“Becoming” è il libro dei record del 2018. La biografia di Michelle Obamaha superato a metà dicembre scorso i 3 milioni di copie negli Stati Uniti e per natale è stato il best seller in Gran Bretagna, con 92mila copie vendute solo in una settimana. E anche l’Italia non è stata immune dal fascino della ex first lady, una ragazza “normale” cresciuta nella periferia di Chicago che ha sempre avuto grandi ambizioni e coraggio.E così i social media si sono riempiti di fotografie con il libro che sta diventando un must e non solo per le donne.
Sui social è rimbalzata anche una frase: Il segno dei tempi è che l’uomo più famoso al mondo è una donna, Michelle Obama. Ma perché tanto interesse per una figura che, in molti altri casi, è stata semplicemente di secondo piano? Innanzitutto non è secondario il ruolo dell’identificazione, come nel caso di Cenerentola o di Julia Roberts in Pretty Woman. Quella di Michelle è’ la storia di una donna comune, che affronta, come ognuna di noi, alti e bassi della vita e della carriera. Certo è anche la storia della prima first lady afro-americana a ricoprire questo ruolo. First lady che ha reso la Casa Bianca più accogliente e inclusiva, affermandosi di fatto come punto di riferimento per donne e ragazze non solo negli Stati Uniti, ma a livello internazionale. La biografia di Michelle è un percorso di riflessione che parte da se stessa, becoming me; dal suo rapporto con Barack e la creazione della sua famiglia, becoming us; fino all’esperienza della Casa Bianca e le sue ambizioni future, becoming more.
Il racconto iniziale dell’infanzia a South Shore di Chicago rende Michelle subito “umana”, reale, normale, anche se ogni parola del libro è studiata e stile e linguaggio hanno una ricercatezza davvero elevata. Eppure il lettore viene catturato nell’addentrarsi nella sua casa, nella sua famiglia, nelle sue abitudini e nella sua cameretta piena di Barbie. Non è un caso che Michelle decide di iniziare il suo racconto partendo dal quartiere di infanzia perché racchiude un tema razziale profondo: è un quartiere originariamente abitato da bianchi ma che diventa una sorta di ghetto a fronte del fatto che è stato abitato a poco a poco da afro-americani. La questione razziale attraversa tutta la vita di Michelle, dall’infanzia alla Casa Bianca. Anche quando Michelle va alle scuole superiori, Whitney Young High School di Chicago, la presenza dei ragazzi bianchi è sotto rappresentata (20%) nonostante la scuola vantasse un programma speciale di inclusione. Sorte contraria invece quando entra a Princeton, lì la presenza di maschi bianchi è predominante così come la loro arroganza in classe, perché abituati a farlo.
Alla questione razziale si aggiunge anche quella di genere partendo da un suo personalissimo punto di vista, Am I good enough? E’ una domanda che Michelle fa a se stessa molteplici volte, da quando inizia a suonare il pianoforte, a quando prova il test di ammissione a Princeton, Università prestigiosa della Ivy League, a quando diventa FLOTUS, First Lady of the United States. La consapevolezza delle sue origini e di essere donna le danno un’energia e ambizione molto profonda che la porta ad alzare l’asticella in ogni momento della sua vita. Ad esempio la coach delle scuole superiore la dissuade a provare il test di ammissione a Princenton senza un motivo fattuale, ma lei ci crede lo stesso e decide di farlo perché preferisce accettare il fallimento ma dopo averci provato. Nella lettera di motivazione racconta la sua storia e la voglia di farcela, l’unico vera storia da raccontare.
Oltre alla sua ambizione, tenacia e coraggio, c’è un altro fattore che Michelle sa cogliere: farsi aiutare da altre persone e stabilire una relazione, anche informale, di mentoring. La sua prima mentor è Czerny, una donna afro-americana e Direttrice del centro studi TWC di Princenton, che ha come obiettivo quello di supportare i giovani di colore, attiva ed impegnata nel promuovere politiche di inclusione per le minoranze. Un’altra sua mentor è Mercedes, senior associate nello studio legale Sidley & Austin, dove Michelle inizia la sua carriera legale. Michelle e Mercedes hanno un compito difficile, quello di inserire nello studio maggiore diversità e non solo ragazzi bianchi. Si rendono velocemente conto che la sfida è impossibile senza cambiare i criteri di accesso includendo anche altre Università dove la presenza di ispanici o afro-americani è maggiore.
Quando arriva alla Casa Bianca, Laura Bush, precedente Flotus, le farà da guida per le innumerevoli stanze della sua nuova casa dandole anche suggerimenti e consigli per la sua nuova vita. Queste storie sono un esempio di come l’alleanza tra donne possa fare la differenza, di come le politiche attive e a volte dirompenti servano per portare diversità e di come avere o essere mentor per gli altri possa aiutare nella vita e carriera.
La carriera di Michelle non è stata facile come non è facile per nessuna donna. La maternità rappresenta per lei un momento complesso e doloroso così come è toccante quando racconta di come cerca di conciliare il ménage familiare con le due figlie, il marito assente perché già impegnato in politica e il lavoro. Le sue riflessioni sul part time sono anche le considerazioni di tante donne che si trovano a vivere, spesso da sole, momenti così complicati. La sua ambizione ma anche consapevolezza di sé emerge quando decide di fare un colloquio di lavoro per l’University of Chicago Hospitals e si presenta dal Presidente dell’ospedale con la figlia Sasha, che allora aveva 3 mesi, in braccio. In questo caso le sue riflessioni tra flessibilità, lavoro e work-life balance non sono quelle che fa ognuna di noi?
L’incontro con Barack avviene in ambito lavorativo perché le è stato assegnato come mentee. Il loro rapporto si fonda sui grandi ideali di entrambi e inizia nel modo più politically correct che possa esistere, quando Obama le chiede “Can I kiss you?”. Michelle attraversa momenti delicati anche con Barack e non nasconde episodi e scelte difficili che le hanno comunque permesso di stare sempre al suo fianco ed aiutarlo nella campagna elettorale fino alla vittoria come Presidente degli Stati Uniti d’America. Avvincenti ed emozionanti sono anche i racconti alla Casa Bianca dipinti con schiettezza che lei ha vissuto anche attraverso gli occhi delle figlie, catapultate in una vita fuori dal comune con il tentativo della mamma di renderla il più normale possibile.
Nella promozione del libro, l’ex First Lady ha dichiarato:
“Spero che questo libro diventi l’occasione per ciascuno di voi di pensare alla vostra storia, perché credo fermamente possa aiutarvi a diventare chiunque aspiriate a essere. La vostra storia è ciò che avete, ed è ciò che avrete per sempre. È qualcosa da custodire”
Michelle ha trovato consapevolezza e identità nel suo percorso di vita diventando, becoming, ciò che avrebbe voluto essere. In questo rappresenta una delle role model più potenti della storia perché è un modello a cui tutti noi vorremmo aspirare: la sua storia rappresenta l’impossibile che diventa possibile. Un sogno che si realizza.
Oggi Michelle è la donna più ammirata d’America, scrive di non volersi candidare in politica ma il suo impegno civile e la carica ispirazionale valgono probabilmente molto di più e sono da esempio per molte donne. Donne comuni come noi e anche donne che proprio in questi giorni hanno giurato al nuovo congresso americano.
Le sue parole danno coraggio a vedere la bellezza nelle storie di tutti noi. E fanno riflettere su cosa vogliamo diventare: anche semplicemente noi stesse/i.
Titolo: Becoming
Autrice: Michelle Obama
Casa editrice: Garzanti
Anna di uscita: 2018
Prezzo: 25€