Parlare in pubblico è una sfida che, se superata positivamente, può rivelarsi davvero utile per consentirci di assumere un ruolo proattivo nel nostro percorso professionale e in altre aree della nostra vita; al contrario, si può rivelare particolarmente impegnativa e frustrante se non si hanno gli strumenti giusti, con gravi danni anche a livello fisico (stato di ansia crescente, problemi di salivazione, accellerazioni cardiache tra gli altri).
Fortunatamente abbiamo però alcuni alleati su cui poter contare per una valida performance. Il primo, il più evidente, è il nostro corpo. Occorre avere cura e consapevolezza del proprio corpo, allenarci a conoscerlo nelle sue possibilità e sfumature, allenarci per essere completamente presenti a noi stessi, sentire cioè che il corpo non è lì per caso, che abbiamo un “corpo-strumento” e possiamo imparare a ”gestirlo”.
A partire dal respiro. Il respiro diaframmatico per evitare apnee e iperventilazione e per centrarci meglio nel “qui ed ora”, con la giusta concentrazione e senza inutile dispersione di energia. Imparare a respirare, quindi, è fondamentale ed è il punto di partenza per ottenere successo nella nostra performance.
Non basta, però. Occorre “portare” il nostro corpo in una posizione nello spazio che sia, anche questa, di “consapevolezza”. Sapere dove si è, sapere che la nostra posizione condizionerà l’efficacia del nostro speech. E’ necessario trovare una posizione che ci ponga di fronte alle persone con cui vogliamo parlare. In maniera semplice, diretta.
Se il nostro discorso è accompagnato da slide, ad esempio, o se proiettiamo un video, non dobbiamo stare lì a fissare lo schermo mostrando la nostra schiena al pubblico. Questo ci indebolisce. Solo alcuni grandi attori sono riusciti a comunicare efficacemente in questo modo, ma dovrei risalire per esempio a Eleonora Duse, che pare introdusse in scena la posizione “di spalle sul palcoscenico” per prima, e al grande Eduardo de Filippo, che spesso recitava mostrando la schiena senza perdere una briciola del proprio carisma.
Altrettanto importante è sapere dove stare nello spazio. Generalmente la posizione centrale ci dà più forza. Per andare sul sicuro, se ci muoviamo intorno alla zona centrale, agiremo in un modo piuttosto efficace. Evitiamo gli angoli o i luoghi dove è possibile creare distrazione (nostra e dell’audience). E’ da evitarem ad esempio. di posizionarsi davanti a una finestra.
Occorre, inoltre, saper utilizzare alcuni gesti ritenuti comunemente efficaci nel public speaking. Per semplificare, possiamo fare una scelta tra i cosidetti gesti di dono, ovvero gesti di apertura verso gli altri, e i cosidetti gesti di show, ovvero gesti che mostrano agli interlocutori cosa proviamo e che rafforzano il nostro messaggio.
Infine, è fondamentale anche prestare attenzione alla nostra audience, che è una parte essenziale della relazione comunicativa, poiché nella comunicazione interagiscono due elementi, “attore” (soggetto che compie l’azione) e pubblico (soggetto che riceve e che, a sua volta, restituisce). Non vi è separazione, e anche questo sembra ovvio ma non lo è. Così, nel preparare una performance di fronte a un pubblico, è estremamente importante arrivare preparati anche sul tipo di interlocutori che andremo ad incontrare: essi ci ascolteranno, ci sosterranno o, al contrario, potranno essere spiazzati, a volte persino turbati dal nostro messaggio ed è bene cercare di avere questo tipo di informazioni anche per stabilire un rapporto che sia il più empatico possibile, per mettersi cioè nei panni di chi ci ascolta, immaginarne le aspettative, le richieste, il livello di competenza rispetto agli argomenti che andremo a proporre.
Prendiamo degli esempi pratici, due speech a confronto: Barbara Cominelli, direttore marketing & operations di Microsoft Italia, e da Federica Maddalena, maggiore dell’Aeronautica Militare e pilota di Eurofighter, in occasione di DONNE DI FUTURO – Generazioni a confronto sul lavoro di domani, l’evento organizzato da Alley Oop e nato dalla pubblicazione dell’ebook omonimo.
