autocritici che aiutino a ripensare alla società in cui viviamo e alla struttura delle organizzazioni stesse.

Un altro aspetto interessante emerso da queste conversazioni sono le analogie che si creano comparando l’economia ai diversi campi dell’agire umano. Trovare parallelismi con mondi distinti è indispensabile per pensare fuori dagli schemi. Dopotutto le più grandi innovazioni scientifiche e tecnologiche del passato sono spesso il risultato di connessioni tra mondi diversi. Basti pensare ai fratelli Wright che associarono l’equilibrio della bicicletta per ideare una macchina volante o all’illuminare intuizione di Steve Jobs che accostando lo schermo di un computer ad una scrivania inventò uno strumento rivoluzionario: il desktop.

La natura stessa comunica con la matematica, attraverso la sezione aurea è possibile identificare un’enorme varietà di fenomeni naturali. Trovo che le analogie debbano essere alla base del pensiero strategico soprattutto per l’importanza che stanno assumendo i big data. Riuscire a creare un vantaggio competitivo integrando la correlazione di dati sarà strategico per il futuro delle imprese.

Ci tengo sempre a sottolineare come l’innovazione non sia solo tecnologia, IoT o automazione. Un passaggio fondamentale per le imprese e le organizzazioni desiderose di innovarsi è ripensare alla propria identità, ai propri valori aziendali, al modo di fare profitto e alla comunità che le circondano. È necessario creare valore, andando oltre al mero profitto e considerando tutti gli stakeholders.

Impatto sociale e crescita aziendale sono due concetti che possono viaggiare alla stessa velocità perché consentono di cambiare la traiettoria a cui è destinata la nostra società. Sviluppare un pensiero laterale diviene fondamentale. Leonardo Da Vinci, grande innovatore di cui quest’anno si celebrano i 500 anni dalla sua morte, diceva: “Chi guarda fisso verso le stelle non cambia idea”.