– Prof, la volevo fare io la tesi su overeducation, ma ho visto che l’ha già assegnata …
– Eh, sì.
– Avevo trovato questo articolo (Lavoro, un laureato su tre è troppo istruito per il mestiere che fa), proprio interessante … ci sono così pochi laureati e così tanti overeducated … Se il mercato non assorbe altri laureati, a cosa serve la nostra fatica? La volevo fare io questa tesi …
– Può sviluppare l’approccio di genere, evidenziando la relazione tra overeducation e il differenziale di retribuzione tra laureati e laureate.
– Perché, c’è un nesso?
– Sicuro (Overeducation and the gender pay gap in Italy), la condizione di overeducation, cioè l’abbinamento a posti di lavoro nei quali il possesso di un titolo di studio specifico non è un requisito necessario per l’assunzione, contribuisce in modo determinante alla spiegazione del differenziale retributivo di genere.
I dati mostrano, come prevedibile, che gli overeducated ricevono in media un salario minore di quello degli individui che possiedono il loro stesso titolo di studio, ma che sono propriamente abbinati ad una posizione lavorativa che lo richiede. Questa penalità è maggiore per la componente femminile rispetto a quella maschile.
D’altro canto, però, le retribuzioni degli overeducated risultano maggiori di quelle degli individui con titolo di studio inferiore. Ad esempio, mediamente, un laureato abbinato ad una posizione in cui la laurea non è richiesta guadagna comunque più di un diplomato che svolge la sua stessa professione.
Ma l’aspetto più interessante che emerge dall’analisi dei dati è che il differenziale retributivo tra laureati e laureate non contiene alcuna componente riconducibile alla discriminazione di genere. Tutto il gap deriva dalle differenti caratteristiche produttive dei due gruppi, e non rimane alcun residuo non spiegato.
Quest’ultimo risultato non emerge immediatamente osservando i dati grezzi, perché sia il differenziale di genere sia la sua componente non spiegata sono maggiori tra gli overeducated rispetto agli individui che risultano propriamente abbinati alle posizioni lavorative coerenti col loro titolo di studio. Ma tenendo debito conto degli effetti di selezione, cioè delle differenti caratteristiche dei due gruppi che influenzano la retribuzione pur non essendo direttamente osservabili nei dati, come l’intelligenza, l’affidabilità, la motivazione, e così via, si riscontra che la componente discriminatoria della retribuzione scompare tra gli overeducated, mentre rimane consistente tra gli individui propriamente abbinati.
– Ma cosa! Se i laureati fanno un lavoro da laureati le donne sono discriminate e se invece sono overeducated non sono discriminate?
– Sì, proprio così. Se i laureati fanno un lavoro per cui la laurea non è un requisito necessario guadagnano poco, ma il loro titolo di studio non è del tutto inutile dal punto di vista retributivo … serve come segnale di produttività, e fa aumentare la loro retribuzione rispetto a quella degli individui che sono abbinati alle stesse posizioni lavorative, ma sono senza laurea.
Il titolo di studio degli overeducated (pur non essendo richiesto per il lavoro da svolgere) funziona come garanzia, come etichetta, come certificazione delle caratteristiche produttive non osservabili, e riduce la discriminazione che deriva dal pregiudizio, dallo stereotipo, dalla scarsità di informazioni sulla reale produttività degli agenti.
– Noo, Prof, grazie, ma non mi convince … io volevo dire che non è giusto che ci siano così tanti overeducated in Italia, con quel che costa prendere una laurea … così è troppo complicato …
Sob.