Barbara Cominelli è una manager di successo, e mamma. Direttore marketing & operations di Microsoft Italia si è laureata in Business Administration presso l’Università Bocconi di Milano e ha maturato una solida esperienza internazionale guidando team multiculturali in diversi settori (dalla Consulenza Strategica in A.T. Kearney al Venture Capital in ambito High Tech fino alla guida delle strategie, marketing e pianificazione in Tenaris; è stata anche Direttore Commerciale Operations & Digital di Vodafone Italia). Durante il suo intervento si nota che, a livello di posizione nello spazio, le viene spontaneo inizialmente conquistarsi il centro e notiamo che è sempre in totale apertura del corpo.
In questo suo speech abbiamo un chiaro esempio dei gesti di dono cui facevo riferimento sopra: Barbara “si dà” al suo pubblico, mostra il torace, i palmi sono aperti, è come se dicesse “sono con voi, non vi nascondo nulla, vi porto tutta me stessa, adesso, qui”. Questo le permette di creare subito connessione e fiducia con gli interlocutori.
Ad essi si rivolge con un tono informale, raccontando di sé ma completando l’intervento con una serie di dati oggettivi che trasmette con grande senso del ritmo e un uso ben dosato delle pause, creando un’ attenzione viva e sempre rinnovata.
Nel corso del suo discorso riconquista il centro con movimenti molto armonici e introduce anche i gesti tecnicamente definiti “di show”, ovvero compie movimenti del braccio che partono all’altezza del plesso solare e vanno verso l’esterno. E’ anche questa una scelta che risulta assolutamente naturale e fluida poiché sta parlando di sé e quindi i suoi gesti mostrano appunto questo suo narrarsi, questa sua interiorità che viene fuori. Tutta la sua performance si sviluppa su questo equilibrio centro-lato e sempre con attenzione al contatto, sia visivo che attraverso posizioni aperte.
Federica Maddalena imposta il suo intervento in un modo diverso. Federica è pilota di Eurofighter e da poco è stata nominata maggiore dell’Aeronautica Militare. Sembra meno abituata di Baraba Cominelli ai riflettori e al contatto con una platea. La sua, infatti è una professione che la immerge, in solitario, nella silenziosa vastità del cielo.
Riservata, emozionata, composta, tiene a lungo le mani dietro la schiena (e questo, comunque, è sempre un gesto da considerarsi di apertura : mostrare il petto rivela fiducia e assenza di paure).
La cartelina che a un certo punto tiene tra le mani la aiuta a gestire i movimenti, ma è più un supporto psicologico poiché, come già per Barbara Cominelli, anche in questo caso il ritmo della sua voce, i gesti di show che enfatizzano la forza del suo messaggio e il sorriso aperto sono strumenti validi per dissolvere e umanizzare qualsiasi eventuale disagio.
Differenti, quindi, i due modi di porsi, ma ugualmente funzionali a una buona connessione e comunicazione. Osservando questi due esempi una cosa però emerge subito: entrambe le protagoniste degli speech sono riuscite a raccontare la propria passione, ciò che le anima, ciò che le motiva. Ed automaticamente e la gestione del palco è diventata “piena”.
Quando abitiamo davvero la nostra professione, il nostro ruolo, il nostro messaggio e ne facciamo esperienza scelta, non lo subiamo; quando quello che siamo e quello che vorremmo essere e trasmettere coincidono (o per lo meno, quando è del tutto evidente che ci stiamo lavorando affinché, prima o poi, coincidano!) automaticamente sorgono sicurezza, chiarezza e presenza. Tutto si scioglie in un flusso armonico, non ci sono più regole da dover imparare, esercizi da fare, siamo noi, lì, presenti, efficaci, unici, protagonisti assoluti, magari non perfetti ma significanti e vivi. L’ingrediente segreto si chiama adesione, e nessun corso di Body Language o Public Speaking ce la potrà mai insegnare.