Parlare di ciò che si prova sulla pelle quando, come madre, come figlia, come sorella, come amica, come poeta e come cittadina italo venezuelana, vedi che il Paese dove sei nata si sgretola precipitando verso il fallimento più assoluto, è doloroso.
Non si può immaginare il senso di impotenza che i venezuelani hanno vissuto in questi ultimi anni.
Un senso di impotenza che fa soffrire e scatena una solitudine interiore che quasi immobilizza anche nei comportamenti e nelle consuetudini di vita. Sradicando tradizioni popolari e intaccando amicizie e parentele.
I pensionati di lavori più modesti stanno anche peggio. E devono affidarsi ai Clap, i pacchi alimentari di sostegno statale che vengono dati solo a chi presenta la Tessera della Patria rilasciata se si firma l’adesione chavista madurista e che bastano per dieci giorni. In caso di famiglia numerosa al massimo tre giorni. Sono assolutamente vere ed autentiche le foto che mostrano bambini ridotti a scheletri e persone rovistare per strada nella spazzatura.
Se sopravviene una malattia o hai dollari per pagare medici, medicinali, strutture, servizi oppure muori. Quando si trovano i medicinali. Spesso bisogna procurarseli in Colombia e farseli arrivare sovra pagandoli tramite amici di amici di amici. Chi ha bisogno di chemio o dialisi muore.
Questo è ciò che non manca: la capacità di creare “catene umane” per aiutarsi e sostenersi. Perché il venezuelano è così: un cuore fatto di mani.
Quando poi sei dentro i problemi, anche a migliaia di chilometri, per amore della tua Terra e ti adoperi pacificamente per inviare medicine attraverso canali segreti (come tante amiche di ALI Onlus, l’organizzazione più grande e importante che a livello internazionale si occupa di questo da anni), oppure per informare l’opinione pubblica del contesto in cui vivi oppure per sostenere i venezuelani in ciò che sai fare (indumenti, oggetti e beni di prima necessità da far arrivare sempre per vie segrete e tortuose), quando sei dentro la “catena umana” quelle ore di ogni giorno sono un “tic tac” che spiega il “tic tac” dei tweet contro la dittatura.
A me, che da anni scrivo per passione, è toccato di scrivere (con la prefazione di Antonio Ledezma, il Sindaco di Caracas imprigionato e torturato da Maduro, fuggito rocambolescamente ed ora al lavoro con Guaido per la rinascita del Venezuela) un libro di Poesie sugli Escuderos, i giovani che nel 2015 sono insorti contro la dittatura. Decine gli uccisi, decine gli arrestati ed ancora oggi perseguitati e torturati. E decine le notti a parlare segretamente con loro via Whatsapp, ad ascoltare i loro pianti di terrore per le torture, ad incoraggiarli per la vita. Loro, che non hanno mai conosciuto la democrazia, lottano per la vita.
E ad ogni messaggio che mi arriva con richiesta di aiuto, sia vocale o di testo, sia di solo incoraggiamento che di cibo e medicine, mi rendo conto che i venezuelani sono tutti Escuderos.
Mia cugina che coordina l’aiuto che inviamo per dare sostegno agli avvocati del Foro Penale che rappresentano i detenuti dalle accuse infondate e che difendono i minori arrestati ingiustamente: tutti, tutti sono Escuderos. Un mio amico chef che coordina le risorse che inviamo per vie internazionali tortuosissime e che consegna cibo e medicine ai bambini denutriti negli ospedali, ai bambini orfani che vivono per strada: tutti, tutti sono Escuderos.
Escuderos come i bambini che lottano per sopravvivere in quelle situazioni di carenze assolute. Se chiudo gli occhi mi sembra di ascoltare il pianto disperato di una bambina di un orfanotrofio che abbiamo aiutato: aveva i vermi in testa per una ferita non curata per mancanza di medicine. Come il suo pianto, subito dopo la cura, peró di gioia: nel giro di due ore siamo riusciti a ricavare e ad inviarle tutto il sostegno per l’ambulanza, l’ospedale e le medicine. Per noi pochi euro. Lì una vita.
Le mie ex compagne di scuola sono tutte Escuderas che lottano giorno dopo giorno dentro e fuori i confini del Paese. Nel nostro gruppo WhatsApp siamo una terra di pace e di aiuto, un gruppo di sostegno, uno spazio di incontro e di amicizia. Sparse per tutto il mondo diamo sostegno emozionale e pratico a chi ancora vive in Venezuela.
Vivere tutto questo aiuta a comprendere l’entusiasmo di questi giorni di speranza in una svolta democratica che possa incidere su un minimo di diritti e possibilità sociali (e civili) che rendono un uomo Persona. Ed ogni persona un vero Uomo.